Nel 2009 l’Islanda chiese di entrare nell’Unione Europea, nel 2010 si condussero le trattative d’ingresso. Allora l’Islanda era in pieno tracollo finanziario e le sue banche stavano fallendo. L’opinione pubblica era allora favorevole ad adottare l’Euro per ricostruire il proprio settore finanziario ancorandolo ad una valuta stabile e forte.
Reykjavik ha già forti legami economici e culturali con l’Europa continentale, specialmente con i paesi nordici, dato che fu in passato soggetta alla monarchia norvegese e a quella danese. Fa già parte del mercato unico europeo e dell’area Shengen. Il 78 % delle sue esportazioni sono verso l’Europa. Avendo una popolazione piccolissima (318.000 abitanti) non ha esercito ed è sotto l’ombrello difensivo NATO.
Ma l’ingresso nell’Unione Europea richiederebbe all’Islanda alcuni sacrifici importanti, soprattutto nell’ambito della pesca. I diritti di pesca nei mari europei sono suddivisi da Bruxelles fra i paesi membri. L’Islanda vive di pesca e non vuole accettare limitazioni ai propri diritti di pesca nell’Oceano Atlantico. Per questo ha già avuto diverbi con Inghilterra, Spagna e Irlanda.
Con Olanda e Inghilterra l’Islanda ha anche un’altra questione aperta: dopo il fallimento della banca islandese Icesave, Inghilterra e Olanda hanno coperto le perdite dei propri cittadini con depositi all’Icesave, ed ora vogliono essere rimborsate dall’Islanda.
La posizione dell’ Islanda è di grande importanza strategica per l’ Europa, soprattutto ora che le grandi potenze sono intente ad accaparrarsi le risorse minerarie dell’Artico e l’uso dei mari artici per la navigazione, visto che il riscaldamento terrestre potrebbe renderli facilmente navigabili entro qualche decennio. La Cina sta mostrando grande interesse alle risorse della regione artica, e il Canada ha appena offerto all’Islanda di usare il dollaro canadese come moneta ufficiale al posto della corona o dell’euro.
L’Europa - soprattutto gli stati nordici - farà tutto il possibile perché l’Islanda entri nell’Unione. Ma l’opinione pubblica islandese appare ora contraria. Questo perché gli Islandesi già godono di tutti i vantaggi dell’UE pur senza esserne membri: diventarne membri significa soltanto accettare limitazioni e doveri cui ora possono sottrarsi. E l’ingresso nell’eurozona non è più allettante come in passato. Perciò al prossimo referendum sull’entrata dell’Islanda nell’Unione Europea, previsto nel 2013, gli Islandesi potrebbero votare no.
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