(da un articolo di George Friedman per GPF, 15 settembre 2025)
La penisola anatolica fu il centro di uno degli imperi più potenti della storia, l'Impero Ottomano, che durò dal XIV secolo fino alla Prima Guerra Mondiale, durante la quale crollò definitivamente. Fu poi occupato dalle forze britanniche e dai loro alleati. Il movimento politico dei Giovani Turchi, che si oppose all'occupazione, ottenne l'indipendenza nel 1923, consolidando lo stato-nazione che oggi chiamiamo Turchia.
Nel XVII secolo, l'Impero Ottomano controllava i Balcani e l'Europa sud-orientale, il Medio Oriente e il Nord Africa, il Caucaso meridionale, il Golfo Persico, il Mar Rosso e il Mediterraneo orientale. Il governo dell’Impero faceva leva su un esercito numeroso e su una politica capace di sfruttare le divisioni interne fra le diverse popolazioni dell’Impero. Ma il vero fondamento dell'Impero era la sua posizione strategica e la relativa stabilità della Turchia stessa.
Poiché la Turchia mantiene la sua posizione strategica – a sud dei Balcani, a nord e a ovest del Medio Oriente, confinante con il Mar Nero ma con la gestione esclusiva del Bosforo – ha il potenziale per tornare a essere una potenza significativa.
Negli ultimi due secoli il peggior nemico degli Ottomani fu la Russia, con la quale furono combattute una dozzina di guerre, fino alla Prima guerra Mondiale. I Turchi si tennero fuori dalla Seconda Guerra Mondiale, ma entrarono subito a far parte della NATO durante la Guerra Fredda. Oggi la Turchia non si accontenta più di mantenere un esercito permanente di grandi dimensioni a disposizione della NATO, ma sta anche costruendo una forza militare multi-disciplinare nazionale. Con l’indebolimento della Russia, evidente dopo l’attacco all’Ucraina, la Turchia ha preso l’iniziativa nei territori di confine e in tutta la regione, creando basi militari in Albania, Iraq, Qatar, Somalia e Cipro Nord. Nel 2020 ha schierato truppe per contribuire alla gestione della guerra civile in Libia. È molto impegnata militarmente in Siria.
La Turchia ha il secondo esercito più grande della NATO, secondo soltanto a quello degli Stati Uniti, con circa 480.000 soldati attivi e 380.000 riservisti. La marina turca comprende 45.000 truppe in??servizio attivo, 13 sottomarini, 17 fregate e 9 corvette, con altri mezzi navali in costruzione. Ha un'aeronautica militare meno robusta, che sta cercando di rafforzare.
La principale debolezza della Turchia è l’economia, che non riesce a risolvere una serie di problemi strutturali, tra cui la svalutazione della moneta, l'inflazione e gli alti tassi di interesse. Ciò nonostante è la 6a maggiore economia al mondo per prodotto interno lordo nominale e la 12a per potere d'acquisto. È stata anche membro fondatore del G20.
Dal punto di vista geopolitico il principale vantaggio della Turchia è che nessuno nelle sue immediate vicinanze può rappresentare un pericolo serio, eccetto Israele, che è troppo preoccupato dalle guerre su tutti i suoi fronti per preoccuparsi anche della Turchia. Il resto della regione circostante è frammentato e diviso, sempre a rischio di guerre civili, perciò Ankara ha l'opportunità di influenzarlo in vario modo. La Turchia ha una varietà di opzioni geopolitiche, a differenza ad esempio dalla Polonia, che invece ha chiari e ristretti imperativi geopolitici
Il pericolo più serio per la Turchia viene dal sistema politico interno, soggetto a occasionali disordini e colpi di stato militari. Nel sud-est le province a maggioranza curda costituiscono una comunità non turca tradizionalmente ostile ad Ankara.
L’obbiettivo principale per la Turchia è migliorare la propria economia, il che ha anche una dimensione geopolitica. Il paese più ricco del Medio Oriente è l'Arabia Saudita, che è però uno dei più vulnerabili militarmente. Ricchezza e debolezza la pongono in una situazione pericolosa. La ricchezza può corrompere i nemici, ma può anche istigarli. L'Arabia Saudita deve dunque rafforzare la sua posizione. Il sostegno degli USA, forte e fedele alleato dell’Arabia Saudita per decenni, non è garantito a lungo termine. Una stretta relazione tra sauditi e turchi risolverebbe i reciproci problemi. Investimenti sauditi su larga scala in Turchia allevierebbero notevolmente i problemi economici, mentre le garanzie militari della Turchia, garantirebbero a Riad maggiore sicurezza. Ci sono rischi anche in tale partnership, ma ognuno può dettare i termini all'altro nei rispettivi campi di forza.
Nel frattempo la Turchia sta prendendo iniziative nei Balcani e mantiene stretti legami con l'Azerbaigian, dopo averlo sostenuto nella guerra del Nagorno-Karabakh del 2020 con l'Armenia.
Finché sarà circondata da paesi in conflitto e/o più deboli, la Turchia proseguirà il suo percorso per diventare la potenza egemone nella regione.
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