Così descrive l’attuale situazione George Friedman (su Geopolitical Futures del 16 aprile 2019).
C’è furore e rumore, ma non accade ancora nulla, come quando la squadra di rugby della Nuova Zelanda esegue la tradizionale danza Maori di guerra, che dovrebbe incutere terrore nell’animo dei rivali, prima di iniziare la partita.
La storia dell’umanità ha conosciuto spesso periodi dedicati a ‘fare la haka’: periodi pieni di timore e di furore, in cui però le situazioni paiono congelate, nulla cambia. In retrospettiva si ricordano come periodi felici, ma i contemporanei li vivono con molta ansia, benché non succeda nulla. Tutti compiono gesti minacciosi, lanciano grida di guerra, ma saltano e pestano i piedi rimanendo sempre allo stesso posto.
Gli Americani e i Cinesi minacciano la guerra dei dazi, ma per ora la guerra non c’è.
La Corea del Nord prepara armi nucleari, l’America si oppone. Si organizzano grandi incontri che finiscono subito con un nulla di fatto.
La Russia si lecca ancora la ferita del crollo dell’Unione Sovietica e della perdita dell’Ucraina e si arrabatta sempre più per far tappare i buchi nei conti causati dal basso prezzo dell’energia. Si agita molto sullo sfondo di scenari di cui poco le importa, come il Medio Oriente, ma in Europa rimane ferma, anche se in posizione di attacco.
In Europa cresce la tensione e crescono i gesti di disprezzo fra coloro che considerano l’Unione Europea come l’ancora di salvezza e quelli che la vedono come inutile struttura oppressiva, ma nulla cambia. Persino quelli che hanno deciso di lasciare l’UE paiono non lasciarla davvero mai (Brexit).
In Medio Oriente le alleanze paiono cambiare nell’ombra, in funzione di una resa dei conti con l’Iran, che si annuncia da un paio di anni e che non avviene mai. I Curdi e i Palestinesi chiedono l’indipendenza da anni, ma non la attuano mai.
Negli USA Donald Trump è presidente e l’opposizione lo disprezza. Democratici e repubblicani si tendono trabocchetti e moltiplicano le denunce reciproche, sputano veleno ogni giorno, ma Trump rimane presidente e prosegue la sua politica.
Tale status di sospensione dell’azione – e della reazione − non è una condizione normale, che possa durare a lungo. Un processo di cambiamento profondo si è messo in moto con la grande crisi finanziaria del 2008, che ha prodotto una serie di frane negli equilibri internazionali. Il terreno non si è riassestato, ma tutti sono fermi nell’attesa di capire dove e quando si verificheranno altre scosse, dove si produrranno altre frane. Tutti si preparano a nuovi scenari, tutti sembrano prendere posizione, tutti fanno la faccia feroce, ma nessuno si muove davvero. Eseguono la haka. Ma prima o poi la partita avrà inizio.
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