Riportiamo qui la breve intervista fatta al sindaco di Betlemme, Viktor Batarseh, dopo lo scoppio del conflitto fra Israele e Hamas nella striscia di Gaza, effettuata da Emanuela Borgnino e Davide Meinero durante l’incontro del 29 dicembre 2008.
Qual è la sua opinione in merito al conflitto israelo-palestinese?
Betlemme come altre città in Palestina non accetta quello che sta succedendo. Un intervento militare di tale portata rappresenta un massacro. Non è accettabile che i paesi della comunità internazionale tacciano di fronte ai gravi fatti di questi giorni. È un massacro di civili, donne e bambini non solo di terroristi. I missili lanciati da Gaza nell’ultimo periodo non hanno colpito nessun obbiettivo, tuttavia gli Israeliani si servono di tale pretesto per attaccare Gaza con missili che colpiscono i civili. L’azione israeliana è direttamente legata alla campagna elettorale per le elezioni del prossimo febbraio. Non possiamo giustificare un azione di questa portata che rivela l’intenzione di ottenere voti.
Quale soluzione propone per una risoluzione a breve termine del conflitto?
L’autorità Palestinese dalla Cisgiordania ha costruito ponti per instaurare una pace duratura, non c’è niente altro che possiamo fare. Gli Israeliani hanno risposto occupando i territori e innalzando muri…cosa possiamo ancora fare? A peggiorare la situazione contribuisce la divisione interna. Per creare una situazione stabile è necessario che la Palestina parli con una unica voce. Dobbiamo ritornare alla politica del dialogo e non delle pallottole.
Da tre giorni abbiamo addobbato la città con le insegne natalizie in questi giorni gli obbiettivi del mondo sono puntati sul Betlemme. Ma domani decideremo se rimuover le decorazioni per esprimere la nostra solidarietà ai fratelli palestinesi che stanno soffrendo a Gaza.
Che cosa dobbiamo aspettarci per i prossimi giorni?
È difficile fare una previsione. Mi sembra incredibile che fino ad ora le organizzazioni internazionali non abbiamo espresso la loro disapprovazione.
Sono molto preoccupato per la sorte del conflitto. Il 2009 è un anno per noi di elezioni che potrebbe cambiare gli equilibri futuri. È necessario che sia la popolazione a esprimere un bisogno di unità alle prossime elezioni.
Noi in Cisgiordania riconosciamo il ruolo del presidente Abu Mazen e del primo ministro Salam Fayyad. Auspichiamo che l’esito elettorale consolidi l’autorità del governo Palestinese in vista della risoluzione dei problemi attuali e futuri.
Dalle parole del sindaco possiamo trarre alcune brevi considerazioni.
Innanzitutto pur avendo condannato duramente Israele per l’attacco contro la striscia di Gaza, definendolo un massacro di civili, non si astiene dal criticare la politica di Hamas e di sottolineare la necessità di una voce unanime che parli a nome del popolo palestinese. A questo si aggiunge la dura accusa al governo israeliano, reo di aver operato una scelta bellica a fini elettorali.
Secondo, accusa la comunità internazionale di non aver fatto uno sforzo sufficiente per evitare una crisi di tali proporzioni. Ad oggi possiamo infatti testimoniare il fallimento delle proposte messe sul tavolo dall’ONU e dai membri della comunità internazionale, che non hanno ancora raggiunto un accordo sul da farsi.
La posizione della città di Betlemme si esprime attraverso un atto di condanna, sottolineata dall’esplicita dichiarazione del sindaco, che accusa Israele di rifiutare il dialogo avviato dal governo di Ramallah. Tale atteggiamento denota comunque una tendenza all’inasprimento delle relazioni fra le due controparti.
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