L’Unione Europea ha annunciato un nuovo piano per l’integrazione dei Balcani, che supera e modifica quello del 2003 e prevede esplicitamente di operare in coordinamento con la NATO, chiedendo ai nuovi paesi membri di entrare sia nell’Unione sia nella NATO.
La nuova agenda europea per i Balcani mira ad avere la collaborazione dei paesi della regione per controllare l’afflusso di rifugiati e migranti dal Medio Oriente e dall’Africa, vuole anche contrastare l’egemonia culturale e storica di Russia e Turchia su parti della penisola. Tutto questo richiede in primo luogo la piena pacificazione dei Balcani, che sono tradizionalmente ‘la polveriera d’Europa’.
Il nuovo piano prevede l’integrazione di Serbia e Montenegro entro il 2025 e l’avvio di procedure per l’allargamento a Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo e Macedonia. Il Montenegro è entrato nella NATO lo scorso giugno, invece la Serbia mantiene simpatie per la Russia e non ha interesse a entrare nella NATO. La Germania però ha molto interesse a far entrare la Serbia sia nell’Unione europea sia nella NATO, perché la Serbia è il canale di transito fra il mondo tedesco e il Medio Oriente (tramite la valle del Danubio), che deve essere messo in sicurezza. Sono previsti incentivi economici e investimenti in infrastrutture, che potrebbero convincere la Serbia – anche se non bastano gli incentivi economici a far cambiare il sentimento di una nazione.
I rapporti fra la Serbia e il Kosovo sono una delle note dolenti per la pacificazione della regione. Dieci anni fa il Kosovo si è proclamato indipendente dalla Serbia, ma Belgrado non l’accetta.
Un altro problema è rappresentato dalla Bosnia, dove i tre gruppi etnici che compongono la popolazione del paese non riescono a mettersi d’accordo sulla politica verso l’estero. Anche qui a opporsi all’integrazione in Europa e nella NATO è la minoranza serba, che però potrebbe cambiare idea se la Serbia stessa intendesse entrare nell’Unione Europea.
Estendere l’Unione e la presenza NATO nei Balcani servirebbe anche a rassicurare i paesi dell’Europa Centrale, attualmente preoccupati dall’afflusso di migranti e dall’aggressione russa all’Ucraina.
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