La situazione in Europa
uno sguardo dall'alto

14/12/2010

George Friedman ha appena pubblicato per Strategic Forecast una serie di saggi sul suo recente viaggio attraverso l’Est Europeo e la Turchia. 

Nato a Budapest da padre di Uzhgorod (oggi Ucraina) e madre di Bratislava (oggi Slovacchia), ebreo, Friedman ha un’acuta comprensione della realtà europea del secolo scorso, anche se vive in Texas, è diventato americano ed ha lavorato per decenni come analista politico per il governo americano.

Friedman è convinto che l’Unione Europea e la NATO siano oggi prive (entrambe) di una base di comuni interessi e di comuni punti di vista, e che nessuna delle due organizzazioni reggerà nel tempo. Si stupisce che gli Europei siano così poco consapevoli di questa situazione e di questi pericoli. Friedman immagina per l’Europa una possibile evoluzione, che si rifà alla visione di Józef Pi?sudski, eroe nazionale polacco: la ‘naturale’ alleanza su base geopolitica di Polonia, Romania, Ucraina, Turchia, paesi che costituiscono il ponte terrestre fra il Mar Baltico, il Mar Nero e il Mar Mediterraneo. Questa alleanza può tener testa alle tendenze espansionistiche della Russia verso Ovest e della Germania verso Est, creando un terzo polo europeo che si manterrebbe  in equilibrio alleandosi ora con i Russi, ora con i Tedeschi, secondo le necessità del momento.

Abbiamo già pubblicato una traduzione riassuntiva delle opinioni di Friedman su Romania, Polonia e Ucraina.

Ora riassumiamo i motivi per cui egli ritiene che l’UE e la NATO non reggeranno così come sono, ma dovranno subire profonde trasformazioni. Buona lettura!

<< L’Unione Europea è un’invenzione piuttosto recente nella storia europea. Nonostante ciò molti analisti credono che l’Unione Europea sia un’istituzione stabile e duratura, capace di creare prosperità e democrazia, di mettere fine alla corruzione, di promuovere i diritti umani e di eliminare la minaccia russa. È impossibile avere una discussione razionale sull’UE in Europa: il contrasto fra la storia millenaria dell’Europa e l’estrema fiducia in un’istituzione così giovane continua a sorprendermi. La sensibilità storica dovrebbe far riflettere sul fatto che un’istituzione così giovane non può essere così perfetta, ma la gente è sinceramente convinta che l’UE funzioni e continuerà a funzionare.[…]

Dopo la crisi del 2008 la Germania ha preso coscienza del fatto che l’Unione Europea per sopravvivere dovrà fare grandi cambiamenti. [...] Qualsiasi assetto assuma l’Europa in futuro, la Germania vi avrà comunque un ruolo di prim’ordine.

Ho avuto modo di constatare che paesi come Romania e Polonia non sono preoccupati da questo cambiamento, […] mentre in Moldavia e Ucraina sono molti quelli che vorrebbero accelerare la procedura d’ammissione. Secondo me però la crisi greca e irlandese porteranno necessariamente a un rallentamento del processo di allargamento. […]   Anche dopo la crisi irlandese nessuno all’Est  si è chiesto […] se sia ancora desiderabile entrare nell’UE, se le nuove regole porteranno  miglioramenti, né se i paesi membri continueranno a rimanere insieme nell’Unione indipendentemente da ciò che accadrà. Perché?

Vi sono almeno due ragioni.

1)    La nascita dell’attuale Europa è coincisa con il crollo dell’URSS. [..]Per i paesi dell’Est l’UE e la NATO apparivano come una via di fuga dall’inferno sovietico. Nessuno di questi paesi però è consapevole di che cosa potrebbe accadere se l’UE venisse meno. Affrontare una discussione simile significherebbe affrontare il tema dell’identità nazionale. Per questo tutti preferiscono pensare che si tratti di una crisi temporanea piuttosto che strutturale. […]

 

2)    Tutti i paesi dell’Est hanno vissuto l’incubo della Seconda Guerra Mondiale, e ricordano ancora la catastrofe originata dalla Germania di Hitler. Ora la Germania è di nuovo la potenza dominante dell’Europa, ma i paesi dell’Est hanno cercato di convincersi che l’attuale Germania è profondamente diversa da quella del 1945, e che Berlino non rappresenta una minaccia bensì una soluzione dei problemi europei.

[…] La Germania è un paese democratico, e gli elettori tedeschi non sono così contenti di regalar denaro al resto d’Europa. Per ora l’elite tedesca è riuscita a tenere la situazione sotto controllo, ma se le cose si mettessero peggio alle prossime elezioni, molto potrebbe cambiare. Non occorre che la Germania diventi un mostro per rifiutarsi di salvare l’Europa senza aver prima ottenuto maggiori concessioni economiche e politiche. La tensione fra le elite e la società civile sta crescendo: se i Tedeschi perderanno fiducia nell’Unione, le cose potrebbero cambiare radicalmente. […] Ma i paesi dell’Est sono certi che questo non accadrà. […]

L’incognita russa.

Ormai è noto che la Russia ha ripreso il filo della sua storia. Putin è un leader forte, mentre gli Ucraini e i Moldavi sono divisi al loro interno: alcuni sono favorevoli ai Russi, altri vi si oppongono strenuamente. I Turchi, che si sono scontrati più volte con i Russi, hanno bisogno dell’energia russa, ma stanno cercando alternative per avere maggior spazio di manovra. I Romeni sperano di cavarsela con qualche manifestazione di indipendenza ogni tanto, mentre i Polacchi ultimamente hanno migliorato i loro rapporti con i Russi. […]

Nessuno sembra preoccuparsi della Russia. L’economia russa è senz’altro debole, ma lo era anche ai tempi di Napoleone e in tutto il periodo in cui ha dominato l’Europa dell’Est. L’esercito e i servizi segreti russi funzionano molto meglio dell’economia. Grazie al suo apparato di sicurezza la Russia è sempre riuscita a reprimere il dissenso obbligando la popolazione ad accettare bassi standard di vita per deviare le risorse all’apparato militare. Non è possibile fare un parallelo fra la forza militare e quella economica. Molti sostengono che Mosca entrerà in crisi per motivi demografici, ma mi pare un po’ azzardato. La Russia è sempre capace di sorprenderti quando meno te lo aspetti. Gli ex membri del patto di Varsavia lo sanno bene, e per questo si sono avvicinati alla NATO.

La NATO invece è moribonda: non ha una forza militare efficace, ha una struttura decisionale lenta e farraginosa, e non ha una base comune. Inoltre ora la Germania sta cercando di convincere i Russi ad avvicinarsi alla NATO, con grande preoccupazione degli USA e dei paesi dell’Est. La NATO non è più un’alleanza per la difesa di nessuno. L’Alleanza Atlantica dovrebbe aiutare la Polonia e i paesi baltici nel caso di invasione russa –eventualità impossibile al momento. Quindi se i Russi non attaccano, non c’è ragione di avere la NATO. […] Ovviamente bisogna prendere la decisione se mantenere o sciogliere la NATO, ma è molto più facile far finta di niente e continuare a pensare che la NATO sia ancora capace di proteggere i paesi membri. […]

Il problema è sempre la Germania: ora si sta riavvicinando ai Russi e non vuole che la NATO pensi a loro come a una minaccia. E siccome nei paesi che ho visitato nessuno ha intenzione di opporsi ai Tedeschi, la questione della Russia non viene proprio affrontata.

Gli americani sono invisibili.

Tutte le persone con cui ho parlato non mi hanno mai parlato degli Stati Uniti. Gli USA sono totalmente assenti in questi paesi, a eccezione della Turchia. All’inizio mi è sembrato strano che i paesi dell’Est non tenessero conto degli Stati Uniti, ma alla fine ho capito […]

L’Unione Europea per gli Europei dell’Est ha il ruolo più importante, la NATO viene per seconda e poi ci sono i Russi. […] Ma degli USA non c’è traccia. Il declino dell’influenza americana […] è dovuto alle due lunghe guerre nel mondo islamico: negli ultimi anni gli Americani si sono limitati a chiedere truppe per l’Afghanistan e a promuovere politiche economiche cui i Tedeschi si oppongono.

Gli Stati Uniti hanno combattuto due sanguinose guerre in Europa […] per evitare che una delle potenze continentali stabilisse il dominio sull’Europa. Washington temeva che le risorse russe e la tecnologia franco-tedesca avrebbero minacciato la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.  Gli Americani intervennero nella Prima Guerra Mondiale, invasero l’Europa settentrionale nel 1944 e fecero la guardia in Germania per 45 anni per evitare qualche cosa che non potrebbero permettere neppure in futuro […]

L’attuale strategia di Washington per l’Europa – sempre che ve ne sia una – è molto nebulosa. Qualsiasi strategia americana dovrebbe basarsi su due pilastri:

1)    impedire un’intesa russo-tedesca;

2)    creare un’alleanza che va dalla Finlandia alla Turchia per creare una zona di separazione netta fra Russia e Germania (l’Intermarium).

Washington è convinta che dopo il crollo dell’URSS gli obiettivi strategici americani siano cambiati, ma si tratta di un’illusione. […] Washington attualmente è impegnata nel mondo arabo, ma non significa che l’Europa sia passata in secondo piano.

La dinamica europea è cambiata negli ultimi anni, ma alla fine i nodi nevralgici sono rimasti immutati […] Quelli che celebrano la NATO e l’UE ne ignorano i difetti.

Io ho il sospetto che prima o poi l’Intermarium diventerà una realtà. […] Forse mi sbaglio, ma sono certo di una cosa: gli Stati Uniti sono una potenza mondiale, e l’Europa è una regione nevralgica per gli interessi americani. […]

I paesi dell’Est Europa e gli Americani al momento stanno affrontando una crisi d’identità. I Turchi invece dopo la fine della guerra fredda hanno ripreso a espandersi e stanno cercando un ruolo nel mondo.  Nonostante sia aumentato il numero di coloro che parlano di‘declino americano’, gli USA non sono ancora finiti – hanno tuttora la quarta economia del mondo e controllano tutti gli Oceani. È indubbio che gli Stati Uniti non sappiano come gestire l’enorme potere di cui dispongono, e di presidente in presidente la situazione si fa sempre più confusa.

Gli Americani […] vorrebbero mantenere l’equilibrio internazionale con pochi sforzi e senza intervenire direttamente in Europa. Io ricordo ancora le pene che gli USA dovettero patire per la loro indifferenza fino al 1941: allora preferirono nascondersi dietro la scusa della Grande Depressione. Oggi si parla di Grande Recessione. Non dimentichiamoci che dopo la Depressione avemmo anche la guerra. >>

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