Intervento della Prof. Dina Porat 07.11.08 – Università degli Studi di Torino, Direttrice del dipartimento di Studi sull’antisemitismo e sul razzismo contemporaneo dell’Università di Tel Aviv e Visiting Professor all’Università degli Studi di Venezia.
L’antisemitismo oggi, e con oggi intendo dal 2000 in poi, è diventato non solo un problema del mondo ebraico ma riguarda gran parte del mondo.
L’OSCE, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa che conta 55 paesi membri, negli ultimi anni si è dedicata in modo particolare a questa tematica. Infatti sia durante la conferenza di Vienna nel 2003 che quella di Berlino nel 2004 si è affrontato il problema dell’antisemitismo decidendo, soprattutto durante la conferenza di Berlino, i passi necessari per combatterlo. Si è così delineata una linea d’azione che si può riassumere in tre punti:
Definire che cos’è l’antisemitismo
Legiferare contro l’antisemitismo
Attuare le leggi contro l’antisemitismo
Lo sforzo maggiore a livello politico internazionale è stato quello di trovare una definizione di antisemitismo, anche con l’aiuto di esperti ed accademici. La conferenza di Cordoba del 2005 ha consolidato la definizione elaborata negli anni precedenti. Inoltre durante l’assemblea generale delle Nazioni Unite a New York nel dicembre del 2005 si è stabilito di commemorare le vittime della Shoah il 27 gennaio di ogni anno (in Italia è il Giorno della Memoria).
Negli anni recenti si ritiene che il problema dell’antisemitismo non è più solo una questione che riguarda la comunità ebraica, ma si riflette anche in Europa e sulla comunità internazionale.
Il motivo di questo cambiamento nasce dai problemi che i paesi europei e il nord America stanno affrontando con le minoranze etniche e religiose e con gli immigrati. Se la comunità internazionale ha già questi problemi con altre realtà, perché il suo sforzo si concentra inizialmente al problema dell’antisemitismo? Per rispondere a questa domanda dobbiamo definire che cosa è il nuovo antisemitismo, infatti dal 2000 non si parla più di antisemitismo, ma di “nuovo antisemitismo”.
Dal punto di vista storico è incominciato nell’ottobre del 2000 in Medio Oriente con l’Intifada, ma nello stesso periodo in Europa e soprattutto in Francia si sono verificati attacchi contro ebrei e sinagoghe. Il fenomeno si è poi acuito con la conferenza di Durban del 2001, e due giorni dopo la fine della conferenza c’è stato l’attacco alle torri gemelle.
Dal punto di vista geografico il nuovo antisemitismo si esprime soprattutto nel mondo democratico in Europa occidentale e in nord America, mentre prima era concentrato in Russia, America latina e paesi arabi. Assistiamo quindi a uno spostamento geografico.
Si è evidenziata anche una differenza nel tipo di attacchi dalla fine degli anni 90. Prima gli attacchi erano almeno al 60% violazioni di cimiteri, dall’inizio del 2000 gli attacchi si sono rivolti alle sinagoghe (60 sinagoghe in poche settimane in Francia), e dal 2003 in poi le violenze si sono rivolte verso le persone, anche se continuano sporadiche violenze verso le sinagoghe.
Un altro cambiamento nel nuovo antisemitismo è l’identità di coloro che attuano gli attacchi. Nella metà degli anni 90 erano aderenti a movimenti dell’estrema destra (che continuano ancora oggi con attacchi verso le sinagoghe, soprattutto in Germania). Ma oggi sono principalmente immigrati mussulmani di prima e seconda generazione. Le violenze sono di tipo verbale e visivo da parte delle comunità locali di estrema sinistra; caratteristiche queste che portano a chiamare l’antisemitismo attuale “nuovo”. Le differenze quindi sono la data d’inizio, le aree geografiche di violenza e gli attori sociali
Il nuovo antisemitismo si identifica spesso con l’antisionismo. Ma quali sono i motivi? Che cosa è successo dall’inizio del nuovo millennio che porta alla nascita del nuovo antisemitismo? Sostengo che il nuovo antisemitismo sia nato nel momento in cui si sono creati dei punti di contatto tra le necessità degli immigrati di prima e seconda generazione e l’estrema sinistra. Questi punti di contatto tra i due gruppi sono di tipo sociale, finanziario e politico e si possono individuare in due fenomeni: la globalizzazione e i sentimenti anti americani.
La Globalizzazione
La sinistra è contro la globalizzazione, contro i grandi poteri delle banche e delle multi nazionali, per contro è a favore delle piccole imprese. Quindi è vicina al mondo degli immigrati mussulmani che vedono la globalizzazione come un attacco contro la tradizione, e si sentono inadeguati rispetto alla modernizzazione del mondo e sono quindi anti globalizzazione.
Globalizzazione e anti-semitismo, la connessione è stata creata automaticamente sfruttando lo stereotipo dell’ebreo ricco che si ritiene star dietro la globalizzazione, che è proprietario di banche e aziende. Si ritiene che gli Ebrei traggano vantaggio dalla globalizzazione: ecco il legame con l’antisemitismo.
Le ondate di immigrazione hanno creato problemi tra comunità locali e immigrati. Le ondate prodotte dalla globalizzazione si riversano dal sud verso il nord del mondo, in modo particolare verso l’Europa e il nord America. Chi ritiene che gli Ebrei stiano dietro alla globalizzazione riesce in questo modo ad accusarli anche di stare dietro all’immigrazione e di trarne vantaggio.
I Sentimenti Anti-Americani
Non so ora con l’elezione di Barak Hussein Obama, ma negli anni scorsi i sentimenti anti americani sono stati forti nella sinistra europea, nei paesi arabi mussulmani e nei gruppi di immigrati. Gli USA venivano visti come il forte potere occidentale moderno, come una minaccia ai paesi tradizionalisti ancora più forte dopo l’attacco alle torri gemelle. Anche in questo caso gli Ebrei sono visti come sostenitori degli USA. La sinistra è anti-fascista e anti-colonialista come gli immigrati che sono stati colonizzati e che ne risentono ancora oggi a causa della loro situazione di povertà. Il colonialismo è considerato una conseguenza dei regimi “fascisti”.
In Europa ci sono molti milioni di immigrati, circa 20 milioni di immigrati mussulmani, senza contare gli altri. Il problema per loro è quello dell’integrazione. La domanda è integrarsi perdendo parte della proprio identità, oppure no. La Francia è l’esempio ideale in quanto stato laico e secolare che cerca l’integrazione dell’immigrato nella società europea. Ma anche qui vi sono enormi problemi tra immigrati e comunità locali e la tensione ricade ancora sulla testa delle comunità ebraiche viste come integrate, come minoranze che ce l’hanno fatta mentre gli altri no. Per questo gli Ebrei divengono spesso oggetto della rabbia degli immigrati.
Teniamo presente che molte ONG sono sostenitori della sinistra, con cui hanno in comune le seguenti caratteristiche:
anti globalizzazione
anti Americanismo
anti fascismo
anti colonialismo
anti nazionalismo
internazionalismo
Spesso le ONG sono anche contro Israele e gli Ebrei, accusati di essere conservatori, con uno stato nazionale obsoleto che tende al passato e non all’internazionalismo.
In altre parole l’antisemitismo è stato collegato con il Medio Oriente e le tensioni che vi esistono; quindi secondo questa mentalità le radici dell’antisemitismo sono in Medio Oriente.
Ma se si guarda accuratamente le motivazioni sono molto diverse. La ragione principale non è il Medio Oriente, che al massimo rappresenta il fiammifero che accende il fuoco, mentre la legna che arde sono i problemi con gli immigrati in Europa e le tensioni sociali.
La sinistra tende ad occuparsi dei bisognosi, ha molti punti di contatto con gli immigrati che sono i bisognosi della società.
Quando antisemitismo e antisionismo si sono legati? La politica in Medio Oriente non può essere presa come scusa per l’antisemitismo. L’antisionismo e l’antisemitismo hanno un legame che è stato analizzato e del quale si è detto: non si può essere contro un movimento o un entità nazionale e negare il suo diritto a sopravvivere. Ogni nazione ha diritto al proprio movimento nazionale e a un’identità nazionale, attaccare questo diritto è una forma di antisemitismo, cioè un atto di discriminazione.
Le ragioni dell’antisemitismo sono radicati in Europa nel contesto della società politica. Le europee temono che l’antisemitismo possa rappresentare solo l’inizio di un movimento contro altre minoranze, che possa svilupparsi nei confronti dei Rom o dei lavoratori stranieri immigrati.
L’antisemitismo è un problema cruciale perché rappresenta il primo rilevatore di un problema più grave causato dalle tensioni sociali nei nostri paesi. Gli scontri del 2007 in Francia hanno destato la preoccupazione delle organizzazioni internazionali e l’Europa deve capire che cosa sia l’antisemitismo e legiferare per evitare l’inizio di altri problemi.
Vi è necessità di lavorare insieme alle organizzazioni internazionali da parte delle comunità ebraiche cercando di cooperare senza confinarsi. E’ importante questa collaborazione per contenere e limitare il fenomeno.
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