L’Australia possiede importanti giacimenti di gas naturale, ma la conformazione geologica del territorio e la posizione periferica del paese ne rendono costosi l’estrazione e il trasporto. Tuttavia il paese ha investito molto nella tecnologia per l’estrazione e la liquefazione del gas, e oggi il volume delle esportazioni di gas naturale liquefatto dell’Australia è paragonabile a quello del Qatar. Ora però molti altri paesi, inclusi gli USA e il Canada, possono estrarre grandi quantità di gas dalle rocce, grazie allo sviluppo di nuove tecnologie, e presto potranno esportarlo sotto forma di gas naturale liquefatto, dopo aver realizzato gli impianti necessari. A quel punto il gas liquefatto australiano subirà una pesante concorrenza sui mercati globali.
L’Australia possiede riserve stimate per 23 trilioni di metri cubi di gas tecnicamente recuperabile, metà dei quali da scisti. Oggi sono operativi soltanto i giacimenti tradizionali. In Australia sono in funzione tre impianti per la liquefazione del gas e altri sette sono in costruzione – si prevede che saranno completati nel 2017. Il volume delle esportazioni dell’Australia dovrebbe passare dagli attuali 30 miliardi di metri cubi a 120 miliardi di metri cubi. Sono stati proposti anche altri progetti, ma i capitali internazionali necessari per il loro finanziamento non sono arrivati, perché il mercato pensa che l’investimento non sarà redditizio. I progetti dovranno essere abbandonati, o rimandati a data da destinarsi.
I costi per lo sfruttamento delle risorse naturali in Australia sono molto alti
sia per il costo della manodopera, che è scarsa, fortemente sindacalizzata, molto cara; sia perché le regioni di estrazione sono semi-deserte, dunque occorre costruire tutte le infrastrutture per arrivarci e per farci vivere i lavoratori e le loro famiglie, sia perché la regolamentazione per la difesa dell’ambiente naturale è molto più rigorosa che in altre regioni del mondo.Si stima che la metà del gas di scisti presente in Australia si trovi nel Bacino di Canning, nell’Australia Occidentale, dove però non esistono infrastrutture e scarseggia anche l’acqua necessaria per la fratturazione idraulica: lo sviluppo del giacimento a fini commerciali sarà difficile e costoso, perciò non è stato avviato. Una prima produzione di gas di scisto arriverà dal Bacino di Cooper, dal quale si estraggono già idrocarburi tradizionali. Qui però la pressione del giacimento è troppo alta e richiede l’utilizzo di proppanti più resistenti e più cari, il che farà lievitare ulteriormente i costi.
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