Una nuova proposta di allargamento dell’UE

27/09/2023

Le recenti tensioni tra Ucraina e Polonia per le esportazioni di grano suonano l’ennesimo campanello d’allarme per l’UE. Polonia, Slovacchia, Ungheria non vogliono permettere l’importazione di grano ucraino perché temono la rivolta dei propri agricoltori. Di fronte alle insistenze dell’Unione Europea Varsavia ha minacciato di non consentire più il passaggio di attrezzature militari destinate all'Ucraina. Ciò indica un senso di stanchezza dell’Ucraina, proprio mentre l’UE avvia le discussioni su come stanziare il budget per la ricostruzione del Paese, che presuppone la potenziale adesione dell’Ucraina all’Unione Europea.

Il 20 settembre 2023 i ministri degli Esteri del Consiglio dell’Unione Europea hanno discusso un rapporto commissionato da Francia e Germania e scritto da esperti “indipendenti” che si autodefiniscono “il Gruppo dei 12”. Il rapporto propone riforme strutturali ed è stato pubblicato prima della prossima riunione del Consiglio Europeo in ottobre. Sebbene le conclusioni non corrispondano alle posizioni ufficiali di Francia e Germania, il fatto che il rapporto venga presentato in una riunione ministeriale suggerisce un tacito sostegno da parte dei governi.

Il rapporto propone di ristrutturare l’UE in quattro cerchi concentrici. Non è un’idea del tutto nuova, è stata ipotizzata in varie versioni fin dal 2006, ma le precedenti versioni sono morte quando i politici europei si sono resi conto che anche Paesi alla periferia geografica sono già parti integranti dell’eurozona.

La proposta presentata da Francia e Germania la scorsa settimana incorpora parti delle proposte precedenti ma vanta quattro cerchi, due dei quali comprendono Paesi che collaborano con l’UE, non necessariamente membri dell’UE vera e propria. La prima cerchia ristretta sarebbe composta dai membri dell’eurozona e dell’area Schengen. Il secondo cerchio sarebbe composto da tutti i membri dell’UE che beneficerebbero dei fondi di coesione e delle politiche redistributive. Questi due cerchi coprirebbero l’intero blocco e costituirebbero il “nucleo dell’UE”. L’appartenenza a questi circoli sarebbe però subordinata a riforme politiche.

Il terzo cerchio comprenderebbe i Paesi associati all’UE. L’UE ha già accordi di associazione con Ucraina, Moldavia e altri Paesi nei Balcani occidentali, ma per appartenere al terzo cerchio i Paesi dovrebbero soddisfare determinati requisiti, compreso l’impegno a rispettare i principi e i valori comuni dell’UE, partecipare al mercato unico e contribuire, anche se meno dei membri principali, al bilancio dell’UE. Tutto ciò necessiterebbe di accordi di associazione aggiornati.

Il quarto cerchio sarebbe una prevista Comunità Politica Europea (EPC). Per far parte di questo circolo l’unico requisito sarebbe la volontà di cooperare in settori politici di “reciproca importanza e rilevanza come la sicurezza, l’energia o la politica ambientale e climatica”. La proposta rileva che, poiché i fattori geopolitici sono le ragioni principali dell’allargamento dell’UE, coloro che desiderano diventare membri dovrebbero allinearsi con l’UE non solo sulla sua strategia di sicurezza ma anche sulla sua politica di sanzioni. In questo modo, l’EPC fungerebbe da piattaforma per i potenziali candidati all’UE. Non tutti i Paesi che già hanno un accordo di associazione e cercano di aderire all’UE hanno aderito alla politica di sanzioni dell’UE nei confronti della Russia.

La proposta afferma che l’appartenenza al nucleo europeo – cioè ai primi due cerchi – richiede come minimo l’accettazione di tutte le norme e di tutti i regolamenti che governano l’UE. Raccomanda inoltre che gli attuali membri accettino una “applicazione più rigorosa dello stato di diritto” lanciando sanzioni contro quegli stati che violano questo principio, con l’accordo dei quattro quinti del Consiglio europeo. Non è chiaro se le sanzioni porterebbero all’espulsione dei membri dai due circoli interni.

Le riforme proposte intendono aumentare il potere normativo dell’UE. Una delle principali riforme proposte dal rapporto è quella di cambiare la presidenza a rotazione del Consiglio europeo da tre a cinque membri, ciascuno dei quali coprirà metà del ciclo istituzionale. “Almeno uno Stato membro più grande e con maggiore capacità ed esperienza amministrativa” dovrebbe sempre far parte di ciascun quintetto, suggerendo una chiara gerarchia.

Il rapporto propone una serie di riforme importanti, anche se talora arcane, delle istituzioni e delle procedure dell’UE. Fra queste c’è la modifica del sistema di voto del Consiglio europeo per dare più peso al voto a maggioranza qualitativa. In teoria, ciò eviterebbe situazioni di stallo e consentirebbe un processo decisionale più rapido, ma qualsiasi decisione possa influenzare la politica fiscale degli stati membri potrebbe creare una pericolosa frammentazione del Parlamento, rendendo difficile qualsiasi maggioranza.

Infine, la proposta chiede un nuovo modo per definire e difendere le risorse europee e suggerisce una profonda riforma del modo in cui il bilancio dell’UE viene adottato e speso. Se i cambiamenti verranno approvati, c’è da aspettarsi la revisione dei programmi di finanziamento dell’agricoltura e dei fondi di coesione per le regioni svantaggiate, soprattutto considerando che l’Ucraina è sia un importante produttore agricolo che la regione più svantaggiata d’Europa, al momento.

In effetti l’Ucraina costituisce la base del rapporto e l’ispirazione per molte delle riforme suggerite. C’è un ampio consenso sul fatto che l’espansione dell’UE debba essere riformata per rendere il processo più fluido e flessibile, ma nessuno stato è disposto a cedere parte del suo potere perché ciò accada. È probabile che questo sia l’inizio di un lungo dibattito non solo sulle riforme dell’UE ma anche sul rapporto tra UE e Ucraina.

 

(Nella mappa in testata, di Wikipedia, appaiono in blu i Paesi membri dell’Unione Europea nel 2023, in giallo i Paesi candidati all’adesione. Nei riquadri in alto a destra le isole francesi nel Pacifico e nell’Oceano Indiano, che in quanto territorio metropolitano francese fanno parte dell’Unione europea).

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