Si riattizza la lunga inimicizia fra Giappone e Corea

30/08/2019

Cliccare sull'immagine per ingrandirla.

 

Molti avranno letto con stupore delle recenti dimostrazioni di ostilità fra la Corea del Sud e Giappone, ma i due paesi hanno una storia secolare di inimicizia, che venne accantonata durante la Guerra fredda, quando entrambi i paesi si ritrovarono schierati con gli USA contro la Corea del Nord e la Cina.

Ora però la Guerra fredda è finita, la Corea del Sud spera di riuscire a raggiungere accordi distensivi con il Nord e il Giappone teme che questi preludano ad un futuro allineamento dell’intera Corea agli interessi cinesi. Il Giappone si sta riarmando e sta rafforzando la flotta proprio per timore che la Cina diventi potenza egemone nella regione. Nel far questo riaccende anche il proprio nazionalismo, che offende i Coreani.

La disputa attuale è iniziata con la richiesta coreana di compensazione per lo sfruttamento del lavoro forzato coreano da parte dei Giapponesi per le produzioni di guerra. A gennaio 2018 la Corea ha sequestrato una serie di beni giapponesi in Corea come garanzia. In risposta il Giappone ha imposto controlli e ostacoli all’esportazione in Corea di sostanze chimiche che la Corea non produce ma sono indispensabili per l’industria high-tech coreana. Ora i grandi conglomerati industriali coreani, come Samsung, dovranno trovare fornitori alternativi. Ad agosto 2019 la Corea ha annunciato la decisione di uscire dall’accordo trilaterale stretto nel 2016 con il Giappone e gli Stati Uniti per la condivisione di informazioni di intelligence per la sicurezza. 

Un po’ di storia

(mappa a lato) Verso la fine del 1500 l’imperatore Hideyoshi, dopo aver unificato i diversi regni del Giappone, tentò di costruire un impero unico attorno al Mar Giapponese, al Mar Giallo e al Mar Cinese meridionale, che perciò includesse la Corea, la Manciuria (regione a ovest della Corea, che faceva parte dell’impero cinese) e le regioni costiere della Cina, oltre alle Filippine, Taiwan e Goa. Iniziò con l’invadere nel 1592 la Corea, che allora era nota come impero Chosun o Joseon, per poi penetrare in Manciuria e Cina, ma l’esercito dei Ming resistette e poi fermò i Giapponesi sul fiume Yalu, che ancor oggi è la frontiera fra Cina e Corea. Hideyoshi ritentò l’impresa nel 1597 con una spedizione di 150000 uomini che non riuscirono a sfondare le difese cinesi, ma tornarono a casa con oltre 38000 nasi tagliati ai cadaveri dei nemici vinti, per lo più coreani, che furono accatastati sotto un monumento cui i capi del governo giapponese rendono ancora omaggio ogni anno.

Il successore di Hideyoshi, Tokugawa Ieyasu, cercò di riparare i rapporti con la Corea, ma senza successo. Qualche decennio più tardi la Corea fu nuovamente devastata e depredata dai Qing, dinastia manciù che si ribellò ai Ming proprio perché contraria alla guerra contro il Giappone. I Qing prima invasero e devastarono la Corea dei Chosun, poi avviarono una campagna vittoriosa contro i Ming per conquistare il potere imperiale cinese nel 1644. Il potere della dinastia Qing fu sempre considerata dai Coreani una aberrazione di cui anche i Cinesi erano vittime più che colpevoli, il regno illegittimo di usurpatori barbari che avevano infranto i valori fondanti la vera cultura cinese, quella confuciana. Verso i Giapponesi invece i Coreani coltivarono paura e desiderio di vendetta.

Nel 1894 i Giapponesi invasero nuovamente la Corea, che da un decennio era in preda a crisi economiche e politiche, rivolte e guerre civili. La Corea era un regno autonomo ma ancora formalmente sottoposto all’imperatore cinese. Scoppiò la guerra Sino-Giapponese, che durò due anni e terminò con la sconfitta della Cina. La dinastia Qing perse potere e prestigio anche all’interno della Cina, che era in piena decadenza tecnologica, economica, militare. Il Giappone invece era in piena ripresa economica e tecnologica e aspirava di nuovo a essere potenza egemone sulle terre e sui mari della regione. I Giapponesi cercarono di gestire il potere in Corea senza arrivare all’annessione formale, ma in modo crudo e brutale, e la Corea visse un altro periodo di complotti, ribellioni e assassinii.

Ad approfittare dell’indebolimento della Cina e delle difficoltà dei Giapponesi in Corea furono i Russi, che volevano estendere il proprio impero fino alle coste del Pacifico, cioè in Manciuria e Corea, scatenando la reazione del Giappone. Scoppiò la guerra Russo-Giapponese del 1904-1905, vinta dai Giapponesi, cui fece seguito l’annessione formale della Corea al Giappone nel 1910, che durò fino al 1945, con la sconfitta del Giappone nella Seconda guerra mondiale.

Nelle parole di un ambasciatore giapponese: ‘Da un punto di vista strategico, la Corea è per il Giappone una spada sempre puntata in direzione del suo cuore. Chi ha in mano questa spada è questione di importanza suprema per il Giappone.’ Uno sguardo alla carta geografica fa capire queste parole.

Nel periodo di occupazione e poi di annessione il Giappone portò modernità e sviluppo alla Corea. Non soltanto sviluppo economico, ma anche un sistema giudiziario funzionante, un sistema monetario con tallone aureo, un sistema di scuola pubblica universale, una rete di strade, ferrovie, telegrafo. Nell’arco di un decennio la vita media dei Coreani migliorò enormemente. Ma i Giapponesi tentarono di estirpare la cultura e la storia coreana per promuovere adesione emotiva alla cultura e alla storia giapponese e trasformare i Coreani in leali patrioti giapponesi. L’operazione non riuscì (è un’operazione che non è mai davvero riuscita a nessuno nella storia, con buona pace degli assimilazionisti convinti). La Cina, al contrario, aveva richiesto il riconoscimento dei suoi diritti imperiali, incluso il pagamento di tasse e l’adozione del modello confuciano di gestione dei rapporti, senza mai tentare di cancellare la peculiarità della storia, della cultura, delle tradizioni locali. I Giapponesi consideravano i Coreani portatori di una versione un po’ arretrata e deviante della loro stessa cultura, i Cinesi no. La reazione dei Coreani fu lo sviluppo di un forte nazionalismo visceralmente anti-giapponese.

 

La storia come arma

Nei momenti di crisi e di incertezza riesplodono passioni che sembravano del tutto superate, che siano amori oppure odi, sia nelle singole persone sia nei popoli. Più lunga è la storia, più radicate e più tenaci sono le vecchie passioni, che possono venir usate come arma di attacco e di difesa. Chiunque abbia seguito gli avvenimenti internazionali dall’inizio degli anni ‘90 ha visto antiche passioni risorgere e portare alla guerra nei Balcani, nel Medio Oriente, in Africa e in Asia Centrale. Ora si riattizzano le antiche rivalità o gli antichi odi fra hindu e musulmani in India, fra buddisti e musulmani in Myanmar, fra arabi e persiani, fra curdi e turchi, fra beduini e arabi, fra russi e ucraini, fra amara e oromo in Etiopia, fra etnie nere ed etnie arabe in Sudan, persino fra catalani e castigliani in Spagna. La guerra dei dazi attualmente in atto riattizzerà altre antiche diffidenze e rivalità, soprattutto in Cina. La Cina ha una riserva storica di memorie cui attingere per resistere e darsi forza e coesione, che è la più lunga di tutta la storia umana… Buona fortuna a noi!

Lascia un commento

Vuoi partecipare attivamente alla crescita del sito commentando gli articoli e interagendo con gli utenti e con gli autori?
Non devi fare altro che accedere e lasciare il tuo segno.
Ti aspettiamo!

Accedi

Non sei ancora registrato?

Registrati

I vostri commenti

Per questo articolo non sono presenti commenti.