L’espansione dell’egemonia turca in Africa

17/02/2025

(dati tratti da Geopolitical Future)

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan persegue lo sviluppo del soft power turco in tutte le terre un tempo egemonizzate dall'Impero ottomano, non solo in Medio Oriente ma anche in Africa (vedasi la mappa accanto). È una politica che mette in competizione la Turchia con l’Arabia Saudita, l’Iran e gli Emirati Arabi Uniti, oltre che con la Russia e la Francia.

La più grande base militare estera della Turchia si trova in Somalia, dove le truppe turche sono coinvolte nell'addestramento dell'esercito somalo dal 2010. Nel 2024 i due paesi hanno firmato accordi formali di difesa e per l'esplorazione e sfruttamento di giacimenti di petrolio e gas al largo della costa somala. Le navi militari turche ora pattugliano la zona a caccia di pirati e a protezione dei primi lavori di perforazione. I prodotti turchi inondano Mogadiscio, mercato strategico per l’affaccio sull’Oceano Indiano.

Ankara ha fondato propri centri culturali e islamici e ha fornito aiuti umanitari per 20 anni, ora inizia a raccogliere i frutti, soprattutto là dove le porte sono state chiuse dall’Occidente. Erdogan ha compiuto visite di stato in 31 paesi africani a maggioranza mussulmana da quando è presidente, sviluppando rapporti personali con i politici al potere e giocandosi le credenziali islamiche della Turchia. La Turkish Airlines vola verso più paesi africani di qualsiasi altra compagnia aerea e il governo turco fornisce all’Africa grandi aiuti umanitari e per lo sviluppo di progetti infrastrutturali, educativi ed energetici, oltre a fornire cibo e assistenza sanitaria. La televisione turca è ampiamente seguita in luoghi come l'Etiopia, dove operano centinaia di aziende turche. Le scuole internazionali Maarif sono una fonte particolarmente utile di soft power. Affiliate al Partito per la giustizia e lo sviluppo di Erdogan e con 175 campus in 25 paesi, le scuole promuovono le narrative turche e una visione dell'Islam incentrata sulla Turchia.

Erdogan vede l'Africa anche come un prezioso mercato di esportazione per i beni industriali turchi. Dal 2004 al 2024 il commercio turco con l'Africa è aumentato di quasi dieci volte, passando da un valore di 5,4 miliardi a circa 50 miliardi di dollari, soprattutto in macchinari, prodotti chimici, ricambi auto, acciaio, elettronica, tessili e materie prime. Ankara ha firmato decine di accordi commerciali con vari paesi, inclusi quelli che aderiscono alla Comunità Economica degli stati dell'Africa occidentale e all’Alleanza degli stati del Sahel, che si sono recentemente allontanati dall'Occidente. Erdogan ha ottenuto l’assegnazione a società turche di progetti per un valore di 71,1 miliardi di dollari negli ultimi 10 anni. Sono progetti per costruire strade, aeroporti, ospedali ed infrastrutture statali come l'autostrada Modjo-Hawassa in Etiopia, un aeroporto internazionale vicino a Dakar in Senegal, una ferrovia in Tanzania, centri per congressi ed un nuovo aeroporto nazionale in Niger.

Ankara è anche coinvolta in progetti energetici, principalmente nell’esplorazione ed estrazione di petrolio e gas tramite la Turkish Petroleum Corporation. Oltre agli sviluppi offshore in Somalia, partecipa a progetti in Algeria, Libia, Nigeria e Sudan. Ha anche iniziato i primi progetti di energia rinnovabile.

Importante è il ruolo della Turchia in Africa nel settore della difesa. I droni turchi sono molto ricercati, soprattutto nella zona del Sahel. Ai contratti iniziali con Marocco e Algeria nel 2021 si sono aggiunti quelli con Senegal, Nigeria, Niger, Togo, Ciad, Mali, Burkina Faso, Etiopia, Libia, Egitto, Tunisia e Angola. È importante anche la vendita di armi, aumentata del 29 percento nel 2024. Si tratta di veicoli blindati, armi da fuoco, munizioni, artiglieria e navi militari.

Sul fronte della sicurezza, la Turchia offre programmi che coprono corsi di antiterrorismo, intelligence e peacekeeping, l'istituzione di accademie militari e l'organizzazione di esercitazioni congiunte. Per anni la Turchia ha assistito la Nigeria nella lotta al movimento islamista Boko Haram; ha inoltre fornito oltre 5 milioni di dollari alla Mauritania e ai paesi del Sahel per combattere le insurrezioni islamiche.

Diversi paesi del Sahel hanno cacciato le truppe francesi di stanza ai loro confini, le missioni ONU sono state espulse e gli Stati Uniti hanno mostrato sempre meno interesse per la regione. Nel vuoto di potere che si è formato si è inserita per prima la Russia attraverso il Wagner Group, ma ora sono subentrati contractor militari privati ??turchi, principalmente SADAT, che offre sicurezza in cambio di accesso ai minerali. SADAT è strettamente legato all'Organizzazione nazionale di intelligence della Turchia e allo stesso Erdogan attraverso il suo fondatore Adnan Tanr?verdi.

Anche in Libia la Turchia amplia la propria sfera di influenza. L’intelligence turca e l'esercito turco cooperano strettamente con l'Alleanza degli Stati del Sahel, ora che la Francia non c'è più. L'intelligence turca ha stabilito una stretta collaborazione soprattutto con il Niger, che potrebbe fungere da hub strategico per l’intera regione. Droni e armi turche sono stati forniti ai leader potenzialmente soggetti a sanzioni occidentali, per garantire l'influenza turca e contratti di fornitura a lungo termine.

Il coinvolgimento di Ankara in Africa potrebbe portare a uno scontro con l'Occidente, ma per ora i Turchi si presentano come un'alternativa accettabile alla Cina. Gli Stati Uniti guardano positivamente alla strategia della Turchia: indebolisce la Russia, è in concorrenza con la Cina e con paesi come l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Un nuovo impero turco è lontano, ma per ora la Turchia ha ampio spazio di manovra. La politica turca in Libia, nel Sahel e nel mediterraneo orientale potrebbe entrare in rotta di collisione con gli interessi italiani. L’Italia deve seguire con attenzione lo svilupparsi degli eventi e cercar di sviluppare sinergie con la Turchia. Ma soltanto l’evolvere degli eventi dirà se sarà possibile, o se Italia e Turchia avranno interessi inconciliabilmente contrapposti.

 

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