Il Giappone fra Russia e Cina

17/01/2013

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La scorsa settimana aerei militari cinesi hanno sorvolato le isole Diaoyu/Senkaku, inseguiti da aerei militari giapponesi. È l’ennesimo incidente fra Cina e Giappone per il controllo delle vie di navigazione comuni ai due paesi. 

La vita di una nazione insulare come il Giappone dipende quasi totalmente dall’importazione di risorse naturali lungo rotte navali aperte e sicure. Le rotte navali da cui il Giappone dipende sono sempre più pattugliate e contese da forze militari cinesi, navali ed aeree. Dalla fine della seconda guerra mondiale gli Stati Uniti sono stati i garanti della sicurezza e dell’apertura internazionale delle rotte navali in tutto il mondo, ma ora incoraggiano il Giappone ad acquisire un ruolo militarmente attivo nel pattugliamento del mar cinese meridionale.

In questo scenario assume particolare rilievo la prossima visita dell’ex primo ministro giapponese Yoshiro Mori in Russia con l’incarico di discutere una possibile soluzione alla disputa sulle Isole Kurili (chiamate dai giapponesi Territori del Nord) che la Russia ha occupato alla fine della seconda guerra mondiale (vedere mappa a fianco). In un recente programma televisivo Mori ha ipotizzato un compromesso che vedrebbe la restituzione di tre isole al Giappone, mentre l’isola di Etorofu/Iturup, la più grande, rimarrebbe alla Russia. La proposta di Mori rientra in un tira e molla incessante tra Mosca e Tokyo che prosegue da decenni. La posizione geografica di queste isole rende molto difficili i negoziati, perché costituiscono sia la porta d’accesso al mare di Okhotsk, dove la Russia ha la propria base sottomarina del Pacifico, sia la porta d’accesso al nord del Giappone.

La diffidenza tra Giapponesi e Russi è storica, tuttavia nell’attuale scenario geo-politico la Russia non rappresenta una minaccia immediata per il Giappone. La Cina fa più paura.

Giappone e Russia hanno convenienza alla collaborazione economica, soprattutto nel campo dell’energia. Il Giappone vorrebbe diminuire la dipendenza dal petrolio proveniente dal Medio Oriente e dal Sudest asiatico, mentre la Russia vorrebbe espandere la propria quota di mercato in oriente, ora che aumenta la concorrenza sul mercato europeo. Il Giappone già importa sia petrolio che gas naturale liquefatto dalla Russia ed ha collaborato a progetti di sviluppo energetico sull’isola di Sakhalin, controllata dalla Russia ma rivendicata dal Giappone. La Russia investirà decine di miliardi di dollari nell’estrazione di gas naturale nella Siberia orientale e spera che il Giappone sia il principale acquirente. Per Tokyo la Russia è un possibile fornitore di energia più economica e più vicina. Russia e Giappone hanno necessità di spezzare la tradizione di sospetto che da quasi 70 anni impedisce investimenti e collaborazione reciproca.

Inoltre sia il Giappone che la Russia temono la Cina. Il Giappone è innervosito dalle ambizioni marittime di Pechino, la Russia diffida della sua rapida espansione economica in Asia centrale. La Russia spera che una migliore relazione con il Giappone l’aiuti nella competizione con la Cina, gli Stati Uniti vorrebbero che il Giappone avesse un ruolo di maggior rilievo nella regione per controbilanciare la Cina, anche gli stati del sud est asiatico che si trovano sul percorso della Cina chiedono un ruolo più attivo del Giappone nella  sicurezza della regione. Gli interessi strategici dei paesi della regione collimano nell’attribuire al Giappone un ruolo militare e politico di maggior peso. Perciò i rapporti diplomatici del Giappone nei prossimi anni saranno impegnativi, per non dire altro. Un fronte settentrionale più sicuro e politicamente stabile potrebbe essere d’aiuto al Giappone per concentrarsi sui problemi sul fronte occidentale e meridionale. Questo può essere il motivo del mandato di Mori: cercare un compromesso con la Russia, approfittando di questo periodo in cui gli interessi geopolitici russo-giapponesi sono in gran parte allineati.

Ma il Cremlino sarà pronto al compromesso?

 

 

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