‘‘Canada first’’ vs ‘’America first’’?

24/06/2025

I paesi del G7 hanno tenuto a metà giugno il loro vertice annuale ad Alberta, in Canada. L’interesse primario dei leader era capire come possono evolvere i rapporti fra gli USA ed il Canada, da cui derivano in parte anche i rapporti degli altri paesi occidentali con gli USA.

Tutti i paesi antepongono gli interessi nazionali a qualunque altro interesse e cercano di ridurre i vincoli al proprio processo decisionale. I cambiamenti nel clima geopolitico generale provocano una cascata di cambiamenti nei comportamenti dei singoli paesi.

Canada e Stati Uniti hanno una solida relazione bilaterale, fondata su anni di cooperazione con risultati reciprocamente vantaggiosi. Ma la politica di Washington volta a ri-equilibrare i rapporti, riducendo gli squilibri di responsabilità e di potere a livello regionale, hanno lasciato al Canada due scelte: assecondare le richieste di Washington o reagire più aggressivamente. Per ora ha scelto la seconda opzione, che soddisfa anche due esigenze fondamentali del Canada: migliorare la connettività nazionale e ridurre, per quanto possibile, le vulnerabilità e la dipendenza dagli Stati Uniti.

Gran parte delle tensioni tra i due Paesi ruotano attorno a questioni commerciali. Dall'inizio del 2025, funzionari statunitensi e canadesi hanno tenuto colloqui formali e informali. Gli Stati Uniti hanno imposto al Canada dazi doganali generali e specifici fino al 25%, prendendo di mira i principali motori dell'economia canadese. Ad aprile, le esportazioni di beni canadesi verso gli Stati Uniti sono state di 44,2 miliardi di dollari USA, con un calo del 14,2% rispetto all'anno precedente e del 15,7% rispetto al mese precedente. Le importazioni canadesi dagli Stati Uniti nello stesso periodo sono diminuite del 10,8% rispetto al mese precedente e del 5,9% rispetto all'anno precedente.

Gran parte del commercio tra Stati Uniti e Canada è incluso nell'accordo commerciale USMCA, che include il Messico, e le controversie possono essere risolte solo attraverso i prossimi negoziati per la revisione dell'accordo, previste entro la fine dell’anno. Gi Stati Uniti prevedibilmente introdurranno o manterranno comunque dazi in alcuni settori specifici. Uno di questi è il legname, di cui il Canada è un importante fornitore.

Ottawa non può combattere la guerra commerciale su un piano di parità con Washington e per ora ha mirato più a dare risposta ai dazi statunitensi che a sviluppare una politica propria. Quando gli Stati Uniti hanno imposto dazi generalizzati del 25% sulla maggior parte dei prodotti canadesi, il premier dell'Ontario Doug Ford ha annunciato un'imposta del 25% sulle esportazioni di elettricità verso gli Stati Uniti, quello del Québec pensa di fare altrettanto. Queste due province insieme forniscono elettricità a oltre 1,7 milioni di case statunitensi, concentrate in Minnesota, Michigan, New York, Vermont e Maine. Il Canada sta anche valutando limitazioni al mercato finanziario e alle esportazioni di minerali essenziali come germanio e gallio, zinco, rame e nichel.

Ora però arrivano le iniziative che riformano il mercato interno e la competitività. Ottawa ha annunciato la rimozione di ogni barriera al libero scambio fra tutte le provincie del Paese, per incrementare il commercio interno. Sono state introdotte misure per armonizzare le normative tra le province, creare standard nazionali e facilitare la mobilità dei lavoratori. Si spera che queste modifiche riducano i prezzi e aumentino la produttività, facendo così crescere l’economia di circa il 4%. All'inizio di quest'anno è stata annunciata la Strategia nazionale per il corridoio commerciale ed energetico (National Trade and Energy Corridor Strategy), che riguarda trasporti, energia, minerali essenziali e connettività digitale, per rendere il Canada più autosufficiente, migliorare la sicurezza nazionale e sostenere la crescita economica a lungo termine.

Il settore più promettente è quello minerario. Il Canada è uno dei paesi più ricchi di risorse minerarie al mondo, che però sfrutta relativamente poco. Questo lo rende meno dipendente di molti altri paesi dalle forniture cinesi e gli permette di diventare un'alternativa ai minerali cinesi anche per gli altri paesi occidentali. I finanziatori riceveranno dallo stato un credito d'imposta del 15% per gli investimenti in azioni di società minerarie e il sostegno pubblico per la raccolta di capitali. Il governo intende anche aumentare i finanziamenti per gli studi tecnici relativi all'esplorazione. Ci sarà anche ampio sostegno per lo sviluppo dei giacimenti della "Cintura di fuoco" dell'Ontario. (Vedasi la mappa dei grandi progetti di sviluppo nazionale del Canada). Sono in corso anche iniziative per espandere il porto di Churchill, in Manitoba, per facilitare l'esportazione di minerali essenziali verso i mercati globali.

Sul fronte energetico, i progetti in fase di valutazione includono la trasmissione di energia eolica dalla Nuova Scozia alle regioni occidentali, un oleodotto bituminoso dall'Alberta al Nuovo Brunswick e un oleodotto dalle sabbie bituminose occidentali a quelle orientali, interamente situato in territorio canadese. Gli ambientalisti probabilmente solleveranno obiezioni, ma il governo ha affermato che i progetti petroliferi avranno limiti di emissione ma non di produzione. Il 97% del petrolio canadese è sempre andato negli USA, il che non sorprende considerando che quasi tutte le infrastrutture petrolifere canadesi sono state costruite per soddisfare il mercato statunitense. Tutti gli oleodotti canadesi, tranne uno, attraversano il territorio statunitense. Il governo spera che i nuovi oleodotti e l'ampliamento dei porti faciliteranno le esportazioni verso altri mercati. Nel frattempo, l'Alberta ha firmato un accordo di cooperazione per lo sviluppo delle risorse energetiche e naturali della provincia con l'Organizzazione giapponese per i metalli e la sicurezza energetica. L’ampliamento dell'oleodotto Trans Mountain nel 2024 ha già aumentato le spedizioni di petrolio verso il mercato asiatico. Per lo più vero la Cina.

Molto più difficile sarà per il Canada rendersi autonomo nel settore della difesa. Il lunghissimo partenariato tra Stati Uniti e Canada su questo fronte ha portato benefici a entrambi i Paesi, in particolare per quanto riguarda la sicurezza dei confini e gli sforzi integrati di difesa aerospaziale come il NORAD. L'esercito canadese dovrebbe sviluppare in modo autonomo la difesa aerospaziale, capacità navali, sicurezza informatica. Dovrebbe anche procedere celermente allo sviluppo dell'Artico. Però nel settore aerospaziale il Canada dipende dagli USA. Il Canada ha anche bisogno di sottomarini e Germania, Norvegia e Corea del Sud hanno offerto i loro servizi. La Corea del Sud propone il suo caccia KF-21 come alternativa agli F-35 di fabbricazione USA (il Canada ha ricevuto 16 degli 88 aerei ordinati). A marzo il Canada ha annunciato una partnership con l'Australia per la costruzione di un sistema radar di allerta precoce, che contribuirà a proteggere l'Artico.

Canada e Stati Uniti hanno e sempre avranno molti interessi in comune, ma l’attuale riconfigurazione dei rapporti bilaterali ricorda che la partnership non può essere data per scontata, se non ci sono legami politici e istituzionali.

 

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