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Il primo settembre 1920, alla definitiva caduta dell’Impero Ottomano, vennero fissati i confini del Grande Libano, protettorato francese che sei anni più tardi sarebbe diventato Repubblica del Libano. A cent’anni dalla sua costituzione in stato, il Libano vive oggi la catastrofe economica, dopo mezzo secolo di guerre civili. La classe media è quasi totalmente cancellata, l’80% della popolazione vive sotto alla soglia di povertà. La Chiesa Maronita, aiutata dal Vaticano e dalla Caritas, ha preso l’iniziativa di portare aiuti e sollecita azioni da parte delle organizzazioni internazionali. Ma i ricchi paesi della Lega araba, di cui il Libano è membro, sono restii a concedere aiuti che potrebbero venir monopolizzati dall’organizzazione paramilitare di Hezbollah, che controlla il Libano e agisce per conto dell’Iran. Il problema è che il Libano è composto di gruppi etnico-religiosi diversi, che non si fidano l’uno dell’altro. Sotto l’Impero Ottomano i tre principali gruppi di minoranza (Cristiani Maroniti, Drusi e Sciiti) vissero per secoli in condizioni di semi-isolamento in vallate diverse, mentre lungo la costa viveva la maggioranza sunnita. I Sunniti rimasero fedeli agli Ottomani fino all’ultimo, i Cristiani a partire dal tardo XIX secolo godettero del sostegno della Francia, i Drusi di quello dell’Impero Britannico, gli Sciiti non ebbero protettori all’estero fino a pochi decenni fa, quando furono organizzati e armati dall’Iran degli Ayatollah col nome di Hezbollah.
Nel 1943 il Presidente (maronita) e il Primo ministro (sunnita) si accordarono per dichiarare il Libano neutrale rispetto a qualunque schieramento o organizzazione internazionale e per condividere pacificamente la gestione del potere interno, a scapito delle altre minoranze. Ciò nonostante il Libano entrò nella Lega Araba su pressione degli Inglesi e insieme alla Lega partecipò alla guerra contro Israele del 1948-49, poi sostenne gli Hashemiti durante le rivolte in Giordania e in Iraq, quindi sostenne la politica panaraba di Nasser dai tardi anni ’50 in poi, dopo che gli USA e Nasser si misero d’accordo per far nominare presidente del Libano Fuad Shihab, che era allora il capo dell’esercito libanese.
Nel 1964 Nasser organizzò l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) con a capo Arafat. L’OLP si stabilì ai confini fra Libano, Siria e Israele e le acque del fiume Hasbani, che confluivano nel fiume Litani, vennero deviate per attraversare e irrigare il territorio palestinese. Il presidente libanese Shibab, così come il suo successore Charles Helou, si oppose a questo piano, ma Siriani e Palestinesi procedettero a deviare le acque del fiume, sotto il controllo di Nasser. Dopo la Guerra dei sei Giorni (1967) l’OLP, armata e addestrata dagli Egiziani, iniziò a compiere attentati contro Israele utilizzando basi in territorio libanese. La presenza di decine di migliaia di uomini armati dell’OLP che spadroneggiavano nel sud del Libano portò alla guerra civile che sconvolse il paese dal 1975 al 1989. Nel 1982 l’esercito israeliano entrò in Libano a sostegno delle milizie cristiane che si opponevano all’OLP. L’esercito dell’OLP di Arafat fu costretto a lasciare il Libano, ma quando anche Israele si ritirò sorse e si sviluppò fra gli Sciiti il movimento filo-iraniano degli Hezbollah, aiutato dal regime siriano di Assad. Nel 1985 Hezbollah e gli istruttori iraniani stabilirono il quartier generale a Baalbeck, nella valle della Bekaa, fra le poverissime comunità sciite, e le istigarono a organizzare attentati contro le basi francesi e americane a Beirut, oltre che contro lo stesso esercito libanese. L’esercito libanese finì col perdere il controllo della valle della Bekaa e nel 1989 le diverse fazioni libanesi raggiunsero l’accordo di Taif che pose fine alla lunghissima guerra civile. Tutte le fazioni avrebbero dovuto deporre le armi, ma Hezbollah non lo fece e i soldati siriani di Assad entrarono in Libano per sostenere Hezbollah. Dal 1989 in poi il governo libanese (e l’esercito regolare) sono stati costantemente succubi di Hezbollah e dei suoi sostenitori: Assad di Siria e l’Iran degli Hezbollah. A loro volta i combattenti di Hezbollah hanno lungamente combattuto insieme agli Iraniani in Siria in sostegno di Assad durante la guerra civile iniziata nel 2011.
L’esercito libanese non ha il potere di disarmare Hezbollah, il governo libanese non sa come salvare il paese dal collasso economico. I paesi circostanti non muovono un dito in auto del Libano finché Hezbollah detiene il controllo armato del territorio. Ogni comunità si rinchiude sempre di più in se stessa per aiutare i propri membri a sopravvivere giorno per giorno, in attesa che la tempesta prima o poi si scateni e passi. Qualcuno disarmerà Hezbollah dall’esterno? Saranno i Sunniti a ribellarsi e disarmare Hezbollah con aiuti esterni? Oppure Hezbollah è ancora troppo forte per qualunque cambiamento?
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