Il Qatar ha 2,6 milioni di abitanti di cui soltanto 300000 sono originari della zona, gli altri sono immigrati. La popolazione è unita attorno alla figura dell’Emiro al-Thani, che persegue una politica di intenso sviluppo economico e di ampi rapporti politici. È una monarchia ‘consultativa’, cioè una monarchia assoluta gestita con criteri imprenditoriali moderni da una piccola élite di consulenti e manager. Il potere passa da un emiro all’altro nella stessa famiglia per accordi o complotti interni, senza alcun intervento da parte dei rappresentanti del popolo.
Fino ad alcuni decenni fa il collante principale della minuscola nazione era l’islam wahabita, oggi è il successo economico e diplomatico. Dagli anni ’90 il Qatar persegue una politica di intensi rapporti politici sia con le grandi potenze, sia con gli stati della regione, sia con i movimenti islamisti ribelli. Così il Qatar cerca di essere utile a tutti, ha rapporti con tutti e funge da punto di incontro e di trattative segrete e ufficiali. Lo scopo dell’Emiro è mantenere l’indipendenza del piccolo territorio e gestire la propria enorme ricchezza, costituita dal più grande giacimento al mondo di gas naturale (condiviso con l’Iran) oltre che da giacimenti di petrolio.
Il Qatar è stato un protettorato britannico fino all’inizio degli anni ’70. Dal 1992 ha un accordo difensivo con gli USA, che hanno una grande base navale militare sul suo territorio. Ospita anche una base militare turca. Ospita i Fratelli Musulmani, rappresentanze di Hamas, dei Talebani afgani, di Hezbollah.
Ora (2017) la politica dell’accontentare tutti non funziona più con i Sauditi, che vogliono espellere il Qatar dal Consiglio dei Paesi del Golfo se non cambierà politica nei confronti dei Fratelli Musulmani. Il Qatar ha fatto qualche mossa distensiva, ma non cambia sostanzialmente la sua politica − non ha nessun interesse a farlo e la protezione di Turchia e USA gli permettono di non cedere.
A perdere sostanzialmente il confronto sono i Sauditi.
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