Da un articolo di Andrew Davidson per GPF del 18 luglio 2025.
(La mappa in testata mostra la vulnerabilità dell’Europa e delle basi NATO ai missili russi)
Per circa 80 anni il sistema internazionale e la dottrina militare hanno rispecchiato la struttura del mondo della Guerra Fredda: un mondo bipolare, caratterizzato da blocchi statici di alleanze, confini chiaramente definiti e schemi di escalation prevedibili. La dottrina militare era concepita per una guerra tra superpotenze industriali, condotta con eserciti massicci, mezzi corazzati pesanti e profonde linee logistiche, lungo fronti ben definiti. Presupponeva tempo e capacità di mobilitare e ammassare grandi forze, con retrovie relativamente sicure. La potenza militare si misurava in divisioni, carri armati e bocche da fuoco. Il volume contava più della precisione. Quel modello persistette anche dopo il crollo dell'Unione Sovietica, persino dopo l’11 settembre. Gli USA rafforzarono reti logistiche su larga scala, basi operative avanzate e strutture di comando centralizzate per gestire anche contesti asimmetrici. In Iraq e persino in Afghanistan, dove l'avversario mancava di massa e manovrabilità, gli Stati Uniti si sono affidati a basi statiche, pattuglie corazzate e catene di comando gerarchiche.
Oggi è evidente che la proliferazione di munizioni a guida di precisione, la ricognizione continua tramite satelliti e droni e le nuove forme di guerra informatica ed elettronica rendono le forze di massa vulnerabili prima ancora di entrare in azione. I nemici possono colpire in profondità, accecare le reti di comando e colpire le forze ammassate in fase di preparazione. Le retrovie non sono più santuari ma bersagli. La forza di massa deve cedere il passo alla mobilità, all'inganno e alle uccisioni mirate secondo un modello preciso. Il nuovo modello di guerra richiede dispersione delle forze, capacità di sopravvivenza anche con forze danneggiate e ridotte, integrazione digitale fra tutti i fronti.
La guerra tra Russia e Ucraina ha mostrato i fallimenti del modello della Guerra Fredda in tempo reale. La Russia è entrata in guerra secondo la logica operativa dell'era sovietica, nonostante fosse stata equipaggiata tatticamente con droni, capacità di guerra elettronica e un sistema di reti integrate. Le forze ucraine hanno operato con agilità e dispersione, prendendo di mira formazioni, depositi e nodi di comando russi in tempo reale, anche nelle retrovie. La guerra elettronica ha accecato i droni e interrotto le comunicazioni. I Russi hanno resistito grazie alla grande superiorità delle forze, ma non sono riusciti ad avanzare che di pochi chilometri in oltre tre anni.
In base a questa esperienza gli USA hanno intrapreso riforme strutturali e dottrinali per ridurre la propria dipendenza da infrastrutture di massa e statiche ed aumentare grandemente la capacità di operare in ambienti contesi e affollati di dati.
Oggi la dottrina delle Operazioni Multi-Dominio dell'Esercito degli Stati Uniti considera terra, aria, spazio, cyber e campo elettromagnetico come un unico campo di battaglia integrato. Dà priorità al fuoco di precisione a lungo raggio, alle manovre trasversali e al flusso di informazioni in tempo reale per il massimo vantaggio decisionale. Invece di usare le unità disperse per le tradizionali spinte corazzate, le si usa sfruttando sensori e reti per bloccare o danneggiare le capacità avversarie prima che si avvicinino.
Il concetto di Agile Combat dell'Aeronautica Militare USA oggi pone l’accento sulla capacità di rapida dispersione verso aeroporti di emergenza o civili, con squadre di supporto mobili e riserve di carburante e munizioni pre-posizionate, per complicare il targeting avversario e garantire la continuità delle operazioni in caso di attacchi missilistici o elettromagnetici.
Il Force Design 2030 del corpo dei Marines americani ristruttura le forze in vista di una guerra sugli isolotti e sui litorali. Carri armati e artiglieria pesante sono gradualmente sostituiti da reggimenti litorali, piccole unità altamente mobili, capaci di colpire i nodi di forze avversarie ampiamente distribuite.
La Marina degli Stati Uniti ha adottato la dottrina ‘Distributed Maritime Operation’ (DMA) per aumentare la sopravvivenza e l'imprevedibilità operativa della flotta. Vi hanno un ruolo di rilievo numerose unità di combattimento piccole, piattaforme senza pilota e punti di comando e controllo decentralizzati.
La dottrina ‘Competitive Endurance’ utilizzata dalla Space Force riconosce che lo spazio è luogo insicuro a causa delle armi anti-satellite. La strategia punta soprattutto alla resilienza attraverso la disaggregazione e ricostituzione delle forze, l'integrazione dei satelliti con altre reti spaziali, anche commerciali, allo scopo di mantenere l'accesso in qualunque condizione.
A livello istituzionale, il Dipartimento della Difesa sta investendo nel Joint All-Domain Command and Control (JADC2) e nella sua controparte multinazionale (CJADC2), per sostituire i sistemi gerarchici con reti dinamiche, capaci di connettere in tempo reale piattaforme e unità delle varie armi e servizi, nonché quelle degli alleati, su tutti i possibili fronti.
La svolta del Pentagono verso sistemi resilienti, modulari e definiti dal software sta rimodellando le priorità di approvvigionamento e dunque l’industria stessa della difesa. L'enfasi è ora sui sistemi senza pilota, sulle architetture aperte e sui carichi utili multi-missione. La recente legislazione, tra cui il "Big Beautiful Bill" e le relative disposizioni espandono gli appalti pluriennali a supporto di sistemi di nuova generazione.
Gli Stati Uniti e i loro alleati stanno preparando guerre definite da velocità, dispersione e integrazione. Ciò non significa che la massa sia irrilevante. La dimensione totale delle forze e la disponibilità costante di personale sono ancora importanti, ma la massa non può più essere concentrata come un tempo. La sopravvivenza ora richiede la dispersione della massa su reti, nodi e quadranti geografici diversi, per evitare il rilevamento e la distruzione.
In un mondo in cui i satelliti e le capacità di attacco a lungo raggio comprimono il tempo e cancellano la libertà di manovra nelle retrovie, il vantaggio militare appartiene a coloro che riescono a percepire, decidere e agire più rapidamente dell’avversario. La potenza dipende dalla velocità e dalla resilienza delle reti che collegano sensori, tiratori e decisori su tutti i fronti.
È importante ripensare il comando e il controllo: architetture incentrate sui dati, sistemi di supporto decisionale automatizzati e targeting potenziato dall'intelligenza artificiale per funzionare in ambienti ad alta velocità. Piuttosto che cercare il predominio sul terreno, o nei cieli, o sui mari, l'obiettivo è un vantaggio interdisciplinare in cui spazio, cyberspazio e spettro elettromagnetico plasmano i risultati su terra e mare prima ancora che venga sparato il primo colpo.
Occorre creare una base industriale capace di scalabilità, velocità e adattabilità. Sistemi come munizioni vaganti, piattaforme anti-droni e kit logistici mobili sono essenziali, ma non possono essere costruiti con lunghi tempi di approvvigionamento. L'era della massa è finita. L'era della manovrabilità, delle reti e della resilienza è iniziata. Strategia e struttura devono essere coerenti con la realtà.
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