Quale Europa?

26/03/2017

La storia non torna indietro: l’idea che i nazionalismi europei possano dar origine a guerre come quelle del secolo scorso è priva di senso. Le due guerre mondiali tali furono perché l’Europa dominava il mondo con i suoi imperi. Erano gli imperi a rivaleggiare fra loro dietro il paravento ideologico del nazionalismo. Ma non si trattava più del nazionalismo che aveva animato i movimenti di indipendenza nazionale, ispirato al principio dell’autodeterminazione dei popoli e portatore dei diritti di cittadinanza, ma di un’ideologia stravolta a scopi di conquista. Il nazionalismo imperialista europeo del XX secolo sta all’idea di autodeterminazione nazionale come l’islamismo dell‘ISIS o di al Qaeda stanno all’islam.

Entrambe le guerre mondiali ebbero come causa scatenante la volontà degli imperi germanici (cioè inclusivi di Germania e Austria) di conquistare l’egemonia sul Medio Oriente strappando a Inglesi, Francesi e Russi le regioni del petrolio, e porre basi militari e commerciali direttamente sull’Oceano Indiano. Il risultato delle due guerre mondiali fu la distruzione della potenza di tutti gli imperi europei eccetto quello russo, che ancora imperò in nome di una ideologia universalistica, quella comunista, sotto forma di Unione Sovietica. Iniziò allora il lungo duello globale fra l’Impero Sovietico e l’Occidente guidato dagli USA. 

L’Europa occidentale ebbe allora, non a caso, quasi esattamente la stessa conformazione geografica dell’Impero Romano.

L’Europa non ebbe mai stabilmente configurazioni politiche che unificassero il continente da est a ovest: ci provarono i Carolingi, ci provò Napoleone, ci provò Hitler, inutilmente. La geografia d’Europa è tale che non permette di controllare e di governare insieme, utilizzando le stesse regole, gli interessi dei popoli delle grandi pianure del nord e quelli delle regioni collinose che si affacciano al Mediterraneo. A meno che questi popoli non si sentano un unico popolo, con un destino comune e una necessità di difesa comune. Ma sappiamo che non è così: noi Europei parliamo lingue diverse, abbiamo storie diverse perché le nostre necessità di collaborazione per la difesa del territorio e delle risorse sono diverse e ci hanno forgiati diversamente attraverso i millenni. Dipende dalla geografia d’Europa, non da capricci ideologici. Ma sappiamo anche di essere tutti Europei, sappiamo cioè che le nostre culture hanno in comune le antiche, forti influenze del diritto romano e della religione ebraico-cristiana, anche se non abbiamo voluto dichiararlo.

Questo è il primo elemento di debolezza dell’Unione Europea, così come l’abbiamo creata negli anni ’90: non abbiamo saputo né voluto dare un’identità a questa Unione per statuto, nel timore di non essere abbastanza ecumenici, di venir meno agli impegni con la Turchia e di innervosire i musulmani (che sono comunque innervositi dall’esigenza di adattarsi alla modernità e tendono a darne la colpa a noi).  

Poiché non siamo riusciti a darci un’identità, non possiamo neppure darci una politica estera comune e coerente. La politica interna è rimasta nella mani dei singoli stati, ma per i paesi dell’Eurozona la politica economica è fondamentalmente delegata alle istituzioni europee. E poiché gli interessi dei popoli della grande pianura europea del Nord e quelli dei popoli mediterranei sono diversi, questa delega non funziona, con grande scontentezza di tutti.

Ma dobbiamo affrontare sfide che esigono cooperazione a livello europeo: l’aggressività dell’islamismo va affrontato in modo coordinato e coerente, così come la politica nei confronti dell’immigrazione. La Merkel non verrà probabilmente rieletta, pagherà l’errore macroscopico di aver suscitato le paure dei popoli dei Balcani e dell’est Europa con l’apertura all’immigrazione dal Medio Oriente, che ha risvegliato i ricordi dell’asse Berlino-Bagdad della politica imperialistica tedesca durante le due guerre mondiali. Il suo successore non ripeterà lo stesso errore.

E dobbiamo anche provvedere alla difesa, perché gli USA non lo faranno più per noi. Al prossimo vertice dei ministri degli esteri della NATO gli USA non ci saranno, per la prima volta dal dopoguerra: il segnale è chiaro, l’Europa e il Medio Oriente debbono affrontare in proprio le questioni regionali, perché non hanno più rilievo globale.

Per affrontare le prossime sfide occorre che i paesi europei si diano una configurazione politica capace di coerenza strategica e operativa. Quale? Se la storia e la geopolitica ci sono guida, si dovrà presto ricominciare a costruire un’Europa centrata su Francia e Germania (non c’è altra possibilità) con una configurazione che assomiglierà molto a quella dell’Europa Carolingia, con aggregamento dei paesi circostanti soltanto in base ad accordi fluidi.

L’Italia rimarrà legata strettamente alla Germania e alla Francia, o sarà un paese di periferia, legato soltanto da accordi fluidi e modificabili in base alle circostanze? Dipenderà dalla disponibilità della Germania ad accomodare largamente i nostri interessi, o a dar precedenza all’accomodamento dei paesi sul suo confine orientale.

Noi intanto che possiamo fare? In tempi come questi si sente la mancanza di uno stratega del livello di Cavour...

Se la storia e la geopolitica ci sono guida, si dovrà presto ricominciare a costruire un’Europa centrata su Francia e Germania (non c’è altra possibilità) con una configurazione che assomiglierà molto a quella dell’Europa Carolingia, con aggregamento dei paesi circostanti soltanto in base ad accordi fluidi.

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