Di Anand Giridharadas, dal New York Times
I cellulari stanno oggi all’India come negli anni ’50 l’automobile e le superstrade sono state agli Stati Uniti. A volte la tecnologia arriva e cristallizza un momento culturale.
L’India è oggi il maggior venditore di nuove connessioni telefoniche al mondo e il costo delle chiamate è tra i più bassi. Il cellulare svolge in India un ruolo assai più importante che nei paesi agiati dove è stato inventato. L’India è un paese così vasto che i suoi 400 milioni di utenti telefonici rappresentano soltanto un terzo della popolazione totale.
La tecnologia è riuscita a penetrare nel tessuto sociale, nei quartieri più poveri, nei villaggi e nei piccoli paesi. La maggior parte degli utenti vivono fuori dai grandi centri urbani e negli stati più poveri. Il canone medio mensile è inferiore a 5 dollari al mese; se questa tendenza persiste, in meno di cinque anni ogni indiano avrà un cellulare.
Che cosa rende speciale i cellulari in India? Un po' il fatto che l’India ha saltato a piè pari la rivoluzione della telefonia via cavo, e il cellulare rappresenta, quindi, il primo vero contatto con il mondo esterno per milioni di utenti. Inoltre il cellulare viene utilizzato come personal computer, pila, macchina fotografica, stereo, video gioco e agenda. Questo perché la povertà che contraddistingue l’India obbliga le compagnie telefoniche ad diventare creative per sopravvivere.
Gioca, inoltre, un ruolo importante l’aspetto psicologico. La diffusione del cellulare cavalca il bisogno di uno spazio e una voce individuale nella caotica realtà della famiglia o della tribù. Immaginate come viveva un giovane in una famiglia tradizionale nell’era pre-telefonia. Persone ovunque, porte sempre aperte, camere condivise e l'essere continuamente esposto alla critica. I cellulari rappresentano una tecnologia che permette l’individuazione personale. Al cellulare si è individualmente se stessi. Nessuno risponde alle tue chiamate o legge i tuoi sms, anche il numero del cellulare è personale.
La differenza tra la giovane generazione ribelle indiana e quella occidentale è che gli Indiani non si ribellano totalmente, vogliono poter assaporare la nuova individualità comodamente seduti a cena con la famiglia ascoltando i parenti che li implorano di sposarsi. Il cellulare serve come via di fuga momentanea: si ascoltano i discorsi mentre si digitano messaggi sul telefonino, poi si ascolta di nuovo un po’, poi si digita ancora.
Il cellulare funziona nella società indiana poiché risponde alla necessità di individuare la posizione sociale delle persone. Le differenze tra i cellulari svolgono oggi il ruolo che i segni cromatici sulla fronte e i bracciali di metallo ave vano un tempo, quello di indicare il ruolo sociale e la posizione di un individuo. Chi è piccolo ha un telefono piccolo e chi è grande ha un telefono grande. Chi è piccolo ha numeri di cellulare casuali, chi è grande ha numeri di cellulari che finiscono con 77777. I piccoli hanno un telefono, i grandi ne hanno due. I piccoli hanno suonerie anonime, i grandi gli ultimi successi di Bollywood.
Non sono i computer ad interessare gli Indiani, ma i cellulari, è proprio per questo che le compagnie indiane hanno inventato metodi per fare bonifici direttamente ai templi, pagare la spesa, trovare lavoro e mandare mail attraverso un semplice sms, persino su modelli base di cellulare.
L’aspetto più intrigante è che i cellulari potrebbero trasformare la democrazia indiana. Gli Indiani durante questa stagione elettorale si dimostrano cinici nei confronti della loro classe politica corrotta, dinastica e dominatrice. Nello stato meridionale del Andhra Pradesh i cittadini che hanno compilato l’apposito modulo che da accesso alle informazioni possono controllare lo status delle proprie pratiche via sms. Chiunque abbia avuto a che fare con un ufficio pubblico indiano benedirebbe questo servizio.
Alcune associazioni politiche hanno escogitato un modo per informare i cittadini con diritto al voto sul profilo dei candidati al Parlamento. Una nuova comunicazione di tipo interattivo sta modificando il mondo dei mass media. Via sms i cittadini possono rispondere alla stampa, creando un continuum di botta e risposta tra i giornalisti e quell’opinione pubblica che loro stessi creano.
Nel 2006 Manu Sharma, figlio di un noto politico, fu assolto dall’accusa di omicidio nei confronti di una modella, Jessica Lall, anche se numerosi testimoni dichiararono di averlo visto sparare. Nulla di nuovo per l’India. Ma un’ondata di sms di protesta obbligarono la corte a riaprire il caso e Manu Sharma venne condannato all’ergastolo.
In un prossimo futuro sarà possibile dal proprio divano con un semplice sms controllare la propria posizione esattoriale, scoprire che il proprio candidato è un criminale e quindi scegliere di votare per un altro inviando immediatamente una donazione alla sua campagna elettorale. Il tutto mentre si segue il talk show preferito e si vedono scorrere sullo schermo le parole del messaggio appena inviato con la propria opinione.
Certo non è Atene, ma è pur sempre un inizio nella più grande democrazia mondiale governata non dal consenso passivo, ma da qualcosa che assomiglia più ad una conversazione.
Tradotto e curato da Emanuela Borgnino
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