Il bolivar venezuelano sarà ufficialmente svalutato a inizio marzo, portando la parità col dollaro a 6,3. Ma il cambio del bolivar sul mercato nero è ben inferiore, dunque è probabile che la svalutazione non basterà a risolvere il problema del mercato nero della valuta, né quello delle derrate alimentari. La svalutazione abbasserà il valore in dollari del debito dello stato, ma aumenterà il costo dei prodotti importati ed aumenterà l’inflazione già molto alta, attorno al 20%. I Venezuelani hanno vissuto cinque svalutazioni ufficiali in 15 anni, sanno che conseguenze aspettarsi, perciò c’è già una corsa all’accaparramento nei supermercati, prima che aumentino i prezzi. Ora ci si aspetta che il governo aumenti il prezzo interno della benzina di un importo pari alla svalutazione. Il petrolio è venezuelano, ma la sua raffinazione viene fatta all’estero, soprattutto negli USA, ed è pagata in dollari. L’aumento del prezzo della benzina però sarebbe un provvedimento estremamente impopolare e rischiosa: l’aumento del prezzo del petrolio fu proprio la scintilla che fece scoppiare la sanguinosa rivolta di Caracazo nel 1989. La salute di Chavez è precaria, il governo effettivo non è più nelle sue mani. Il governo ad interim cerca di salvare il paese dal disastro economico, ma la situazione è difficilissima, i rischi di rivolte sociali molto alti.
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