L’Armenia si avvicina all’Occidente

22/04/2024

A inizio aprile 2024, dopo un incontro trilaterale tra il primo ministro armeno Nikol Pashinyan, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il segretario di Stato americano Antony Blinken, è stato annunciato che l’Unione europea fornirà all’Armenia 270 milioni di euro in quattro anni, gli Stati Uniti forniranno 65 milioni di dollari nel 2024 come parte di una “nuova e ambiziosa agenda di partenariato” per aiutare a far uscire l’Armenia dall’orbita della Russia e migliorarne la stabilità economica, la sicurezza alimentare, le infrastrutture digitali e le risorse energetiche.

La Russia ha iniziato a ritirare il suo contingente dalla regione del Nagorno-Karabakh, a lungo conteso fra Armenia e Azerbaigian ed ormai conquistato dall’Azerbaigian con l’attacco del settembre 2023. Le ‘forze di pace’ russe non avevano più alcuna funzione dopo la conquista azera, anche se il loro mandato non è scaduto. L’opinione pubblica europea non ha prestato la minima attenzione all’aggressione azera dell’Armenia a settembre del 2023: nessuno ha protestato, quasi nessuno ne ha parlato. Una grande vergogna per i nostri giornali, le nostre Tv, i nostri intellettuali.

Fin dalla sua costituzione (dopo il genocidio armeno compiuto dai Turchi nel 1915) l’Armenia è stata sotto la protezione militare ed economica della Russia, un tempo zarista, poi sovietica, quindi putiniana. A causa della guerra in Ucraina la Russia non ha potuto agire con la solita prontezza e attenzione in altre aree e l’Azerbaigian ne ha approfittato per invadere il Nagorno Karabakh e strapparlo all’Armenia. Non essendo stata protetta dalle truppe russe dall’attacco azero del settembre 2023, ha operato un avvicinamento all’Occidente. Il presidente francese Emmanuel Macron è stato il sostenitore più esplicito dell’Armenia e recentemente ha richiamato il suo ambasciatore in Azerbaigian per consultazioni dopo aver accusato Baku di intraprendere “azioni unilaterali dannose per le relazioni tra i nostri due paesi”.

Turchia ed Armenia non hanno nessun rapporto, la frontiera è sigillata. Ora è sigillata anche la frontiera con l’Azerbaigian, che i Russi riuscivano a tenere aperta presentandosi come protettori sia degli Armeni sia degli Azeri. L’Armenia ha una via di comunicazione aperta soltanto con la Georgia e un valico di montagna aperto in estate con l’Iran. È un piccolo bellissimo antico paese montuoso, privo di risorse, che non può sopravvivere economicamente senza l’aiuto di qualche altra popolazione, dopo il genocidio del 1915. Prima del genocidio gli Armeni vivevano in tutto il nord ovest della Turchia anatolica. Gli Armeni sono antichi cristiani d’epoca bizantina. Gli Azeri sono di ceppo turco, sono islamici e sostenuti dalla Turchia.

Dopo il crollo dell’Impero ottomano, alla fine della Prima guerra mondiale, la Turchia non ha mai cessato di combattere contro le minoranze etniche al proprio interno: non soltanto gli Armeni, ma anche i Curdi. Per questo ha già creato una zona di sicurezza di 30 chilometri (19 miglia) lungo il confine con l’Iraq, per tenere i militanti del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, o PKK, fuori dalla Turchia. IL PKK lotta da decenni per ottenere almeno l’autonomia amministrativa riva per i Curdi in Turchia, come quella che hanno ottenuto in Iraq, nella regione autonoma del Kurdistan. In occasione della prossima visita del presidente turco in Iraq, i due paesi hanno annunciato che firmeranno, per la prima volta, un accordo di cooperazione incentrato sulla lotta al PKK.

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