Adattamento italiano di un saggio di Kay S. Hymotiz per il City Journal, a cura di Piera Caporali.
L'autore parte dal best seller di Charles Murray Coming apart: the state of white America 1960-2010, studio della città di Fishtown, esempio del nuovo ceto sottoproletario bianco, considerato frutto di declino culturale e del collasso della famiglia, anche se alcuni dissentono e sostengono che la vera origine della miseria non è la scarsità di matrimoni, ma la scarsità dei posti di lavoro.
Eppure Coming Apart ha ragione, dice l’autore. Non si capisce che cosa avviene ai livelli inferiori della scala dei redditi se non si parte dal collasso della famiglia. La rivoluzione delle madri single ci indica le cause dei problemi socio economici che sono sotto gli occhi di tutti in questo periodo: povertà, disuguaglianza, blocco della mobilità sociale.
La rivoluzione delle madri single avviene negli anni 60, all’epoca della rivoluzione sessuale, dell’opposizione del femminismo al matrimonio e del virus del super-individualismo.
Nel 1965 ci fu un primo segnale di questa rivoluzione, quando Daniel Patrick Moynihan pubblicò il suo controverso rapporto sulle famiglie di colore: la percentuale delle madri non sposate era in aumento e raggiungeva un allora incredibile 24%, benché il tasso di disoccupazione dell’uomo di colore stesse diminuendo. L'autore si chiedeva: ma a più stipendi maschili non dovrebbero corrispondere meno madri single? Emergeva così un nuovo fenomeno culturale: la maternità volontaria da nubile, che avrebbe impedito il progresso economico dei neri, secondo Moynihan.
Dopo il 1965 fu il diluvio. Anche altre minoranze e madri bianche si unirono alla rivoluzione.
Nel 1965 il 93% delle madri in America erano sposate, anche se alcune si erano sposate proprio perché incinte. Nei decenni seguenti la percentuale dei bambini senza padre aumentò costantemente. Nel 1970 l’11% dei neonati aveva madri non sposate, nel 1990 si era già al 28%. Oggi il 41% delle nascite sono da madri nubili. Fra le madri sotto i 30 anni la percentuale sale al 53%.
Questo accade anche in altri paesi occidentali, dove però spesso i genitori coabitano in modo stabile per un periodo di tempo utile per la crescita dei figli. La maternità in solitudine è più una specialità americana. A trent'anni un terzo delle donne americane sono madri sole. (Andrew Cherling – The Marriage-Go-Round”). Negli altri paesi la percentuale è la metà, e tende a diminuire.
I difensori di questa rivoluzione la considerano un segno d’indipendenza femminile, ma in realtà per le donne è una catastrofe economica. La povertà è abbastanza rara nelle coppie sposate con bambini, ma il 40% delle madri single oggi è povero - lo era il 37% prima della crisi economica.
Forse le madri single sono in crisi non perché manca il marito, ma perché non sono specializzate e guadagnano poco e sono culturalmente più propense a diventare madri single?
Robert Lerman dell''Urban Institute ha analizzato due gruppi di donne a basso reddito, di livello culturale e sociale simile: uno di madri che si sposarono perché incinte, l’altro di madri non sposate. Le donne sposate avevano uno standard di vita significativamente più alto delle non sposate.
In un altro studio Sawhill e Adam Thomas hanno simulato matrimoni tra donne single povere e uomini soli con caratteristiche simili. Benché gli uomini avessero un reddito inferiore alla media dei padri sposati, il risultato di eventuali “matrimoni” fra gli appartenenti ai due gruppi sarebbe stato la diminuzione del 65.4% nel numero dei bambini poveri ed la crescita del 43,2 % del reddito pro capite.
Se pensate che le madri che coabitano con un compagno abbiano gli stessi vantaggi economici delle madri sposate, sbagliate. Circa la metà delle madri non sposate che vivono con il padre del bambino sono meno povere delle madri sole, ma soltanto all'inizio. La coabitazione ha breve vita. Secondo il Fragile Families and Child Wellbeing Study, che ha studiato le coppie nelle grandi città americane negli anni '90, almeno la metà delle coppie che convivono si lasciano prima che il bambino abbia 5 anni. La convivenza pare trasferire instabilità e stress economico nelle nuove relazioni. Il 60% di coloro che coabitano hanno altri bambini da relazioni precedenti, contro il 21% delle coppie sposate a basso reddito.
Le donne e i bambini non sono i soli a soffrire le conseguenze economiche della rivoluzione delle madri nubili. Anche gli uomini a basso reddito hanno perso terreno. Se le donne riescono a mantenere i figli, gli uomini non specializzati perdono l’incentivo ad accettare anche lavori sgraditi. E mentre con la riforma dell'assistenza sociale le donne di colore, la maggioranza delle quali sarà madre single, viene inserita nei ruoli di lavoro, l'uomo di colore ne esce. Nel libro di Murray si rileva lo stesso fenomeno tra i lavoratori bianchi a basso reddito. Le indagini statistiche rivelano che gli uomini non sposati lavorano meno ore, guadagnano meno e ottengono meno promozioni degli uomini sposati.
Sembra insomma che il matrimonio incoraggi la produttività maschile. Uno studio di Donna Ginyther e Madeline Zavodny ha esaminato un gruppo di uomini che si sono sposati per la gravidanza della compagna. Guadagnavano mediamente di più dei loro colleghi non sposati.
Lo studio di Murray mostra che, mentre in passato gli uomini che finivano la scuola dell’obbligo riuscivano a trovare un lavoro con cui guadagnare abbastanza per mantenere moglie e figli, ora i posti di lavoro scarsamente qualificati sono fuggiti in Cina e Tailandia, oppure sono stati automatizzati.
Nel frattempo le donne non solo sono entrate nella forza lavoro, ma hanno anche aumentato il proprio reddito. Scoprendo che “ci si può permettere di farcela da sole”, dice l'economista Nancy Folbre dalle colonne del New York Times, sono diventate anche più selettive e possono anche decidere di non sposarsi, avere figli e crescerli da sole. In questi giorni il Pew Economic Mobility Project riferisce che ben il 42% degli Americani i cui genitori avevano redditi di fascia base sono finiti da adulti nella stessa fascia di reddito, una percentuale più alta che in Canada o in Europa. I lavori che garantiscono assistenza sanitaria e pensione non sono facili da trovare.
Le donne guadagnano tendenzialmente più delle loro madri, gli uomini meno dei loro padri. Molte madri single riescono appena a tirare avanti, ma se sono molto attente è possibile per loro rimanere nella classe media anche se le fabbriche chiudono.
Ron Haskins dell'Economic Mobility Project la mette così: se le giovani si diplomano, trovano un lavoro, si sposano, ma aspettano di avere 21 anni prima di avere un figlio, hanno almeno il 75% di probabilità di far parte della classe media. E’ una percentuale di probabilità impressionante”.
Decenni di ricerca mostrano come i bambini che crescono con madri single (con le possibili eccezioni) hanno risultati scolastici mediamente inferiori dall'asilo alle superiori, tassi più elevati di alcolismo, depressione e droga, problemi di comportamento e gravidanze adolescenziali.
Tutti questi fattori influiscono nel ridurre i loro redditi futuri.
La rivoluzione delle madri single ha convinto uomini e donne a basso reddito che le madri potessero gestire da sole i figli proprio quando hanno bisogno di più istruzione, più formazione e più programmazione. L'aumento delle madri single mal si adatta ai cambiamenti economici della fine del ventesimo secolo.
Se si aggiunge il fenomeno che i sociologi chiamano “accoppiamento assortativo” (chi si somiglia si sceglie), si ottiene una ancora maggiore divergenza fra il livello economico dei figli di madri single e quello dei figli di madri sposate.
L'accoppiamento assortativo incide anche sulla mobilità sociale dei figli. Greg Duncan e Richard Murnane hanno scoperto che tra il 1972 e il 2006 i genitori benestanti hanno più che raddoppiato la spesa per “l'arricchimento” dei figli con corsi di musica, arte, libri, sport ecc. Si tratta di bambini con alta probabilità di avere entrambi i genitori che investono nel loro benessere.
Meredith Phillips della UCLA ha calcolato che i genitori ad alto reddito di bambini di 6 anni passano una media di 1300 ore con i figli, più dei genitori a reddito inferiore, e li portano con sè in posti nuovi e diversi rispetto alla casa e alla scuola.
E' facile prendere in giro i “genitori iperprotettivi”, ma il loro investimento da buoni frutti in termini economici. Nel libro “The Rug Rat Race” gli psicologi Valerie e Garey Ramey dell'Università di San Diego ipotizzano che i genitori con istruzione universitaria reagiscano alla crescente competitività per l'ammissione al college operando senza sosta per aumentare le competenze conoscitive, sociali ed emozionali dei propri figli, sin dall'infanzia.
La rivoluzione delle madri nubili ci ha lasciati con la seguente realtà: i vertici sociali ne hanno una catena di conseguenze positive, perché i loro bambini crescono in famiglie stabili, che investono molto nella loro educazione, vanno all'università, conoscono compagni simili a loro e a loro volta crescono i propri figli in famiglie stabili e relativamente ricche, investendo molto nei figli. Al fondo della società c'è una catena di conseguenze negative, i bambini sono allevati da madri nubili in famiglie instabili a basso reddito, dunque saranno incapaci di competere nell'economia contemporanea e formeranno nuclei familiari di madri nubili ancora più instabili .
Così stiamo sviluppando una società divisa in caste, con una élite ereditaria ed un proletariato in trincea. Questa non è l’America che ci piace.
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