Tra Londra e Bruxelles sta per scoppiare un nuova crisi politica: i media britannici hanno rivelato che la Commissione Europea progetta di togliere all’Inghilterra il controllo del Libor, parametro fondamentale per i tassi di interesse a livello mondiale. Il commissario europeo per il mercato interno e i servizi finanziari Michel Barnier ha confermato che la Commissione legifererà a questo proposito nei prossimi mesi. La manovra rientra nell’impegno assunto dalla Commissione di rendere più trasparenti i mercati finanziari europei. Londra sicuramente si opporrà alla proposta, che in ogni caso non entrerà in vigore a breve. È l’ennesimo esempio delle tensioni tra sovranità nazionale e integrazione regionale che caratterizzano l’Unione Europea.
Il Libor, abbreviazione di London Interbank Offered Rate, ovvero tasso interbancario “lettera” su Londra, è il tasso di interesse a cui le banche operanti sul mercato interbancario londinese si imprestano denaro fra di loro. A livello internazionale si usa spesso il Libor come parametro per stabilire l’interesse sui mutui o sui futures. Le banche dell’eurozona fanno invece riferimento a un parametro analogo, l’Euribor.
Il Libor è stato creato nel 1984 ed è stato oggetto di recenti inchieste giornalistiche per frodi e collusioni tra banche. Secondo indagini pubblicate nel 2008, alcune banche avrebbero dichiarato di pagare tassi inferiori a quelli reali, per apparire più “sane” durante la crisi finanziaria internazionale. Altre inchieste sospettano che il Libor sia stato manipolato fin dal 1991. In risposta agli scandali, nel settembre 2012 l’Associazione delle banche inglesi che calcola giornalmente il Libor ha annunciato che avrebbe trasferito il controllo a un ente indipendente. Nell’aprile del 2013 il governo britannico ha creato la Financial Conduct Authority, un’agenzia parastatale che controlla il comportamento degli enti finanziari. Ma la Commissione Europea non è soddisfatta. Secondo una soffiata arrivata al Financial Times, la Commissione sta studiando una proposta di legge per trasferire il controllo del Libor, dell’Euribor e di altri parametri di riferimento per i mercati, inclusi quelli del petrolio e dell’oro, all’ESMA, l’autorità europea per gli strumenti finanziari e i mercati che ha sede a Parigi, il che implica che la Commissione Europea non si fida dei regolatori britannici.
La Commissione Europea sta anche tentando di assumere controllo dei prezzi di riferimento delle commodities. A maggio funzionari della Commissione hanno ispezionato numerose imprese petrolifere nel Regno Unito, nei Paesi Bassi e in Norvegia, per appurare se avessero dichiarato prezzi distorti, al fine di manipolare i prezzi al pubblico di alcuni carburanti e biocarburanti.
La proposta di legge per trasferire il controllo del Libor all’ESMA è appena alla fase iniziale: deve ancora essere discussa dalla Commissione. Se verrà approvata in Commissione, dovrà essere approvata da una maggioranza qualificata dal Consiglio dei ministri dell’UE e in seguito dal Parlamento. Si tratta di un processo lungo e complesso che dà a Londra il tempo di opporsi alla proposta o perlomeno di apportarvi modifiche. La Gran Bretagna potrebbe anche rivolgersi alla Corte di Giustizia dell’UE, come già ha fatto per opporsi alla tassa europea sulle transazioni finanziarie. Se la proposta venisse tuttavia approvata, la sua applicazione sarebbe altamente problematica e rischierebbe di fallire senza la collaborazione degli enti di regolazione britannici.
La Commissione sta elaborando misure non solo per migliorare la trasparenza dei mercati finanziari, ma anche per lo scambio di dati ai fini fiscali. I ministri delle finanze di Germania, Francia, Regno Unito, Italia e Spagna il 9 aprile hanno richiesto alla Commissione Europea un sistema di scambio di informazioni al fine di combattere l’evasione fiscale. Poche settimane dopo il primo ministro britannico David Cameron ha chiesto ai territori britannici d’oltremare (comprese Bermuda, le Isole Vergini Britanniche e le Isole Cayman) di fornire informazioni per combattere l’evasione fiscale. Si parlerà di evasione fiscale anche al prossimo summit del G8, il 17 e il 18 giugno.
I tentativi di riforma del sistema finanziario europeo mettono in difficoltà Londra. Il Regno Unito si è opposto alla tassa europea sulle transazioni finanziarie perché danneggia gli interessi britannici, e si oppone anche ai tentativi di porre un tetto ai bonus dei banchieri. Nel contempo Londra è in prima linea nella lotta contro i paradisi fiscali e per rendere più trasparente il sistema finanziario. Londra deve continuare a essere membro dell’UE per poter contrastare, bloccare o emendare le politiche europee, ma teme anche di dover cedere ulteriormente sovranità a Bruxelles. Perciò vorrebbe cambiare i termini della propria associazione all’UE, senza però uscirne, perché l’uscita dall’UE la porrebbe in posizione di isolamento.
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