I problemi russi oltre l'Ucraina

12/11/2025

Il Caucaso meridionale comprende Armenia, Georgia e Azerbaigian, tutti ex stati sovietici. Le relazioni tra questi paesi fra di loro e con la Russia hanno spaziato dalla guerra all'accomodamento. Armenia e Azerbaigian hanno combattuto diverse guerre l'una contro l'altra per il controllo della regione del Nagorno-Karabakh; la Russia ha invaso la Georgia nel 2008 per evitare la possibile adesione della Georgia alla NATO. Oggi la Georgia non ha relazioni diplomatiche con la Russia, ma mantiene importanti relazioni economiche e politiche con la Russia.

A nord delle montagne del Caucaso si trova una serie di paesi che fanno ancora parte della Russia, sebbene alcuni (la Cecenia) abbiano combattuto per l'indipendenza. Mosca ha pacificato il Caucaso settentrionale, creando così un cuscinetto tra la Russia vera e propria e il Caucaso meridionale. In passato l'Unione Sovietica controllava entrambe le sponde del Caucaso, fino alla Turchia.

I paesi del Caucaso meridionale sono ora ampiamente schierati con gli Stati Uniti, soprattutto in campo economico. Temono tutti non soltanto la Russia ma in varia misura anche la Turchia, soprattutto l’Armenia. Nell'ultimo anno circa è emerso un progetto di sviluppo noto come la "Rotta Trump per la Pace e la Prosperità Internazionale", per collegare l'Armenia e l'Azerbaigian (importante produttore di petrolio), dopo la firma della pace. La rotta rappresenta un grosso problema per l'Iran.

Il Caucaso meridionale ha cessato di essere una zona cuscinetto per la Russia ed è diventato alleato degli Stati Uniti, seppur in modo informale. Ora gli Stati Uniti corteggiano l'Asia centrale. Mentre la Russia era impegnata a gestire il suo confine occidentale con l'Ucraina, i suoi confini meridionali e sudorientali sono diventati meno sicuri. Nessuna di queste aree ha visto schieramenti militari NATO, ma la Russia non può escludere questa possibilità.

Nel frattempo si è verificata un'interessante evoluzione al confine sudorientale della Russia con la Cina. Dopo l'incontro di Trump con il presidente cinese Xi Jinping, gli Stati Uniti hanno chiesto alla Cina di interrompere le importazioni di petrolio russo; due importanti importatori cinesi hanno accettato di farlo. Questo è stato almeno un tentativo parziale da parte di Pechino di migliorare le relazioni con Washington senza essere formalmente ostili a Mosca. Russia e Cina sono state ostili in numerose occasioni nel corso della loro storia, anche durante la Guerra Fredda, benché fossero entrambe nazioni comuniste. Nel 2022 la Cina non ha votato contro la risoluzione delle Nazioni Unite che condannava l'invasione russa dell'Ucraina, scegliendo invece di astenersi, né ha inviato truppe a sostegno della Russia, pur vendendo armi alla Russia. Allo stesso tempo il governo di Pechino ha pubblicato mappe che raffigurano aree della Russia orientale – tra cui Sebastopoli, che fu conquistata dalla Russia nel XIX secolo – come parte della Cina.

L'economia cinese ha bisogno di accedere ai mercati statunitensi. La Cina ha oggi significativi problemi economici, tra cui un potenziale calo delle esportazioni, una crisi immobiliare e un'elevata disoccupazione in alcune fasce della popolazione. Se la Cina decidesse ciò che è ovvio – cioè che deve migliorare le relazioni con gli Stati Uniti – probabilmente prenderebbe le distanze dalla Russia, soprattutto se le ricadute economiche fossero minime.

L’ossessione della Russia per il suo confine occidentale l’ha portata a dimenticare i pericoli sul suo confine meridionale. Pare che la Russia oggi non possa agire in modo efficace su due confini contemporaneamente, neppure a livelli diplomatico. Questo dovrebbe indurla a moderare l'attenzione sulla guerra che non sta vincendo e cercar di ridurre i pericoli sugli altri confini. Per ora non è ciò che la Russia fa, ma domani chissà.

Il governo di Pechino ha pubblicato mappe che raffigurano aree della Russia orientale – tra cui Sebastopoli, che fu conquistata dalla Russia nel XIX secolo – come parte della Cina.

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