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All’interno della rivalità economica, tecnologica e politica fra USA e Cina, il Giappone sta tentando di assumere un ruolo importante in Sudamerica.
Negli scorsi anni la Cina si è assicurata una serie di forniture di materie prime fondamentali per la sua economia non soltanto dai paesi vicini, ma anche dall’Africa e dall’Asia. La strategia della Cina è semplice: offre miliardi di dollari agli stati per assicurarsi i diritti di sfruttamento delle risorse naturali. Washington non può o non vuole fare altrettanto, preferisce stimolare e agevolare investimenti, finanziamenti e iniziative economiche del settore privato. In questo periodo però le economie di tutto il mondo utilizzano il massimo delle risorse per la ripresa post-pandemia e i partner che possono portare nuovi finanziamenti importanti sono pochi. I contributi che possono provenire da paesi con economie forti, e con interessi strategici comuni sia con gli Stati Uniti sia con i governi locali, sono pochissimi e perciò particolarmente utili e apprezzati. I contributi giapponesi hanno tutte queste caratteristiche.
Dal 4 al 12 gennaio 2023 il ministro degli esteri giapponese Yoshimasa Hayashi ha effettuato visite ufficiali in Ecuador, Argentina, Brasile e Messico, paesi con cui anche Washington vuole rafforzare i rapporti bilaterali. Nei discorsi pubblici Hayashi ha auspicato la creazione di reti economiche per sostenere lo stato di diritto, evitare l’eccessiva ingerenza degli stati nei mercati e garantire rotte marittime libere e aperte. Sono gli stessi valori invocati dagli USA per creare un sistema di contenimento dell’espansione cinese.
Il Sudamerica (in particolare Argentina, Cile e Bolivia) ospita grandi riserve di litio, materiali di rame e terre rare necessarie per produrre batterie, microchip e altri prodotti tecnologici di alto valore aggiunto. Tutte tecnologie necessarie all'industria automobilistica, settore in cui la Cina ha aumentato la sua quota di mercato negli ultimi anni, diventando un serio concorrente per le principali industrie automobilistiche di Stati Uniti, Messico, Giappone, Argentina e Brasile. L'integrazione logistica e produttiva fra America Latina e Giappone agevola l’accesso dei giapponesi al mercato del Nordamerica, perché accorcia la catena logistica e diminuisce i costi, agevola lo sviluppo delle economie dell’America Latina che beneficiano di investimenti e know how giapponese, diminuisce l’importanza del ruolo della Cina nel continente e costruisce catene industriali e logistiche più solide fra gli USA e i paesi vicini.
Tokyo cerca di promuovere il libero scambio attraverso l'Accordo comprensivo e progressivo per il partenariato transpacifico (Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership o CPTPP), che gli Stati Uniti hanno approvato, anche se non ne fanno parte. La strategia economica del Giappone favorisce dunque i paesi dell'Alleanza del Pacifico che abbracciano i principi del libero mercato.
Nella visione giapponese l'America Latina funge non soltanto da fianco orientale di una zona di libero scambio indo-pacifica, ma anche di una potenziale struttura di sicurezza, utile in futuro. Dopo decenni di disarmo, il Giappone sta ricostruendo le sue forze di difesa e mette in atto una strategia di copertura delle sue maggiori vulnerabilità in caso di guerra: i rifornimenti di cibo e di energia. L'autosufficienza alimentare del Giappone è costantemente diminuita − i livelli attuali sono circa la metà di quelli di 55 anni fa. Con l'eccezione di riso e verdure, il Giappone importa quasi tutto ciò che mangia e deve evitare di dipendere soltanto da un numero ridotto di fornitori per il cibo, così come per l’energia. Il Giappone è tra i primi cinque importatori mondiali di carbone, petrolio e gas naturale.
Le mosse del Giappone vanno di pari passo con quelle di Washington in America Latina, in un gioco in cui ogni paese vince qualcosa, nessuno perde. Se il gioco si avvia e dura, il mondo ne beneficia.
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