Dopo la fine della Guerra fredda la Turchia ha iniziato ad adottare la tradizionale politica delle piccole e medie potenze geograficamente collocate ai margini dei principali blocchi di interesse politico-militare-economico. Si tratta di paesi che non possono quasi mai permettersi di schierarsi in toto con l’uno o con l’altro grande blocco, perché non hanno sufficienti garanzie né dall’uno né dall’altro. Giocano perciò il loro sostegno su tutti i tavoli, condizionandolo a concessioni, aiuti e contratti, e badano a mantenere aperta l’interlocuzione con tutti.
A più di due anni dall’introduzione delle sanzioni, l’Europa continua ad acquistare quantità importanti di gas russo. Nel 2024 il volume delle forniture russe ha già raggiunto i 14,6 miliardi di metri cubi a giugno. Nel solo mese di maggio l’Unione Europea ha aumentato gli acquisti di gas dalla Russia del 39.
L’Europa ha bisogno di energia e la Russia ha bisogno di entrate, perciò nei decenni scorsi è stata costruita una rete di gasdotti che le ha rese partner quasi inseparabili. Dopo l’invasione dell’Ucraina l’Occidente non poteva permettere al Cremlino di continuare a ricevere denaro da usare per scopi militari, quindi il settore energetico è stato il primo a essere colpito.
Lo scorso aprile abbiamo accompagnato a Cipro un gruppo di studenti del Liceo Monti di Chieri e dell’ITC Sommeiller di Torino. Perché proprio questi studenti e perché a Cipro?
Gli studenti avevano partecipato a un bando di concorso su ‘Israele startup nation’ e al termine di un seminario hanno presentato dei bei progetti sull’argomento dato. Con un po’ di crowdfunding, un po’ di contributi delle scuole e un po’ di contributi nostri avremmo dovuto portarli tutti in Israele lo scorso novembre, ma la guerra ce lo ha impedito. Abbiamo atteso qualche mese, nella speranza che la guerra fosse di breve durata, poi abbiamo scelto di portarli a Cipro, perché Cipro appartiene alla stessa regione e presenta molte analogie sia con la storia sia con il territorio di Israele.
Il 27 maggio una guardia di frontiera egiziana è stata colpita mortalmente al valico di Rafah, tra l’Egitto e la Striscia di Gaza, dopo aver aperto il fuoco contro un veicolo blindato che trasportava truppe israeliane. Sebbene il bilancio delle vittime sia esiguo se paragonato alla campagna militare in corso, l’incidente rappresenta forse l’escalation più pericolosa del conflitto, anche se né l’Egitto né Israele hanno interesse a farsi guerra. Non sono in gioco soltanto le relazioni tra Egitto e Israele, ma la stabilità dell’Egitto stesso e, per estensione, la sicurezza della regione.
Nel 2024 gli Stati Uniti aumenteranno il dazio sui veicoli elettrici cinesi dal 27,5% al 102,5%, raddoppieranno il dazio sulle celle solari, portandolo al 50%, triplicheranno il dazio sulle batterie agli ioni di litio per veicoli elettrici portandolo al 25%. I dazi su alcuni prodotti in acciaio e alluminio di origine cinese saliranno al 25%, l’anno prossimo il dazio sui chip per computer raddoppieranno, arrivando al 50%. È un forte aumento rispetto ai dazi introdotti da Donald Trump durante la sua presidenza, a riprova che i capi di governo possono usare retoriche molto diverse per parlare agli elettori, ma nella sostanza perseguono le stesse linee di politica estera e di politica industriale.