P2P sta per peer-to-peer, così come B2B sta per business-to-business nel linguaggio conciso della comunicazione digitale. Indica collettivamente tutte le iniziative online in cui i privati si rivolgono direttamente ad altri privati per condividere servizi e costi. L’iniziativa più nota è forse Uber, che negli USA è talmente diffusa da aver determinato la perdita del 28% degli incassi dei tassisti in cinque anni. Recentemente il ramo cinese di Uber è stato acquistato per 35 miliardi di dollari(!) dalla rivale Didi Chuxing, che così ha acquisito una tecnologia più avanzata e ha eliminato un grande concorrente.
I settori in cui si stanno sviluppando piattaforme digitali P2P sono molteplici, come si vede negli esempi inseriti nelle tabelle a fianco e sotto. Gli esempi sono presi dal mercato anglosassone, il più sviluppato, ma in rete si trovano molte altre piattaforme sviluppate e usate in altri paesi. Siamo appena agli inizi del processo di trasformazione dell’economia dei servizi, è probabile che ne vedremo il picco fra 10 o 20 anni.
Man mano che si sviluppano i servizi P2P, però, il potere politico e la burocrazia cercano di controllarli e tassarli. In alcune città americane Uber e la concorrente Lyft si sono ritirate di fronte alla richiesta delle amministrazioni locali di assumersi la responsabilità di controllare professionalità e precedenti penali di chi si propone come autista, come fanno le società di tassisti. Ma imporre ai servizi P2P di diventare uguali ai servizi tradizionali non ha senso: si tratta di servizi diversi, in cui acquirenti e offerenti sono alla pari. Chi non vuole correre il rischio di un passaggio sull’auto di qualcuno che non è conosciuto né autorizzato da nessuna autorità, continuerà a usare i taxi tradizionali. Un servizio non esclude l’altro, ma offre una scelta alternativa. Ovviamente le autorità non apprezzano che questi nuovi servizi sfuggano al controllo e al fisco e si alleano con i fornitori di servizi tradizionali per ostacolarne lo sviluppo.
Il settore in cui i servizi P2P online potrebbero avere rapido successo e cambiare più rapidamente il modello economico è quello della finanza e del credito. Il Governatore della Banca Centrale del Sudafrica ha dichiarato che la Banca intende utilizzare la tecnologia digitale blockchain per gestire il mercato finanziario. La Bank of Tokyo, Mitsubishi UFJ e Hitachi stanno sperimentando l’uso della tecnologia blockchain per gestire i conti correnti e gli assegni. Blockchain è un sistema aperto, ma dovrà essere modificato per essere più protetto prima di poter essere correntemente usato per la finanza e le assicurazioni. Già è in funzione in questo settore la piattaforma Ethereum, ma si tratta ancora di un esperimento.
In rapida crescita sono anche i servizi di crowdfunding, cioè la raccolta fondi da parte dell’imprenditore, che si rivolge direttamente online a tutti i potenziali piccoli investitori e organizza le transazioni online senza usare intermediari finanziari, quindi con costi molto inferiori a quelli dell’offerta di obbligazioni o azioni in Borsa e anche a quelli di un mutuo bancario.
Un esempio delle conseguenze che possono avere le piattaforme P2P sull’industria esistente lo vediamo nel campo della musica e dei film, dove fin dal 1999 si sono sviluppate piattaforme di file-sharing, ostacolate costantemente da chi le vuole regolamentare per ricavarne profitti e tasse. Oggi metà della musica e dei film si scaricano o si fruiscono in streaming, i diritti d’autore si sono ridotti, gli utili delle società che producono e vendono musica e film sono diminuiti del 50% in dieci anni. Ognuno però può produrre e mettere in rete a basso costo i propri video, la propria musica, i propri scritti. Non c’è mai stata tanta musica e tanta cinematografia e tanta informazione al mondo, e non costa quasi niente. Si avverte però la necessità di servizi di selezione in base alla qualità o al tipo di contenuto, aumenta perciò la richiesta di servizi online che offrano al consumatore finale prodotti già valutati e classificati in base a criteri chiari. Un esempio noto a tutti è Mymovies.
Le nuove tecnologie si sviluppano molto rapidamente in tutti i settori nei paesi tecnologicamente arretrati, in cui riempiono un vuoto e soddisfano una grande domanda, mentre nei paesi più avanzati si scontrano con gli interessi e le abitudini di chi è legato alle vecchie tecnologie. In Cina si sono costruite in breve tempo centinaia di migliaia di chilometri di ferrovie ad alta velocità, con grande soddisfazione della popolazione − noi invece abbiamo i no-TAV. In tutti i paesi dove vent’anni fa mancavano o scarseggiavano le linee telefoniche fisse oggi tutti hanno costantemente in mano i cellulari − da noi è poco educato usarlo per conversazioni in pubblico ed è da cafoni interrompere una conversazione de visu per usare il cellulare. Probabilmente sarà proprio in Cina, India e Sudafrica che l’economia digitale, soprattutto quella P2P, manifesterà prima il suo potenziale di impatto sui settori economici che ne sono stati sino a oggi poco toccati.
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