A fine ottobre l'Ufficio Federale di Statistica ha segnalato un rallentamento dell'economia tedesca. Il settore manifatturiero è in difficoltà, le esportazioni continuano a indebolirsi e l'inflazione è in crescita. Il modello economico post-Guerra Fredda che ha a lungo sostenuto la prosperità tedesca sta crollando. Berlino cerca ora un nuovo motore di crescita. La spinta al riarmo – presentata pubblicamente come una risposta all'aggressione russa – serve anche come mezzo per rilanciare l'industria tedesca con esportazioni di sistemi per la difesa.
I due pilastri del modello di crescita tedesco erano l'accesso a energia importata a basso costo, principalmente gas naturale russo, e l'esportazione di beni manifatturieri di alto valore. Per anni, questa combinazione ha prodotto surplus affidabili e stabilità politica. Ma tutto prese a cambiare nel 2022, quando la Russia invase l'Ucraina. Praticamente da un giorno all'altro, settori ad alta intensità energetica come quello chimico e automobilistico subirono enormi danni.
Il secondo colpo al modello tedesco arrivò da più direzioni:
Nel 2023 la Cina divenne il maggiore esportatore di automobili al mondo. Le case automobilistiche tedesche si sono ritirate dalla Russia all’inizio della guerra, ora sono state colpite anche dai dazi di Trump. La perdita di oltre 1 miliardo di euro di Volkswagen nel terzo trimestre sottolinea quanto l'industria manifatturiera tedesca sia esposta agli shock commerciali globali.
L'economia interna è stagnante. L'inflazione erode il potere d'acquisto, elevati tassi di interesse frenano gli investimenti. L'Istituto economico tedesco stima che circa un terzo delle aziende (incluso il 41% delle aziende manifatturiere) preveda di tagliare il personale nel prossimo anno.
Berlino si rivolge ora al settore della difesa. Il Cancelliere Friedrich Merz ha dichiarato che occorre prepararsi ad affrontare un mondo sempre più pericoloso, l’apparato di sicurezza tedesco parla apertamente di prepararsi a un'escalation con Mosca. Il pericolo non è certo imminente: dopo oltre tre anni e mezzo di guerra contro l'Ucraina le risorse militari della Russia sono scarse, l’economia indebolita. Ma l'invasione in corso, gli attacchi ibridi e la retorica minacciosa proveniente dal Cremlino aiutano i funzionari tedeschi a giustificare livelli senza precedenti di investimenti militari. Il governo tedesco ha già stanziato 100 miliardi di euro per il riarmo della Bundeswehr e altri 500 miliardi di euro per le infrastrutture. I piani prevedono l'espansione delle forze armate a 600.000 effettivi e la reintroduzione del servizio militare obbligatorio.
Rheinmetall, il più grande produttore tedesco di veicoli blindati e munizioni, ha registrato un aumento del fatturato del 24% nella prima metà del 2025, un massimo storico. Gli ordini per carri armati, artiglieria e i veicoli di sostegno al fuoco sono aumentati, perché i paesi europei riarmano e ricostituiscono le scorte esaurite dagli aiuti all'Ucraina.
A livello continentale si prevede che il nuovo programma SAFE (Security Action for Europe) dell'Unione Europea amplificherà la domanda. SAFE erogherà fino a 150 miliardi di euro in prestiti agli Stati membri per l'approvvigionamento congiunto di armi per la difesa. L’Associazione Federale dell'Industria della Difesa Tedesca ha raccomandato alle case automobilistiche di riconvertire le proprie capacità produttive per la produzione di equipaggiamenti per la difesa.
Ma questa riconversione non è priva di rischi. Ci sono colli di bottiglia nella produzione, carenza di manodopera e limiti nella catena di approvvigionamento. Inoltre il settore della difesa non può assorbire l'intera forza lavoro industriale. Anche i rischi sociali e politici abbondano, perché si stanno riducendo i fondi disponibili per l'edilizia abitativa, la sanità e l'istruzione. C’è poi la dipendenza da materie prime importate. Gli sforzi dell'UE per assicurarsi le terre rare dall'Asia centrale non hanno ancora compensato la dipendenza dai fornitori cinesi. La Cina ritarda sempre più le consegne di terre rare di cui la Germania ha bisogno per produrre sistemi d'arma avanzati. La nuova strategia industriale tedesca ha punti di grande fragilità. Il dilemma energetico rimane irrisolto. L'abbandono da parte della Germania degli idrocarburi russi ha ridotto il rischio geopolitico, ma ha aumentato i costi di produzione.
Infine, la militarizzazione non risolve il costante problema strutturale della Germania: la dipendenza dalla domanda esterna. Berlino lega il suo futuro economico a forze al di fuori del suo controllo, tra cui la traiettoria della guerra tra Russia e Ucraina, la coesione dell'Unione Europea e la tenuta dell'unità occidentale contro Russia e Cina. Nel tentativo di preservare la sua potenza industriale, la Germania rischia di barattare un modello insostenibile con un altro.
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