da un articolo di Antonia Colibasanu per Geopolitical Futures del 3 maggio 2024
A due anni di distanza dallo storico discorso “Zeitenwende” del cancelliere Olaf Scholz al Bundestag, che delineava la risposta di Berlino all’invasione russa dell’Ucraina, continuano i dibattiti sulla direzione della politica estera tedesca.
Fino al 2022 la Germania ha mantenuto la visione impostata alla fine degli anni ’60, quando l’allora ministro degli Esteri Willy Brandt introdusse l’Ostpolitik, che mirava alla riconciliazione con i paesi del blocco sovietico tramite il moltiplicarsi di legami commerciali e culturali.
I confini della Germania sono notoriamente difficili da difendere, perché privi di barriere naturali contro nemici provenienti sia da est che da ovest. È comprensibile che oggi la Germania non voglia essere coinvolta in conflitti militari, visto che altri paesi dell’Unione Europea la proteggono ormai in tutte le direzioni. Ma prima la crisi economica e migratoria degli anni 2010, poi la pandemia hanno sollevato interrogativi sulla dipendenza di Berlino dalle catene di approvvigionamento internazionali.
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022 ha finito col mandare in frantumi la percezione tedesca di come funziona il mondo, spingendo Scholz a dichiarare un cambiamento strategico nella politica estera tedesca. La strategia Zeitenwende della Germania comprende progetti di investimento nelle forze armate, sostegno all’esercito ucraino e alle sanzioni dell’UE contro la Russia, nonché la revisione della politica energetica e delle relazioni commerciali con i regimi autocratici (in particolare la Cina) per limitare le dipendenze. Zeitenwende rappresenta anche l’impegno della Germania ad assumere un ruolo molto più attivo nella difesa dei valori occidentali e liberali.
Il cambiamento economico globale richiede che le rotte commerciali critiche vengano riconsiderate. Questo è l’argomento più importante per gli strateghi tedeschi perché la Germania ha un’economia orientata all’esportazione e la sua stabilità socioeconomica dipende dal commercio globale. Dal 2016 la Cina è il partner commerciale più importante della Germania. Oltre il 60% del commercio tedesco con tutto il resto del mondo avviene via mare, il che significa che l’economia tedesca dipende dalle rotte globali. La Germania ha 20 porti nel Mare del Nord e nel Mar Baltico e oltre 100 porti fluviali interni per i legami commerciali interni e con i mercati europei.
La guerra in Ucraina ha quasi bloccato il traffico lungo il corridoio settentrionale eurasiatico, che attraversa il territorio russo. Gli attacchi dei ribelli Houthi hanno reso pericolosa la rotta del Mar Rosso. La Russia ha iniziato a costruire corridoi commerciali alternativi per il suo commercio col resto del mondo, alimentando il timore che possa ostacolare anche l’uso del corridoio centrale che collega la Germania alla Cina attraverso i paesi dell’Asia centrale.
Poiché circa l’80% del commercio tedesco condotto con la Cina è via mare, la scelta logica di Berlino per i corridoi internazionali alternativi è la rotta artica. La seconda priorità sarebbe raggiungere l’Oceano Indiano attraverso il Mediterraneo. Perché questa scorciatoia funzioni, la Germania dovrebbe finanziare nuove infrastrutture che colleghino Romania, Bulgaria e Grecia. In effetti, l’India può essere non solo una rotta commerciale alternativa, ma anche un importante partner commerciale alternativo. Uno dei settori chiave della collaborazione tedesco-indiana è l’energia pulita e la tecnologia verde. I due paesi hanno definito un quadro politico per la collaborazione sulla tecnologia dell’idrogeno verde nel 2023, dopo aver firmato nel 2022 il “Partenariato per lo sviluppo verde e sostenibile”. Data la carenza di manodopera qualificata in Germania, Berlino spera anche di attrarre indiani altamente qualificati per colmare questo vuoto.
La questione della reindustrializzazione è stata affrontata più volte dopo l’inizio della guerra in Ucraina, proprio per investire nell’economia di guerra e migliorare la sicurezza energetica. Le discussioni sull’energia sono sempre state accompagnate da una certa tensione, sottolineata dalla forte convinzione che la Germania non abbandonerà mai i suoi obiettivi di energia verde e che non utilizzerà mai più l’energia russa (l’energia nucleare è stata recentemente vietata). L’energia verde, a bassa emissione di carbonio è esageratamente costosa per essere utilizzata nella produzione dell’acciaio, il che rende impossibile l’idea di utilizzare l’energia verde per ottenere un vantaggio competitivo dalla reindustrializzazione. L’unica fonte energetica che sembra accettabile al momento è il gas naturale liquefatto (LNG) (anche se l’idrogeno è stato pubblicizzato come la fonte energetica del futuro). Ma deve essere riconvertito dallo stato liquido a quello gassoso, il che è costoso e richiede strutture specializzate che la Germania già inizia a costruire, ma nel frattempo deve fare affidamento sui terminali galleggianti. Per ora non c’è modo di evitare l’uso del gas naturale per mantenere in vita l’industria tedesca ed europea in generale. Perciò la Germania sostiene cautamente sia il piano della Romania di aumentare la produzione di gas naturale sia la costruzione di infrastrutture che colleghino il terminale LNG di Alessandropoli (Grecia) all’Europa nordoccidentale. Le riserve di gas della Romania si trovano al largo della zona economica esclusiva del Mar Nero, un’area a rischio di guerra da parte della Russia.
C’è accordo generale in Germania sulla necessità di investimenti infrastrutturali per sostenere la nuova linea di contenimento occidentale che si estende dal Mar Nero al Mar Baltico. Il Danubio, che collega la Germania al Mar Nero, potrebbe essere sfruttato a tal fine, ma attraversa anche la Serbia, storicamente filorussa, che avrebbe bisogno di molti incentivi per accettare gli aspetti militari dell’impresa. Più semplice per ora è il collegamento tra Alessandropoli e l’Europa occidentale, che potrebbe diventare un vero e proprio corridoio di collegamento utile anche per la mobilità militare (Romania e Bulgaria attualmente non dispongono di autostrade e ferrovie per lo spiegamento militare in caso di necessità).
La Germania vuole ancora credere che la situazione in Ucraina possa non degenerare oltre i confini ucraini, perciò c’è moltissima ansia nel compiere passi concreti nel perseguimento dello Zeitenwende, benché Mosca, nelle parole e nei fatti, oggi consideri l’Occidente un nemico della Russia.
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