L'UE e la primavera araba
dalla munificenza alla geo-strategia

21/10/2011

È il titolo di un saggio (PDF allegato in calce) di Richard Youngs pubblicato nel numero 100 di FRIDE, a ottobre 2011.

I recenti cambiamenti politici in Medio Oriente e nel Nord Africa rappresentano certo una buona notizia per l’Europa. Il vecchio continente ha promosso molte iniziative politiche volte a sostenere le riforme, ma ora è evidente la necessità di azioni guidate da un approccio più strategico. Nel far questo, però, l’UE deve tener sempre presente che il mondo arabo ha una diversa percezione dei reciproci rapporti: gli arabi non vogliono da noi lezioni per la transizione, che ritengono ben intenzionate ma marginali, vista la mancanza di legittimità di cui l’Europa soffre nella regione. Pertanto la risposta europea deve essere più geo-strategica. Inutile è continuare a dispensare generici aiuti non legati al raggiungimento di scopi geostrategici precisi.  

Dobbiamo raggiungere una visione chiara di quale assetto vogliamo abbia la regione fra dieci o vent’anni, quali problemi sono prioritari, e capire come l’Europa può collaborare con i nuovi regimi su questioni globali. Per far questo è necessario invertire l’attuale modus operandi e lavorare con una visione di medio periodo. Innanzitutto l’Europa dovrebbe stabilire se vuole davvero una più profonda integrazione con la regione in tutti i campi, o se vuole agire in favore delle riforme, ma mantenendo un maggior distacco. Occorre inoltre valutare le conseguenze del rischio che la primavera araba acceleri il rafforzarsi di potenze non occidentali, prima fra tutte la Turchia. In secondo luogo sarebbe tempo di guardare oltre l’Islam e il dibattito tra chi vuole integrarlo e chi vuole contenerlo, poiché in realtà gli interessi europei dipendono più dai processi istituzionali e dalle strategie economiche dei nuovi regimi.  

La chiave per promuovere gli interessi economici del continente europeo è sostenere una migliore governance economica, con ruoli ben bilanciati tra stato e mercato, libera dalle dinamiche clientelari che hanno distorto entrambi i settori. Inoltre, in una prospettiva di lungo periodo, è imprescindibile pensare alla questione della sicurezza nella regione in modo globale e quindi superare la frammentazione attuale ed elaborare finalmente una politica integrata per Mediterraneo, Golfo, Yemen, Iran e Iraq. Infine, l’Europa dovrebbe considerare come rendere gli stati del Nord Africa “clienti” politici in seno alle organizzazioni internazionali. In sintesi, si tratta di metter in piedi una dottrina strategica che promuova gli interessi europei con una forma di realismo liberale, capace di combinare umanitarismo e attenzione agli interessi strategici.

A cura di Valentina Viglione

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