Mackinder morì nel 1947, dopo una vita di studi e di insegnamento accademico. Dal 1910 al 1922 fu deputato al Parlamento inglese e scrisse saggi in cui le sue teorie vengono espresse anche in termini politici e diplomatici, non puramente scientifici. Mackinder fece capire a statisti e strateghi che la Prima e la Seconda guerra Mondiale erano il ripetuto tentativo dei popoli germanici dell’Europa centrale di sottomettere gli slavi dell’Europa Orientale per ottenere il controllo dello Heartland (il cuore della terra, dalla Francia a Vladivostock), il che avrebbe permesso di controllare le risorse ed i comportamenti del resto del mondo.
Nel saggio ‘La Libertà delle nazioni’ del 1919, scritto durante le negoziazioni alla fine della Prima Guerra Mondiale, Mackinder dice: ‘quando i nostri uomini di stato si troveranno a colloquio con il nemico sconfitto, qualche etereo cherubino dovrebbe, di tanto in tanto, sussurrare loro questo motto:
Chi governa l’Europa Orientale comanda il Cuore della Terra,
Chi governa il Cuore della Terra comanda l’Isola del Mondo,
Chi controlla l’Isola del Mondo controlla il Mondo’.
Ma in Italia (e in generale nei paesi cattolici) questa visione è ancora largamente rifiutata. La nostra cultura storica e politica è ancora dominata da visioni ideologiche e moralistiche dell’origine e dell’evoluzione degli eventi: da un lato dall’idealismo di Benedetto Croce e Giovanni Gentile, dall’altro dalle ideologie ecumeniche cattoliche e marxiste. Mackinder è considerato un ‘tecnico’ e come tale è occasionalmente studiato nelle accademie militari per capire che strategia di difesa e di attacco occorre sviluppare nelle aree del mondo che circondano la potenza territoriale del cuore di Eurasia.
Ma l’idea di Mackinder che il perno della storia del mondo e del suo equilibrio sia il cuore continentale di Eurasia è considerata per lo meno obsoleta, tanto più dopo la fine della Guerra Fredda. ‘Ora la dominazione dei cieli è elemento chiave per l’egemonia militare e commerciale; la nostra prospettiva di sviluppo va oltre l’atmosfera, nello spazio. Per questo è necessaria la cooperazione globale.’ Questo dice la saggezza comune. Ma è proprio vero? Gli eventi degli ultimi 20 anni e le scelte dell’elettorato americano ci dicono che le teorie di Mackinder sono ancora del tutto valide e attuali. Oggi per gli Stati Uniti, egemoni mondiali - proprio come ieri per l’egemone Impero britannico o per qualunque altro egemone globale - il primo imperativo è prevenire lo sviluppo di una potenza certamente superiore alla propria. Oggi come ieri, una potenza davvero invincibile potrebbe essere costituita o dalla conquista dell’Europa orientale e centrale da parte dei russi, o da una stretta alleanza economica e militare fra la Russia - il paese più esteso del mondo e il più ricco di risorse minerarie - e la Cina - il paese più popoloso e più laborioso al mondo, con confini saldamente protetti da deserti e montagne.
Ma in tre anni di guerra la Russia non è riuscita a prendersi l’Ucraina! Glielo ha impedito il sostegno della NATO e degli Stati Uniti all’Ucraina, soprattutto l’utilizzo del sistema satellitare americano, direttamente connesso con i sistemi di puntamento dei missili HIMARS. È dimostrato che la Russia non è più una grande potenza, se non riesce a prendere l’Ucraina. La Russia ha già perso, ma deve salvare non soltanto la faccia, ma tutto il salvabile del suo secolare ruolo egemone nel bacino del Mar Nero e del Caspio. Nell’ottica USA continuare a sprecare risorse contro un nemico così debole non vale più la pena. Ora è utile, anzi necessario, aiutare la Russia a salvare la faccia ed evitare che si leghi troppo alla Cina.
Vedere truppe nord coreane schierate in Ucraina nel 2024 ha sicuramente preoccupato strateghi e statisti. La Corea del Nord è la pedina con cui la Cina compie le mosse che non può o non vuole fare in proprio. Inoltre la Cina sta salvando l’economia russa dalla recessione, ma in cambio ha recentemente ottenuto dai russi grandi concessioni minerarie in Siberia. Si potrebbe presto realizzare la situazione intollerabile da cui Mackinder ci ha messo in guardia: Russia e Cina alleate per controllare tutto lo heartland e insieme attaccare l’esterno. Tanto più che il riscaldamento globale sta cambiando la geografia dell’emisfero nord, perché rende navigabile tutto l’anno l’Oceano Artico. Oggi è più importante per gli USA il controllo delle terre che si affacciano sull’Artico, fronteggiando direttamente la Russia, per poter controllare lo sfruttamento delle risorse minerarie presenti sotto i ghiacci, fra cui il 13% delle risorse petrolifere ancora intatte nel pianeta e il 30% del gas.
È bene per gli USA (e per il resto del mondo occidentale) raggiungere subito un accordo per il controllo e lo sfruttamento congiunto dell’Artico fra USA, Canada, Europa e Russia, piuttosto che correre il rischio che la Russia permetta alla Cina di entrare nel gioco alla pari. L’Artico inoltre è la via di trasporto più breve fra i paesi dell’emisfero nord che si affacciano sull’Oceano Pacifico e quelli che si affacciano sull’Oceano Atlantico. Anche per via aerea e missilistica. Per la Cina il passaggio artico ridurrebbe quasi a metà i tempi ed i costi di navigazione per l’Europa. Per questo da 20 anni investe molto sia in operazioni di estrazione e liquefazione di gas nell’Artico, sia in basi per la navigazione
Nonostante il declino demografico, la geografia alterata dal riscaldamento climatico oggi pare rendere le terre dell’emisfero nord ancora più determinanti nella storia rispetto all’emisfero sud. La terza guerra mondiale è più probabile che scoppi per il controllo dell’Artico, piuttosto che per il controllo del Medio Oriente o dell’Ucraina, teatri in cui una Russia ‘amica’ potrebbe avere un ruolo importante di ‘pacificazione’.
Il distacco della Cina dalla Russia (o viceversa), è peraltro una costante strategica dell’Occidente. Si è visto anche durante la Guerra Fredda: nel 1972 gli USA hanno apertamente corteggiato la Cina, anche se USA e Cina erano ancora fieramente nemici in Vietnam (dove la guerra finì soltanto nel 1975).
Anche la Russia ha una plurisecolare duplice necessità strategica: controllare non soltanto i territori da cui la grande pianura russa può venire facilmente attaccata, in primis l’Europa orientale (si ricordi il tentativo di invasione di Napoleone e quello di Hitler), ma anche i territori che le danno accesso ai mari navigabili, cioè il Baltico, la zona di Vladivostock sull’Oceano Pacifico, e le vaste aree attorno al Mar Caspio, al Mar Nero e al Mediterraneo orientale. Se guardiamo al Mediterraneo come i Russi, voltando le spalle ai ghiacci del nord, la strategia pare ovvia anche a noi.
Ma perché interessa tanto il Caspio, che è un piccolo mare chiuso? La mappa dei giacimenti di gas e petrolio della regione spiega l’importanza del Caspio. Durante la Seconda guerra mondiale i Russi persero un milione di uomini nell’assedio di Stalingrado, ma ne valse la pena perché questa fu la chiave della sconfitta tedesca. Se Stalingrado fosse caduta i nazisti avrebbero avuto libero accesso al petrolio del Caspio, che avrebbe alimentato l’avanzata dei loro autocarri e dei loro carri armati fino a Mosca.
Tutte le autocrazie russe hanno sempre mandato propri cittadini a stabilirsi e metter radici nei territori vicini. La Russia può così mandare missioni militari a loro ‘protezione’ durante i momenti di crisi, impedendo la conquista a potenziali nemici. Un esempio? Oggi in Israele ci sono circa un milione di ebrei russi giunti dopo il crollo dell’URSS, in aggiunta ai discendenti degli ebrei di cittadinanza russa fuggiti dal 1882 al 1949 dall’Europa orientale sotto controllo prima zarista, poi bolscevico.
L’aiuto politico e militare della Russia potrebbe essere utile all’Occidente per spegnere il conflitto israeliano-palestinese, alimentato in primis dall’URSS dal 1967 fino al 1990. È significativo che gli incontri USA-Russia del 2025 per discutere della fine della guerra in Ucraina si tengano… a Riyad. Importantissimo è già stato il ruolo della Russia nel soffocare le rivolte della Primavera araba e le successive guerre civili di matrice jihadista, soprattutto la guerra dell’ISIS. Dopo aver minacciato un intervento massiccio in Siria, gli USA di Obama si sono invece fermati ed hanno lasciato fare ai russi, che hanno agito sia con spettacolari lanci di missili dal Caspio sia con incursioni aeree dalle loro basi militari sulla costa siriana del Mediterraneo.
Se l’operazione di distacco della Russia dalla Cina che ora Trump sta tentando riuscirà, la Russia sarà il partner chiave per controllare e contenere l’espansione cinese anche in Medio Oriente e in Africa. La Russia sarebbe anche un buon partner dell’UE per controllare tutto il bacino del Mediterraneo, se le forze della NATO dovessero subire un taglio drastico
Mackinder raccomandava di evitare che o la Russia o la Cina potessero impadronirsi sia dell’area pivot, sia delle coste e dei mari d’Eurasia e questo è stato l’obbiettivo di tutta la Guerra Fredda. Oggi l’obbiettivo è evitare che Russia e Cina si alleino davvero e diano origine a una forza economica, tecnologica e demografica soverchiante qualunque altra possibile alleanza
Mackinder però non basta. Perché i Russi si allineino stabilmente con l’Occidente occorre un’ideologia comune che ci affratelli, un comune mito di fondazione. Ma in nome di quale ideologia l’Occidente può rimanere unito, e legare a sé anche altre nazioni? Quando la Russia ha invaso l’Ucraina ci siamo detti ‘è un attacco delle autocrazie alle democrazie’. Sembrava funzionare – ha sempre funzionato dalla Seconda Guerra mondiale in poi. Ma gli elettori americani ci hanno detto (tramite Trump): ‘che razza di ideologia democratica è mai quella che viene usata per sostenere che NOI siamo i cattivi, che NOI dobbiamo far penitenza e autodistruggerci, ma nel frattempo dobbiamo continuare a sostenere lo sviluppo economico di tutti e provvedere alla difesa anche di chi ci critica e ci mina dall’interno?’
Il problema si era già posto alla fine della Guerra fredda quando ci si interrogava sulla ‘fine della storia’, con cui si indicava la fine della competizione ideologica, più che la fine di altri tipi di competizione. L’Occidente si convinse che la democrazia occidentale poteva essere abbracciata dal mondo intero. Ma come far sentire tutti fratelli in uno sforzo comune per progettare e costruire un mondo migliore per tutti? Quale ideologia potrebbe affratellare l’intero globo?
L’amministrazione Clinton puntò sulla comune necessità di ‘salvare il pianeta’. Il vice presidente Al Gore dedicò le sue energie dal1992 in poi a sviluppare l’ideologia ecologista e i progetti di presunto ‘salvataggio’. Poi la presidenza Obama puntò di più sull’ideologia dell’integrazione razziale, culturale e di genere. L’ideologia ecologica planetaria divenne appannaggio di un’Unione Europea che non era riuscita a mettersi d’accordo su un comune mito storico di fondazione, dopo lunghe discussioni fra i sostenitori delle comuni radici ebraico-cristiane e quelli dei diritti dell’uomo e del cittadino propugnati dalla Rivoluzione francese.
Questa è la sfida che stiamo affrontando e che non può risolvere la sola politica: elaborare una ideologia credibile per affratellare il massimo numero di nazioni possibile.
Quando ci saremo chiarite le idee, dovremo riformare di conseguenza tutte le istituzioni sovranazionali create per gestire la Guerra Fredda e la successiva (apparente) vittoria finale delle democrazie: ONU, WTO, NATO, Unione Europea. Ci aspetta un periodo di grande frastuono.
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