I ‘Free Masked Men’ mettono a repentaglio la stabilità saudita

05/06/2025

I governanti sauditi presentano spesso il regno come un'oasi di stabilità in una regione turbolenta. La realtà è molto più complessa. Dall'inizio degli anni '50 l'Arabia Saudita ha vissuto diversi episodi di proteste, violenza politica, colpi di stato falliti e purghe nella famiglia reale. Ora è emerso un nuovo fenomeno sui social media chiamato "Free Masked Men" (liberi uomini mascherati) che prende di mira le politiche del principe ereditario Mohammed bin Salman, comunemente noto come MBS. È stato lanciato a maggio 2025 sulle piattaforme social. Ha il sostegno di sauditi auto-esiliatisi in Europa occidentale e Nord America, inclusi disertori della famiglia reale saudita. Si concentra sui social media per influenzare l'opinione pubblica prima di pianificare la prossima mossa.

La storia delle fratture politico-sociali all’interno del Regno è ricca di tentativi – per ora abortiti, di rovesciare il potere.

All'inizio degli anni '50 i dipendenti di Aramco formarono un comitato sindacale. Chiesero la garanzia dei diritti sindacali, aumenti salariali, la fine della discriminazione razziale contro i lavoratori locali, nuovi alloggi per i dipendenti, trasporti pubblici e l'adozione dell'arabo come lingua di insegnamento nelle scuole di Aramco. Nel 1956 il sindacato ARAMCO dichiarò uno sciopero generale chiedendo anche l'emanazione di una costituzione, la legalizzazione dei partiti politici e delle organizzazioni nazionali, l'abolizione del decreto reale che proibiva gli scioperi e la fine dell'ingerenza di Aramco negli affari interni del paese. Il governo represse violentemente il movimento.

Verso la fine degli anni '50 una disputa tra re Saud e l'allora principe ereditario Faisal sulla separazione dei poteri portò all'ascesa dei principi Najdi, che chiesero riforme politiche e il conferimento di poteri esecutivi al Consiglio dei Ministri. Finì che i principi Najdi lasciarono l'Arabia Saudita e si stabilirono al Cairo, dove i media egiziani li chiamarono "Principi Liberi". Quando Faisal rovesciò Saud nel 1964, perdonò i Principi Liberi, che tornarono nel regno.

Nel 1969 alti ufficiali dell'aeronautica saudita tentarono di rovesciare la monarchia e dichiarare la Repubblica indipendente della Penisola Arabica. Re Faisal ordinò l'esecuzione dei golpisti.

Quando l'esercito iracheno occupò il Kuwait nel 1990, Re Fahd invitò le forze statunitensi in Arabia Saudita per contribuire alla liberazione del paese. La mossa suscitò l'ira dei movimenti islamisti sauditi Sahwa (risveglio), che iniziarono a chiedere il ritiro delle forze straniere dall'Arabia Saudita e riforme politiche radicali. Ne seguirono violenze politiche, la persecuzione dei leader Sahwa e attentati agli interessi statunitensi nel Regno.

Dopo gli attacchi dell'11 settembre e l'invasione dell'Afghanistan, Osama bin Laden fondò una branca saudita di al-Qaeda, che lanciò una serie di operazioni terroristiche nel Paese a partire dal 2003. L'allora Ministro degli Interni, il principe ereditario Mohammed bin Nayef, tentò di sradicare il gruppo. Nel 2015, Re Salman lo rimosse dalla carica di principe ereditario e nominò MBS al suo posto. Due anni dopo Nayef fu arrestato durante una purga di massa di importanti membri della famiglia reale, imprenditori e attivisti. Il giornalista saudita Jamal Khashoggi fu assassinato presso il consolato saudita di Istanbul l'anno successivo.

Ha contribuito ad accelerare l'ascesa del FMM la recente visita del presidente statunitense Donald Trump in Arabia Saudita, durante la quale si è assicurato 600 miliardi di dollari in contratti e accordi che molti sauditi considerano un canale di corruzione e sfruttamento. I giovani sauditi desiderosi di cambiamento sono stati stimolati anche dalla caduta del regime di Bashar Assad in Siria, che sembrava indistruttibile.

Lo FMM ha scelto di evitare il contatto diretto con l'apparato di sicurezza. Attivisti mascherati trasmettono i loro messaggi online, ricorrendo occasionalmente a graffiti notturni sui muri. Il movimento critica le condizioni di vita, i concerti finanziati dal governo e i locali notturni rumorosi. Promette di abbattere MBS, che il gruppo accusa di saccheggiare le ricchezze del paese, di malgoverno, di violazione della dignità dei cittadini e di voler soffocare la libertà con il pretesto delle riforme. Nega l'affiliazione a qualsiasi partito politico e a qualsiasi movimento religioso. Afferma di essere la voce degli oppressi, sostenendo che dire la verità è diventato reato in Arabia Saudita. Nel proclama inaugurale l'FMM ha affermato che c’è un clima di rabbia senza precedenti all'interno del regno per la repressione sistematica di ogni dissenso. Tasse esorbitanti e tagli ai sussidi, così come spese eccessive per megaprogetti, hanno accelerato l'ascesa dell'FMM. La corruzione del regime non si limita all'ingiustizia, alla tirannia e al saccheggio delle ricchezze del popolo, ma si estende al disprezzo per i fondamenti della legge islamica, alla distorsione dei concetti religiosi e all'obbligo per il popolo di abbracciare idee anti-islamiche. Il movimento considera la politica di trasformazione culturale di MBS come una porta d'accesso alla decadenza morale e allo sradicamento delle tradizioni ereditate e della pietas religiosa. Le sue posizioni su diverse questioni – tra cui la mancanza di trasparenza nell'amministrazione statale, il monopolio del potere, la repressione della famiglia regnante e delle istituzioni tradizionali, la ricerca di normalizzazione con Israele – indicano che alcuni principi al-Saud potrebbero essere coinvolti nella nascita del FMM.

Il governo ha imposto una rigida censura sui media e sulle piattaforme digitali. Ha inoltre aumentato tasse e imposte ai cittadini sauditi (che sono soltanto una frazione della popolazione effettivamente residente in Arabia Saudita e non sono abituati a pagare tasse, perché la spesa pubblica è stata abitualmente pagata con la rendita del petrolio), e ha aumentato i prezzi di beni e servizi. I fondatori del FMM criticano la promozione di progetti eccessivamente ambiziosi come NEOM e massicci e inutili accordi sulle armi, che hanno fatto lievitare il debito pubblico a oltre 300 miliardi di dollari.

La comparsa di graffiti legati all'FMM ha confermato che si tratta di un movimento autoctono, benché i media controllati dallo Stato lo descrivano come orchestrato da agenti stranieri legati al Qatar e alla Fratellanza Mussulmana. L'ampia diffusione di messaggi di rabbia pubblicati dall'FMM sui social media riflette il crescere del malcontento popolare nel regno. MBS ha alienato molti sauditi, compresi i beduini che si sono trasferiti in baraccopoli urbane. Le forze di sicurezza saudite stanno tentando di reprimere il movimento. Da un paio di settimane ci sono arresti su larga scala di attivisti, predicatori e intellettuali ed è stata rafforzata la presenza delle forze di sicurezza nelle città. I religiosi wahabiti hanno anche emesso fatwa che proibiscono la ribellione contro il regime saudita.

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