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La Turchia nelle ultime settimane ha condotto incontri di intelligence, difesa e diplomatici di alto livello con funzionari siriani. Le due parti sono probabilmente troppo distanti per una completa normalizzazione, ma le circostanze spingono la Turchia a cercar di costruire un'intesa turco-russa-siriana per la sicurezza della Siria nord-orientale.
Dall'inizio della guerra civile siriana la Turchia si è fermamente opposta al regime di Assad. Dal 2011 ha interrotto le relazioni diplomatiche con Damasco e ha fornito sostegno all'opposizione siriana e ai ribelli armati nel nord del paese. La Turchia è intervenuta militarmente nel nord della Siria non contro Assad, ma per contenere i gruppi armati curdi – come le Unità di protezione del popolo (YPG) – che sostengono il separatismo curdo in Siria, Iraq e Turchia. Ankara ha anche operato per stabilire un corridoio di pace – o una zona cuscinetto – lungo il confine, attraverso il quale poter rimpatriare i rifugiati siriani.
L’ostacolo maggiore all’intervento turco nel nord della Siria è la presenza degli Stati Uniti nel nord est della Siria, a sostegno delle forze democratiche siriane, incluse quelle curde. Gli interessi contrastanti della Turchia e degli USA nel nord-est della Siria hanno creato attriti anche all’interno della NATO.
Il peggioramento delle condizioni economiche in Turchia alimenta l’insoddisfazione della popolazione e anche dei 4 milioni di rifugiati siriani presenti in territorio turco. Il governo turco avverte sempre più l’urgenza di garantire una zona di rimpatrio dei profughi nel nord della Siria e di contrastare i gruppi armati curdi. Per questo Erdogan ha iniziato a esplorare le possibilità di accordo con il regime di Assad, con la mediazione della Russia. In questa operazione maggioranza e opposizione sono sostanzialmente d’accordo con Erdogan.
Mosca ha ospitato il primo incontro ad alto livello tra funzionari dell'intelligence e della difesa turchi e ha lavorato alla stesura di piani per una "roadmap" turco-siriano-russa nel nord-est della Siria. Secondo indiscrezioni, il piano potrebbe riaprire l'autostrada Aleppo-Latakia, espandere i pattugliamenti congiunti tra le forze militari e gettare le basi per spingere gradualmente le YPG fuori dalla zona cuscinetto prevista dalla Turchia lungo il confine.
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