Da secoli l’isola di Mandanao nelle Filippine, di popolazione prevalentemente musulmana, è tormentata da guerriglie e ribellioni da parte di gruppi armati di vario nome. Negli ultimi 40 anni i morti della guerra civile sono stati più di 150000. Nel 2014 è stato trovato un accordo che ha dato origine al Bangsamoro Basic Law, cioè alla legge costitutiva della regione autonoma del Bangsamoro (in rosso nella mappa), ma a febbraio 2016 il parlamento filippino si è sciolto senza approvarla. Alle prossime elezioni potrebbe formarsi una maggioranza parlamentare contraria all’accordo. Se così forse, la guerra potrebbe ricominciare. È già successo: l’accordo precedente fu dichiarato incostituzionale dalla Corte Suprema nel 2008. La guerriglia riprese, obbigando 600000 abitanti a fuggire dalle proprie case e vivere come rifugiati.
Fino a circa 150 anni fa Mandanao era un sultanato, legato agli altri sultanati islamici del Borneo e dell’Indonesia. I musulmani di Mindanao da allora si ribellano al governo filippino, che considerano illegittimo. Il governo reprime l’insurrezione con l’esercito e gioca politicamente le diverse fazioni ribelli l’una contro l’altra, per indebolirle. Nel 1996 era già stato raggiunto un accordo, non attuato, con il Moro National Liberation Front (MNLF), rivale dell’attuale MILF (Moro Islamic Liberation Front). Come in molti altri paesi islamici l’ideologia insurrezionale nella seconda metà del XX secolo era nazionalista, ora è diventata islamista. Le ideologie cambiano, ma l’obiettivo è sempre lo stesso: l’indipendenza e la possibilità di sfruttare le ricchezze del territorio.
L’accordo per l’autonomia del Bangsamoro, raggiunto nel 2014, prevede un parlamento locale, un corpo di polizia e tribunali locali, indipendenti dal governo centrale, la spartizione delle tasse fra il governo locale e quello centrale. In cambio il MILF dovrebbe disarmare i suoi guerriglieri e quelli dei gruppi più estremisti. Da allora vari gruppi politici e gruppi islamisti minoritari si oppongono attivamente per evitare che venga approvato dal parlamento e implementato. Un episodio particolarmente violento di tale opposizione fu la morte di 44 poliziotti nel 2015, in uno scontro con jihadisti che il MILF non era riuscito a tenere sotto controllo.
Le Filippine consistono di 7000 isole con 36000 chilometri di coste, alcune molto facilmente attaccabili e conquistabili dall’esterno. Consolidare la coesione interna è il primo imperativo del governo filippino, per poter eventualmente affrontare pericoli provenienti dall’esterno. Gli islamici di Mandanao non sono l’unico gruppo ribelle armato: da decenni in larghe aree del paese operano anche i 4000 guerriglieri armati del New People’s Army, un gruppo maoista.
Il governo centrale cerca di raggiungere compromessi sulla divisione della tasse sulle risorse naturali, che sono molte. A Mindanao ad esempio ci sono giacimenti non sfruttati di oro, rame, zinco, nickel, manganese e ferro. Lo sfruttamento richiede investitori dall’estero e compratori dall’estero, ma senza pace e sicurezza non si trovano né gli uni né gli altri.
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