La Turchia, perno dell’Occidente con il resto del mondo

03/10/2023

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Il grande vantaggio della Turchia sul piano geopolitico è il dominio sul crocevia tra Europa, Asia e Africa e sul passaggio delle navi tra il Mar Nero e il Mediterraneo. Durante il primo anno e mezzo della guerra russo-ucraina queste caratteristiche hanno garantito alla Turchia un ruolo influente. Ankara ha immediatamente bloccato il transito delle navi da guerra nello stretto turco per contenere il conflitto. Ha svolto il ruolo di mediatore tra le parti in guerra e, in seguito, di garante del corridoio del grano del Mar Nero, mediato dalle Nazioni Unite. Ha colto l’opportunità di fungere da punto di transito per il commercio e ha espresso l’ambizione di affermarsi anche come hub di transito del gas naturale.

Ma ora i vantaggi stanno svanendo. Nel breve termine lo spazio per la mediazione si è quasi completamente chiuso, sul lungo termine i vantaggi della Turchia sono messi in discussione dall’emergere di rotte commerciali alternative. Se la neutralità cessasse di essere redditizia, Ankara potrebbe forse essere spinta a cercare stabilità in un più stretto allineamento con gli Stati Uniti.

Il sogno della Turchia di una leadership regionale sarà difficile da realizzare se dovrà combattere contemporaneamente la volatilità dei prezzi dell’energia, un’economia fragile, una società instabile e i pericoli di un crescente conflitto nel Mar Nero.

L’economia turca è gravata da un significativo deficit commerciale e da un’inflazione elevata, che secondo le previsioni della banca centrale finirà il 2023 al 58%. Dopo essersi assicurato un altro mandato di cinque anni a maggio, Erdogan ha riunito una nuova squadra economica incaricata di ridurre i grandi squilibri esterni del paese, ripristinare la disciplina fiscale e abbandonare una politica monetaria non ortodossa. Il nuovo ministro delle Finanze Mehmet Simsek ha aumentato le tasse e lavorato per attrarre investitori e dirigenti stranieri. Il nuovo capo della banca centrale Hafize Gaye Erkan ha intrapreso il pericoloso percorso per liquidare un costoso sistema bancario che protegge i depositi in lire dal deprezzamento dei cambi. Ma la ricetta non ha ancora funzionato: i primi due rialzi dei tassi si sono rivelati troppo deboli e l’inflazione ha ripreso ad accelerare. I prezzi degli immobili hanno continuato a salire e la fiducia dei consumatori è scesa ancora. La lira turca ha accelerato il suo deprezzamento rispetto al dollaro.

Ankara vede anche un’improvvisa diminuzione della sua influenza regionale. Il Bosforo ha cessato di essere l’unico sbocco marittimo per le merci russe. Ad agosto il primo treno-blocco russo di prodotti commerciali è arrivato in Iran attraverso il valico di frontiera con il Turkmenistan di Incheh-Borun, in rotta verso il porto di Bandar Abbas e poi verso l’Arabia Saudita. Il percorso, parte del corridoio internazionale di trasporto nord-sud, consente alla Russia di esportare merci in Arabia Saudita a quasi la metà del costo abituale. Anche le esportazioni di petrolio e prodotti petroliferi russi hanno iniziato a spostarsi dai mari Azov, Caspio e Nero verso i porti del Baltico e dell’Estremo Oriente.

La seconda sfida allo status regionale della Turchia deriva dal mancato rinnovo dell’accordo sul grano del Mar Nero. Nel frattempo, Kiev ha dichiarato che le acque attorno a sei porti russi del Mar Nero fanno parte della zona di guerra. Mosca ha ripetutamente lanciato missili e droni sui porti marittimi dell’Ucraina e sulle infrastrutture portuali sul Danubio. Gli sforzi dell’Ucraina e dell’UE per stabilire rotte alternative per il grano ucraino non potranno che intaccare ulteriormente l’importanza della Turchia nel commercio di grano.

Per accelerare il risanamento dell’economia la Turchia dovrà attrarre investimenti esteri. Ma la cerchia degli investitori pronti a investire i propri soldi in Turchia è limitata. La Russia non è un’opzione a causa delle sanzioni e della volatilità dei flussi commerciali. Simsek, il Ministro delle Finanze, ha detto che la Turchia vuole riavviare i negoziati di adesione all’UE, ma il blocco ha già fin troppi problemi con l’inflazione e un’economia stagnante, e il processo di adesione della Turchia è ormai bloccato da anni

Ankara ha avuto più successo con la sua nuova apertura verso i paesi del Golfo. A luglio Erdogan ha firmato accordi per un valore di 50 miliardi di dollari durante un tour di tre giorni nel Golfo Persico. La Turchia e l’Arabia Saudita hanno un piano per aumentare il commercio bilaterale e hanno firmato un memorandum d’intesa per cooperare nell’estrazione di minerali critici. Quanti di questi accordi si concretizzeranno? La crescente ostilità dei Turchi nei confronti dei migranti arabi potrebbe diventare un problema; il Paese ospita ancora circa 4 milioni di rifugiati siriani e più di mezzo milione di iracheni. Le autorità turche hanno iniziato a rimuovere l'arabo dalle insegne commerciali e il ministro degli Interni ha affermato che tutte le insegne arabe dei negozi saranno sostituite entro la fine dell'anno. L’Egitto, gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita sono diffidenti nei confronti degli interessi economici della Turchia in Sudan e, più in generale, della sua crescente presenza nel Corno d’Africa.

Il paese che forse ha più da offrire sono gli Stati Uniti, che già sono la seconda destinazione delle esportazioni della Turchia dopo la Germania. Gli Stati Uniti sono pronti a investire in un Paese che già ospita basi militari americane critiche e che svolge un ruolo fondamentale per il confronto con la Russia. Inoltre la Turchia ha una forza lavoro istruita e una forte base industriale, ma potrebbe aver bisogno di aiuto per passare al settore manifatturiero di fascia alta (più della metà dei produttori turchi sono impegnati nella produzione a bassa tecnologia), cosa che andrebbe bene anche per gli interessi degli Stati Uniti.

Per ora le relazioni bilaterali sono in pessime condizioni. Ankara ha recentemente accusato Washington di tentar di creare uno stato terroristico curdo ai confini della Turchia, ed Erdogan si è infuriato quando l’ambasciatore americano ha incontrato il suo principale rivale politico, capo della coalizione di opposizione. Ma entrambe le parti sembrano pronte a voltare pagina. Recentemente hanno tenuto le più grandi esercitazioni militari congiunte degli ultimi sette anni, coinvolgendo navi da guerra, F-16 turchi e F-18 statunitensi. Inoltre Selcuk Bayraktar, il maggiore produttore turco di droni, ha visitato la USS Gerald R. Ford nel porto di Antalya, su invito dell’ambasciatore americano.

 

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