La posizione della Gran Bretagna
e l'assetto europeo

24/01/2013

Il 23 gennaio il primo ministro britannico David Cameron terrà un discorso a Londra sui rapporti futuri tra Inghilterra e Unione Europea. Indiscrezioni trapelate suggeriscono che il Regno Unito intenda rinegoziare il proprio ruolo. In passato Londra ha già ottenuto esenzioni da alcune politiche dell'UE, ma ora sta cercando un maggiore distacco  generale.  

Londra ritiene che l’Inghilterra abbia ceduto troppa parte di sovranità nazionale a istituzioni europee sovranazionali. Il Regno Unito è un contributore netto dell'Unione Europea, perciò  Londra  ritiene che i costi siano superiori ai benefici. La politica agricola comune, che sovvenziona settori agricoli in Europa, è pagata anche dall’Inghilterra ma non le porta alcun beneficio, mentre la politica comunitaria della pesca ha costretto l’Inghilterra a condividere le proprie acque con altri Stati membri dell'UE.

L’Inghilterra però vuole rimanere nel mercato unico. Circa la metà delle sue esportazioni ed esportazione sono con l'Unione Europea. Gli Stati Uniti sono il principale partner commerciale, ma subito dopo vengono la Germania, i Paesi Bassi, la Francia e l’Irlanda.  

Nonostante l’alleanza con gli Stati Uniti, l’Inghilterra rimane una potenza europea, e non può permettersi di venire esclusa o di autoescludersi dagli affari europei. Nel corso della storia la principale preoccupazione di Londra è sempre stata l'insorgere di una potenza europea che potesse divenire un pericolo  politico, economico o militare. Per Londra poter influire sul mantenimento degli equilibri sul Continente  rimane un imperativo strategico.

La volontà inglese di rinegoziare il proprio ruolo è un pericolo per l’UE. Questa è la prima volta che un paese tenta di dissociarsi dal blocco europeo rinegoziando tutte le condizioni e chiedendo di riappropriarsi di parti di sovranità già ceduta. È una sfida radicale all’idea franco-tedesca dell'Unione Europea, e rende assai difficile un compromesso tra Francia, Germania e Regno Unito.

È da notare che  Cameron presenta le sue richieste all’UE  non tanto a partire dalla rivendicazione della  sovranità nazionale, ma in termini di benessere sociale. In tal modo implica responsabilità europee nell’attuale crisi. Cameron sostiene che l'Unione Europea attualmente danneggi i  cittadini più  che aiutarli. Nel discorso Cameron sostiene che c’è "crescente frustrazione tra la gente, che vede l’Unione Europea come qualche cosa che i cittadini  subiscono, piuttosto che un ‘istituzione che agisce in loro favore”, e che i problemi economici sono "accentuati da quelle stesse politiche che dovrebbero risolverli. "

Il discorso di Cameron continua dicendo che "le persone sono sempre più insoddisfatte di decisioni che vengono prese oltre mare e però influenzano la loro vita attraverso l’austerità forzata e l’aumento di tasse che vengono poi utilizzate per salvare governi dall'altra parte del continente." Questa retorica potrebbe essere utilizzata da altri paesi in Europa, dove i contribuenti lamentano il fatto che il proprio denaro venga utilizzato per salvare governi inefficienti di paesi lontani. Per altro molti cittadini  greci, spagnoli e portoghesi sarebbero d’accordo con l'idea che l'austerità sta peggiorando la qualità della loro vita. La retorica utilizzata da Cameron suggerisce che l’Inghilterra voglia diventare leader di una corrente che si oppone alla visione tedesca della crisi.

Questa strategia non è priva di rischi per l’Inghilterra. Negli ultimi anni, il potere di veto del paese nell'Unione Europea si è ridotto considerevolmente. Ad ogni riforma dei trattati europei le decisioni unanimi sono state sostituite da una maggioranza qualificata. Anche nei casi in cui è richiesta l'unanimità Berlino e Parigi sono spesso riusciti a bypassare il veto di Londra. Quando Cameron nel 2011 ha rifiutato di firmare il trattato sul ‘fiscal compact’ la Germania e la Francia hanno deciso di procedere ugualmente, anche se solo 25 dei 27 stati membri dell'UE erano d’accordo..

Inoltre  il "meccanismo di cooperazione rafforzata" con cui gli Stati membri dell'UE possono prendere decisioni senza la partecipazione di altri membri  viene sempre più utilizzato per portare avanti i progetti europei. Attualmente questo percorso è utilizzato per adottare la tassa sulle transazioni finanziarie dell'UE. Londra dunque non ha più il potere concreto di bloccare le decisioni, al massimo può ottenere l’esenzione per sé.

La crisi ha costretto l'Unione Europea a dare priorità ai 17 membri della zona euro, creando a tutti gli effetti un’ Europa a due corsie. Londra potrebbe teoricamente prendere la leadership dei paesi che non appartengono all’Eurozona. Ma i maggiori fra questi, ad esempio la Polonia e la Romania, vogliono più sussidi e più spesa dall’EU mentre Londra vuole tagliare le spese e i sussidi. Londra rischia perciò l’isolamento dall’UE se non  riesce  a provocare un ripensamento generale del ruolo dell’UE anche fra i  membri dell’eurozona.  

L’isolamento politico nel continente sarebbe pericolosa per Londra. Più l'Unione Europea si concentra sull’ eurozona, minore è l’influenza del Regno Unito in Europa. L’eurozona attualmente si estende dalla Finlandia al Portogallo, creando proprio quell’unità continentale temuta da Londra. Fino a quando Londra rimane il principale alleato militare e un importante partner economico degli Stati Uniti, unica superpotenza mondiale, l'Europa non può permettersi di ignorare  le sue  richieste. Perciò Cameron ha deciso di giocare le sue carte ora. Il risultato, qualunque esso sia, rimodellerà i rapporti fra i paesi europei.

 

 

 

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