Il 14 agosto 2017 il Pakistan ha celebrato il 70° anniversario dell’indipendenza, un giorno prima dell’India.
Il British Raj (Impero Britannico delle Indie) era un mosaico di territori governati direttamente dagli Inglesi e di principati autonomi che si riconoscevano parte dell’Impero. La partizione dell’Impero in due stati indipendenti, di cui uno esplicitamente musulmano e l’altro laico, fu un avvenimento sanguinoso e traumatico, che influenza ancora pesantemente la politica dei due paesi. La violentissima guerra civile che si accese fra induisti e musulmani in vista della spartizione provocò nel 1947 quasi un milione di morti e circa 12 milioni di rifugiati, obbligati a lasciare le proprie case per non essere uccisi dai concittadini di diversa religione. Inoltre la regione del Kashmir rimase fuori della partizione e fu subito oggetto di una guerra di conquista da parte di India e Pakistan, che non si è mai conclusa. Anche la Cina reclama alcune aree a nordest del Kashmir. L’attuale Bangladesh, musulmano, divenne parte del Pakistan nonostante la separazione fisica, ma nel 1971 divenne uno stato indipendente a se stante.
India e Pakistan oggi condividono una frontiera di 2100 miglia e un grande timore l’uno dell’altro. La zona delle reciproche paure, in cui si riaccendono spesso scintille di conflitto, è il bacino del fiume Indo, composto da sei fiumi che si formano nelle valli himalayane a cavallo fra Cina, India e Pakistan, immediatamente a est dell’Afghanistan. Lungo queste valli sono storicamente avvenute le invasioni di conquistatori provenienti dalle steppe dell’Asia Centrale. Chi controlla le valli dell’Indo e dei suoi affluenti detiene la chiave di accesso all’intero subcontinente indiano-pakistano. La sovranità su queste valli è suddivisa: alcuni tratti di alta montagna sono sotto sovranità afghana, altri sotto sovranità cinese; alcune valli sono sotto sovranità indiana, il grosso del bacino è sotto sovranità pakistana. Quando l’Indo raggiunge la fertile pianura, il Pakistan ne controlla la maggior parte, ma una parte appartiene all’India. Il confine in pianura non è segnato da barriere naturali, è sempre pesantemente sorvegliato dai due eserciti; le strade che lo attraversano sono sbarrate, i punti di passaggio sono pochissimi. È una situazione analoga a quella fra l’Europa Occidentale e l’Unione Sovietica all’epoca della Guerra fredda.
Il conflitto armato si riaccende a sprazzi nelle zone di montagna, poco popolate. Sia l’India che il Pakistan temono che il paese rivale possa allearsi con la Cina e con l’Afghanistan per accerchiarlo e invaderlo da nord scendendo lungo le valli dell’Indo e dei suoi affluenti. Il Pakistan è di gran lunga più debole dell’India, perché il suo territorio è una unica grande valle attraversata dal fiume Indo, esposta a possibili invasioni da nord, da est e da ovest, attraverso molte vie diverse. Fino al 1992 l’Afghanistan era un paese laico sotto influenza sovietica. I Sovietici e l’India avevano ottime relazioni economiche e politiche e il Pakistan si sentiva accerchiato. Un governo filo-indiano a Kabul è un incubo per qualunque capo di stato pakistano. Quando gli USA e i Sauditi decisero di dar filo da torcere ai Sovietici in Afghanistan alimentando l’insurrezione, il Pakistan fu lieto di entrare nella coalizione anti-sovietica. La sua arma ideologica fu, come nei decenni precedenti e come già al momento della spartizione del ’47, l’islamismo.
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