Il piano di Trump per Gaza mette l’Egitto a una difficile prova

06/03/2025

A inizio febbraio 2025 il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato, durante una conferenza stampa con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il suo piano di prendere il controllo della Striscia di Gaza e reinsediarne i residenti in Egitto e Giordania. Una settimana dopo ha ribadito la sua intenzione in una conferenza stampa a Washington con il re di Giordania Abdullah II, che è apparso molto a disagio ma ha evitato di sfidare il presidente sulla questione. Temendo una situazione altrettanto imbarazzante, il presidente egiziano Abdel Fattah el-Sissi ha annullato la visita a Washington prevista per il 18 febbraio.

La questione palestinese è stata il punto focale della politica estera araba fino alla Guerra dei sei giorni del 1967. Da allora in poi Egitto e Giordania hanno stipulato trattati di pace con Israele e sono diventati dipendenti dalla protezione degli Stati Uniti. Sebbene non possano sostenere il piano di Trump di sfrattare i palestinesi da Gaza e trasformare la striscia in una "Riviera del Medio Oriente", non possono nemmeno semplicemente respingere le sue affermazioni. Così Trump ha sfidato i leader arabi a elaborare un piano alternativo per Gaza, sapendo che probabilmente non ci riusciranno.

Non è la prima volta che si parla di reinsediamento dei Palestinesi da Gaza. La proposta venne dal presidente egiziano Gamal Abdel Nasser, che si offrì di ospitare un campo profughi nel Sinai, riprendendo una proposta dell’UNWRA del 1951. Nel 1953 l'UNRWA e l'Egitto firmarono un piano per reinsediare 120.000 rifugiati da Gaza, due anni dopo concordarono che la città egiziana di Qantara, situata a est di Suez e 220 chilometri a sud-ovest di Gaza, sarebbe stata la sede di insediamento per i rifugiati. Ma per rappresaglia per il rifiuto degli Stati Uniti e della Gran Bretagna di finanziare la costruzione della diga di Assuan, Nasser ritirò il sostegno al progetto, che rimase lettera morta.

I governi arabi sanno che non possono apparire come sostenitori di un piano statunitense per rimuovere i palestinesi da Gaza, ma non sanno come rispondere. El-Sissi ha lanciato una feroce campagna mediatica all’interno, per cercare di convincere il pubblico egiziano che il Cairo non cederà a minacce e ricatti. Il mufti egiziano ha definito la proposta irresponsabile e provocatoria e ha affermato che viola le norme internazionali e gli standard umanitari. El-Sissi ha detto in pubblico che lo spostamento dei palestinesi sarebbe un'ingiustizia, ma anche un’azione che potrebbe danneggiare la sicurezza nazionale egiziana. Ha però ribadito la sua determinazione a lavorare con Trump e ha affermato che il presidente degli Stati Uniti desidera ancora una soluzione a due stati. I funzionari egiziani hanno detto al direttore dell'intelligence nazionale degli Stati Uniti che il Cairo annullerà l’accordo di pace con Israele se l'amministrazione Trump insiste a voler spostare i residenti di Gaza o interrompere il flusso di aiuti. Il Cairo ha anche affermato di preparare un piano per ricostruire Gaza entro tre o cinque anni senza sfollare i suoi residenti, cosa che pare davvero poco praticabile. I paesi arabi del Golfo hanno promesso di contribuire con 20 miliardi di dollari, ma il loro impegno è dubbio considerando che hanno infranto molte promesse in passato. Inoltre la ricostruzione di Gaza costerebbe da tre a cinque volte di più. Gli Egiziani temono davvero che Trump potrebbe avere di mira il deserto del Sinai, data la sua posizione strategica, l'abbondanza di risorse naturali e le attrazioni turistiche.

Altrove in Medio Oriente gli altri governi dei paesi arabi, tra cui la Giordania, hanno rilasciato dichiarazioni superficiali respingendo gli appelli di Trump, ma non hanno annunciato alcuna misura per contrastare il piano.

Secondo gli analisti l’urgente necessità di aiuti statunitensi non permette ad al-Sissi di sfidare davvero i piani di Trump, che per ora ha esentato l'Egitto dalla decisione di tagliare gli aiuti esteri. In febbraio gli Stati Uniti hanno approvato due accordi per vendere armi all'Egitto, per un valore di circa 930 milioni di dollari. Inoltre, gli unici governanti arabi che Trump ha invitato alla Casa Bianca finora sono il re giordano e il presidente egiziano. Trump sa che i regimi arabi sono dittature oppressive che dipendono dall'approvazione e dalla protezione degli Stati Uniti per la loro sopravvivenza.

El-Sissi non ha empatia per i palestinesi e tanto meno per Hamas, affiliato alla Fratellanza Musulmana, che è fuori legge in Egitto. Poco dopo l'attacco del 7 ottobre 2023, el-Sissi stesso aveva proposto di trasferire la popolazione civile di Gaza nel deserto del Negev mentre Israele eliminava Hamas.

Lascia un commento

Vuoi partecipare attivamente alla crescita del sito commentando gli articoli e interagendo con gli utenti e con gli autori?
Non devi fare altro che accedere e lasciare il tuo segno.
Ti aspettiamo!

Accedi

Non sei ancora registrato?

Registrati

I vostri commenti

Per questo articolo non sono presenti commenti.