La complicata mappa del potere
a Gaza

02/01/2011

Il 13 gennaio il primo ministro di Gaza Ismail Haniyeh ha ordinato ai vari gruppi armati di interrompere il lancio dei razzi contro Israele e di rispettare il cessate il fuoco proclamato da Hamas nel gennaio 2009. Al momento Hamas non ha alcuna intenzione di scatenare un nuovo conflitto, perché deve prima eliminare l’opposizione interna e arginare Fatah in Cisgiordania.

Nel corso degli anni Hamas ha ottenuto la fiducia dei Palestinesi fino a vincere le elezioni del 2006 perché offriva alla popolazione i servizi sociali che la debole Autorità Palestinese non poteva garantire. Ma dopo il colpo di stato e il successivo isolamento internazionale iniziò ad avere problemi economici e fu costretto a smantellare parzialmente la rete di servizi che aveva messo in piedi, aprendo la strada a nuovi gruppi rivali, ancora più radicali.

Hamas ha sempre usato questi gruppi che lanciavano razzi contro Israele per ottenere concessioni da Israele, dall’Egitto e da Fatah. Così facendo ha aumentato la rivalità fra i Palestinesi  di Cisgiordania e di  Gaza.

Quando Hamas è stato costretto dalla pressione israeliana a moderare i toni, i Palestinesi più estremisti hanno deciso di dar vita a gruppi armati autonomi per continuare a combattere contro Israele. Per non perdere il controllo di Gaza, Hamas ha reagito perquisendo le moschee ‘nemiche’, uccidendo i più estremisti e confiscando le loro armi.

I gruppi a Gaza possono essere divisi in quattro categorie principali.

1) Le forze di sicurezza di Hamas

Dopo il colpo di stato, Hamas ha creato due corpi di polizia sottoposti al Ministero dell’Interno. Uno pattuglia le strade in uniforme e si occupa dei problemi più semplici d’ordine pubblico. L’altro invece è un corpo di agenti in borghesela ‘Sicurezza Interna’ – conosciuti per la loro brutalità con i presunti collaboratori di Israele, i membri di Fatah e gli estremisti islamici salafiti che osano sfidare il potere di Hamas.

Quasi tutti i poliziotti sono ex membri dell’ala militante di Hamas, le Brigate Izz al-Din al-Qassam.

I sostenitori civili di Hamas si dividono in due gruppi: uno guidato dal primo ministro di Gaza Ismail Haniyeh, l’altro guidato da Khaled Meshaal, che vive a Damasco. Meshaal è più estremista e incita costantemente i suoi alla ribellione e alla guerra aperta, mentre Haniyeh, preoccupato dalle incursioni israeliane a Gaza, usa toni meno infiammati.

Meshaal, pur vivendo all’estero, ha un grande potere perché gestisce i finanziamenti ad Hamas – provenienti soprattutto da Arabia Saudita e Iran.

2) Gli islamisti radicali

Gli estremisti islamici a Gaza seguono l’interpretazione salafita – rigidamente conservatrice – dell’Islam, a differenza di Hamas che segue i dettami dei Fratelli Musulmani. Per evitare contrasti di natura teologica Hamas ha tentato di incorporare i Salafiti nelle Brigate al-Qassam per diluirne il potenziale rivoluzionario.

Il Palestinian Islamic Jihad (PIJ) ad esempio è un gruppo jihadista, salafita e nazionalista, secondo solo ad Hamas, che consta di circa 1000 guerriglieri. Il PIJ non partecipa alle elezioni e non fornisce servizi alla popolazione. Pur essendo sunnita, si ispira all’esempio della rivoluzione islamica iraniana del 1979 e riceve quasi tutti i finanziamenti dall’Iran – Mentre Hamas ottiene finanziamenti da Siria, Turchia, Iran, Egitto e Arabia Saudita. Molti membri del suo braccio armato – le brigate al-Quds – sono stati arrestati da Hamas, tuttavia il PIJ ha continuato a lanciare razzi contro Israele per impedire qualsiasi forma di negoziato fra Hamas e Israele.

3) I laici

Si tratta soprattutto dell’ala armata di al Fatah e dei gruppi staccatisi dall’OLP agli inizi degli anni ’70: le Brigate dei Martiri di al-Aqsa, la Brigata Abu al-Rish (più piccola), le Brigate Samial-Ghul e altri gruppi più radicali come Tanzim e i Cavalieri della Tempesta.

Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (circa 1000 guerriglieri) e il Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina (500 guerriglieri) sono due movimenti di estrema sinistra nati negli anni ’60. Entrambi appoggiati dalla Siria, si battono per la creazione di uno stato palestinese e criticano apertamente l’OLP per la sua posizione conciliante nei confronti di Israele. Negli ultimi anni si sono alleati con Hamas per tenere viva la lotta contro lo stato ebraico.

4) I jihadisti

A Gaza si stanno moltiplicando i gruppi jihadisti radicali. I più grandi, ormai oltre un centinaio, hanno reclutato  guerriglieri fra chi è scontento della politica di Hamas, e hanno intessuto legami con al Qaeda. Questi non si battono per la nascita di una nazione palestinese, ma per l’istituzione del califfato universale, e non si limitano a lanciare razzi contro Israele ma prendono di mira anche le istituzioni occidentali ‘infedeli’ a Gaza – Internet Café, centri cristiani, etc. Si tratta di piccole cellule organizzate su base clanica.

Uno dei gruppi più importanti è Jaish al-Islam, che conta circa 450 membri, ed è responsabile del rapimento del reporter della BBC Alan Johnson e del soldato israeliano Gilad Shalit – ora nelle mani di Hamas. Nel novembre del 2010 l’IDF ha lanciato un attacco aereo nella striscia di Gaza per uccidere  tre miliziani di Jaish al-Islam, accusati di aver organizzato un piano per rapire  turisti israeliani nel Sinai.

Hamas, che vuole avere il monopolio del potere politico a Gaza, è intervenuto costantemente contro i gruppi jihadisti che non si sottomettono alla sua autorità.

A cura di Davide Meinero

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