La Turchia è membro della NATO, come tale è stata per decenni un pilastro dell’Alleanza durante la Guerra Fredda, data la sua posizione strategica. Durante i recenti avvenimenti in Siria, a fine 2015 Ankara chiese all’Alleanza una dichiarazione collettiva di appoggio alla Turchia contro l’intervento russo, ma la NATO rimase zitta e muta: né agli USA né all’Europa interessava rischiare uno scontro con la Russia per sostenere la Turchia in quel frangente. A noi questo pare un atteggiamento saggio, ma i Turchi si sentono traditi. A marzo 2016 si è riacceso lo scontro armato fra Armeni e Azeri nel Nagorno Karabakh. L’Armenia, che ospita una grande base militare russa ed è il più fedele alleato della Russia nel CSTO, l’alleanza di sicurezza collettiva di cui fanno parte anche la Bielorussia, il Kazakistan, il Kirgizistan e il Tajikistan, ha subito chiesto l’intervento del CSTO, che non c’è stato. La Russia ha tentato di calmare le acque, non ha condannato l’Azerbaigian, non ha mostrato l’intenzione di schierarsi in favore dell’Armenia. A tutti questo pare un atteggiamento saggio, ma gli Armeni si sentono traditi.
Le alleanze militari si formano sulla base di interessi comuni di difesa contro altri blocchi esistenti possibili, considerati in un’ottica di fondo e di lungo periodo, ma non funzionano come un meccanismo automatico di difesa di uno dei membri, benché i trattati costitutivi delle alleanze lo prevedano e lo promettano esplicitamente. In realtà prima che le grandi alleanze militari entrino effettivamente in guerra occorre che si raggiunga una condizione rara: non soltanto la totale concorrenza di interessi di tutti i paesi, ma anche una grande paura comune, in contemporanea. Altrimenti i partners offrono qualche dichiarazione di sostegno, se non basta mandano qualche piccolo contingente militare a svolgere compiti molto limitati, come fecero per lo più i paesi NATO durante le ultime guerre in Afghanistan in Iraq, come fecero i paesi della Lega Araba in occasione delle guerre volute dall’Egitto contro Israele, nei decenni in cui l’Egitto sperava di conquistare l’egemonia sul Medio Oriente usando l’ideologia nazionalista pan-araba. Le alleanze militari sono organizzazioni che sviluppano e definiscono l’area di egemonia economica e culturale di una grande potenza regionale - sono abitualmente più uno strumento di soft power che di hard power. Gli interessi geopolitici ed economici dei singoli stati prevalgono sempre sulle clausole dei trattati di alleanza - tant’è vero che in situazioni di emergenza può succedere che le alleanze di difesa vengano rovesciate, come fece l’Italia in occasione della Prima Guerra Mondiale.
I Tedeschi considerano l’Italia ‘traditrice’ sia per il rovesciamento di alleanze durante la guerra del 1914, sia per aver chiesto l’armistizio e accolto a braccia aperte nuovi alleati nel 1943. Ma gli interessi geostrategici dell’Italia in Europa oscillano sempre fra l’integrazione con la Francia e l’integrazione con la Germania, perché l’Italia è un paese mediterraneo con il cuore economico nella pianura padana. L’economia padana ha bisogno di integrazione con i paesi del nord e dell’est d’Europa per svilupparsi appieno, ma i paesi del nord e dell’est Europa possono far a meno dell’integrazione con l’Italia e hanno scarso interesse per il Mediterraneo, se sono alleati fra di loro, così come la Francia può fare a meno dell’alleanza e dell’integrazione con l’Italia se è saldamente alleata con la Germania. Dunque l’Italia deve sempre gestire i propri interessi barcamenandosi fra Francia e Germania. Francia e Germania a turno ora corteggiano l’Italia ora le mostrano disinteresse, a seconda di come vanno i rapporti fra di loro.
L’Italia fascista si illuse di poter ricostruire un impero mediterraneo con l’aiuto della Germania, senza capire che nessuna potenza può costruire un impero mediterraneo come ai tempi di Roma, perché l’egemonia fin dal secolo scorso, a maggior ragione oggi, si esercita ormai a livello globale, e nessuna grande potenza globale (prima l’Inghilterra, poi gli Stati Uniti fino ad oggi, probabilmente la Cina in futuro) può permettere che si formino potenze regionali tanto forti ed estese da diventare un pericolo per gli equilibri globali. Perciò vediamo e continueremo a vedere Stati Uniti e Cina (le uniche due vere potenze globali del XXI secolo) intervenire a impedire la formazione di potenze regionali troppo forti un po’ ovunque nel globo, anche ricorrendo a rovesciamenti di alleanze, con possibili rovesciamenti di politica nei confronti ora di questo, ora di quel paese. Abbiamo visto come è cambiata la politica degli Stati Uniti in Medio Oriente con la presidenza Obama, ma non si tratta di un capriccio di Obama: il prossimo presidente, chiunque sarà, non la cambierà sostanzialmente. Gli interessi geostrategici di fondo degli stati prevalgono sempre rispetto alle personalità e alle ideologie politiche.
I vostri commenti
Per questo articolo non sono presenti commenti.
Lascia un commento
Vuoi partecipare attivamente alla crescita del sito commentando gli articoli e interagendo con gli utenti e con gli autori?
Non devi fare altro che accedere e lasciare il tuo segno.
Ti aspettiamo!
Accedi
Non sei ancora registrato?
Registrati