La Russia ha perso la guerra, oppure no?

13/03/2025

Le guerre vengono combattute per uno scopo che corrisponde alle necessità di fondo della nazione. Da leader prudente, Putin voleva mettere la Russia in posizione migliore in caso di attacco da parte della NATO. Aveva bisogno di una zona cuscinetto per impedire un possibile assalto diretto alla Russia. Quella zona cuscinetto era l'Ucraina. La distanza dal confine con l'Ucraina a Mosca, sull'autostrada M3, è di soli 480 chilometri. L'incubo della Russia è ancora sempre che la Germania decida di avanzare a sorpresa verso Mosca con una forza massiccia, per la quale 480 chilometri non sono una grande distanza. Putin voleva ampliare la distanza fra la frontiera russa e la Germania spostando la frontiera in Ucraina, inglobando possibilmente l’intera Ucraina. 

Che la Russia volesse prendere l'intera Ucraina è confermato dalle sue prime incursioni. L'assalto iniziale è stato un attacco simultaneo a quattro punte, una da est, due da nord e una da sud attraverso la Crimea. Le due punte settentrionali erano dirette al centro dell'Ucraina e alla capitale Kiev. Se la Russia avesse voluto soltanto l'Ucraina orientale, avrebbe semplicemente concentrato le forze a est, che avrebbero subito preso l’area ora rivendicata da Mosca come suo obiettivo. L'attacco iniziale voleva chiaramente prendere l'Ucraina nel suo insieme oppure, nel caso peggiore, creare un nuovo confine ucraino a ovest di Kiev. L'avanzata verso Kiev fallì per motivi logistici. Alcuni carri armati ebbero problemi meccanici e rimasero senza carburante, bloccando l’avanzata dell’intera colonna. Con la Russia incapace di prendere la capitale, l'Ucraina tenne duro. L'altra spinta verso sud consisteva di fanterie con il sostegno dell'artiglieria. La guerra urbana è la guerra più sanguinosa che si possa immaginare. I difensori hanno familiarità con la città e possono tendere mille imboscate al nemico. La guerra urbana costò ai Russi molte vite e molto materiale. In più punti del fronte l'esercito russo esaurì l'artiglieria. A questo punto il Wagner Group, organizzazione mercenaria gestita da un caro amico di Putin, attaccò pubblicamente e ferocemente l'inefficienza dell’alto comando russo. Poi organizzò un'insurrezione contro il Cremlino. Putin mantenne il controllo e un aereo che trasportava i leader di Wagner si schiantò poco dopo. Sul fronte orientale la resistenza ucraina bloccò l'avanzata russa e, sebbene i risultati siano stati contrastanti, riuscì a impedire alle truppe russe di irrompere nel resto del paese.  

La strategia della Russia era la classica strategia a doppia tenaglia delle invasioni, ma le spinte centrali e occidentali fallirono e quella orientale in tre anni di combattimenti ha ottenuto soltanto il 20 percento del territorio del paese. La mappa accanto mostra le aree sotto attacco e occupate dalle forze russe entro marzo 2022, a poche settimane dall'invasione: gli attacchi da nord e da sud furono importanti e smentiscono l’affermazione che la Russia fosse interessata soltanto alla parte orientale dell'Ucraina.

La guerra era destinata a creare un cuscinetto contro la NATO, e in questo è fallita. Doveva anche dimostrare che la Russia è ancora una grande potenza. Ma dopo tre anni e quasi un milione di soldati morti, la Russia ha poco più del 20 percento dell'Ucraina. La potenza dell’esercito russo è stata smentita.
La questione ora è se la Russia, dopo un accordo negoziato, potrà lanciare un'altra guerra. In futuro forse, ma occorrerà tempo e non sarà Putin a farlo. Putin è potente, ma non governa la Russia come, ad esempio, faceva Stalin. Stalin governava anche le più piccole case nei più piccoli villaggi, perché usava non soltanto l’esercito ma anche le forze dell’ordine e i membri del Partito Comunista. Il crollo dell'Unione Sovietica significò il crollo del Partito Comunista e della struttura del terrore. Putin dovette trovare una nuova base. Trovò una sola fonte di potere: gli oligarchi. Nel periodo tra Mikhail Gorbachev e Putin, i beni dello stato furono venduti (per lo più svenduti, a dire il vero) a cittadini privati sulla base del loro rapporto con il governo. L'accordo fu semplice: Putin e i suoi subordinati distribuirono vaste industrie, terreni e altri valori ai nuovi oligarchi, che in cambio si impegnarono a sostenere il regime con denaro e deferenza, creando una rete di relazioni politiche ed economiche di enorme influenza. Putin si occupò della politica, gli oligarchi divennero incredibilmente ricchi e per la maggior parte dei Russi la vita migliorò, perché il nuovo accordo pose fine al terrore e creò occupazione. Il disaccordo non era più un reato capitale e i media erano più indipendenti e affidabili. Presto le nuove imprese private entrarono nel mercato globale. Putin fu inizialmente al comando, ma in breve tempo il potere economico fu trasferito agli oligarchi che sottoscrivevano il regime. Dipendevano dall'accesso ai mercati europei, molti vivevano fuori dalla Russia e tutti si aspettavano che Putin facilitasse il commercio. Quando l'invasione iniziale dell'Ucraina fallì, molti mercati chiusero le porte agli oligarchi e gli investimenti occidentali crollarono. Putin ordinò agli oligarchi di tornare in Russia, molti lo fecero. Altri lasciarono la Russia in modo permanente, o finché l'ambiente politico ed economico non fosse cambiato. Tutti volevano che la guerra finisse e che si raggiungesse un accordo molto tempo fa. 
Putin ha il controllo? Che cosa succederà quando la guerra finirà? Putin non può rivoltarsi contro gli oligarchi senza accettare una massiccia crisi economica. Se anche Putin nazionalizzasse le aziende, la produzione ne verrebbe interrotta. Se gettasse gli oligarchi in prigione, il già debole sistema finanziario crollerebbe. Putin potrebbe sopravvivere a una guerra fallita e a una depressione? O è più probabile che un nuovo presidente riapra le rotte commerciali per gli oligarchi? Putin ha deluso gli oligarchi e può accontentarli solo ponendo fine alla guerra e riaprendo il commercio e gli investimenti. Se non lo fa, i fallimenti aziendali aumenteranno e gli oligarchi andranno nei paesi in cui hanno nascosto i soldi.
Putin deve porre fine a questa guerra fallita e il modo migliore per farlo è dichiarare vittoria e tornare a casa. Ma i Russi sanno di aver perso. Donald Trump capisce il gioco e si prenderà ogni briciolo di potere e ogni centesimo possibile dalla debolezza di Putin. Trump conta sul fatto che i problemi interni di Putin maturino e indeboliscano la sua posizione. Sarà la preoccupazione per le evoluzioni interne a plasmare la posizione negoziale di Putin, mentre Trump lo aspetta con un largo sorriso amicale sulle labbra, pronto a strappargli anche i calzoni.
 

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