L’Economist del 20 giugno 2015 si chiede che cosa determina la persistenza – e la possibile risorgenza – di alcuni gruppi nazionali minoritari, privi di uno stato proprio, e che cosa ne determina invece la scomparsa. Analizzando i casi dei Siriaci (Cristiani di lingua aramaica che ebbero come loro antica capitale Niniveh) dei Circassi (popolazione del nord del Caucaso), dei Curdi, dei Tatari di Crimea (deportati e dispersi da Stalin per eliminare il ‘problema’), dei Ceceni, degli Armeni e degli Ebrei, l’autore conclude che le minoranze possono rendersi indipendenti soltanto quando si verificano tutte queste condizioni:
- il gruppo di minoranza raggiunge una massa critica, cioè la maggioranza, all’interno di un territorio dai confini chiaramente delimitati, anche se piccolissimo;
- è legato a quella terra da una lunga storia specifica mai dimenticata;
- gode di simpatie nella comunità internazionale;
- ha l’appoggio di numerosi connazionali dispersi in altri stati del mondo;
- e, soprattutto, lo stato che lo domina è fragile, è in crisi e può sgretolarsi facilmente.
In Medio Oriente ci sono ora le condizioni per la possibile risorgenza dei Curdi, forse di una enclave Siriaca contigua. Ceceni e Circassi e Tatari invece non hanno probabilità di rendersi indipendenti. Ebrei e Armeni sono riusciti ad avere un loro piccolo stato dopo il disfacimento dell’Impero Ottomano.
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