Breve storia degli Ebrei
Parte I: dalle origini ai tempi di Gesù

13/02/2024

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1 – Dalle origini al 586 a.C.

Etimologicamente ebreo significa ‘colui che va oltre, che attraversa’, dunque nomade. La Bibbia narra la storia degli Ebrei discendenti dal patriarca Abramo e dai figli Isacco e Giacobbe, che migrarono attraverso la mezzaluna fertile e si stabilirono nella regione di Canaan verso il XVIII secolo a.C., praticando una vita semi-nomade, perché continuare ad andare oltre significava entrare nel ricco e potente impero egiziano e venire uccisi, oppure accettare le condizioni imposte per poter rimanere.

I discendenti di Giacobbe costituirono, in modo specifico, il popolo d’Israele, composto da 12 tribù. La prima menzione d'Israele come popolo (al di fuori dalla Bibbia) è stata rinvenuta iscritta sulla Stele egizia di Merenptah, che risale agli anni 1213-1203 a.C. I viaggi nomadi degli Ebrei s'incentrarono intorno ad Hebron nei primi secoli del secondo millennio a.C. La grotta di Macpela a Hebron divenne il loro luogo di sepoltura. Anche gli Arabi si considerano discendenti di Abramo secondo il Corano, ma attraverso un altro figlio, Ismaele. Ancora oggi il controllo di Hebron e delle tombe dei patriarchi, luoghi sacri perché all’origine dei miti di fondazione di entrambi i popoli, è oggetto di scontri feroci fra Israeliani e Palestinesi. Il rifiuto arabo di una possibile sovranità ebraica sull’antica terra di Canaan ebbe proprio la sua prima terribile manifestazione con il massacro dell’intera antica comunità ebraica di Hebron da parte degli Arabi nel 1929. Nel 1994 fu invece l’Ebreo fondamentalista Goldstein ad aprire il fuoco sui fedeli mussulmani riuniti in preghiera a Hebron, uccidendone 29.

Per capire la situazione di Hebron oggi consigliamo vivamente di guardare interamente il reportage de Le Iene del 17 febbrario 2017:

https://www.iene.mediaset.it/video/maisano-come-vivono-insieme-ebrei-e-musulmani_70590.shtml

 

Le 12 tribù dei figli di Giacobbe-Israele lasciarono Canaan durante una grave carestia e si stabilirono a Goscen nel nord dell'Egitto, diventando coltivatori sedentari ma schiavi, finchè riuscirono miracolosamente a emigrare (altri storici dicono che furono cacciati dal Faraone, ma la sostanza non cambia). Gli Ebrei tornarono alla loro patria ancestrale di Canaan. Questo evento, l’Esodo, segna la formazione di Israele come nazione politica, all’incirca nel 1400 a.C. Poiché non ci sono prove archeologiche della schiavitù in Egitto e dell’Esodo, alcuni storici tendono a negare entrambi e pensano che gli Ebrei continuarono a vivere come popolazione semi-nomade nella regione di Canaan. Ciò non toglie che gli Ebrei facciano risalire la loro specifica cultura nazionale ad un atto di ribellione e liberazione, e che questo mito di fondazione abbia alimentato l’anelito all’indipendenza e all’autonomia anche delle nazioni cristiane, che per molti secoli si sono considerate ‘novello Israele’, eredi della storia biblica.

Secondo la Bibbia, dopo la loro emancipazione dalla schiavitù egiziana, il popolo d'Israele vagò e visse nel deserto del Sinai per un arco di 40 anni prima di conquistare Canaan nel 1400 a.C., sotto il comando di Giosuè. Mentre viveva nel deserto, secondo gli scritti biblici, la nazione di Israele ricevette i Comandamenti o Leggi divine sul Monte Sinai, tramite Mosè. Questo segnò l’inizio dell'Ebraismo normativo e del primo monoteismo abramitico (di cui Cristianesimo ed Islam di ritengono oggi legittimi eredi).

La Terra di Canaan (vedasi la mappa a lato) fu organizzata in una confederazione di dodici tribù, governate da una serie di Giudici. Nel 1000 a.C. circa venne istituita la monarchia con re Saul, unico re di Israele. La monarchia continuò sotto re Davide e suo figlio, Salomone. Durante il regno di Davide, la città già esistente di Gerusalemme divenne la capitale nazionale e spirituale di Israele. Salomone costruì il Primo Tempio sul Monte Moriah di Gerusalemme.

La terra di Canaan (grosso modo corrispondente al moderno Israele, ai Territori palestinesi, Giordania e Libano) o di Israele che dir si voglia, che per secoli noi chiamammo semplicemente il Levante, fu sempre, ed ancora è, un luogo di incontro e scontro fra civiltà appartenenti a tre continenti. Le unità statali o amministrative che vi si costituirono furono sempre, e ancora sono, dapprima travagliate e poi travolte dalla necessaria – eppur tragica – scelta di schieramento con l’uno o l’altro dei diversi imperi (formali o informali) che sempre si contendono la regione e che sono portatori di diversi valori socio-culturali, hanno diverse istituzioni politiche. Ha perciò sempre avuto una storia travagliata, che ha sempre travolto e cancellato i piccoli popoli locali.

In questo contesto le 12 tribù finirono con lo staccarsi politicamente: alla morte di Salomone una guerra civile scoppiò tra le tribù del nord e le tribù di Giuda e Beniamino a sud. Nel 933 a.C. la nazione si divise in Regno di Israele a nord, nelle regioni di Samaria, Galilea e parti dell’odierno Libano e dell’odierna Siria, e Regno di Giuda a sud, che mantenne come capitale Gerusalemme. Regno vasto, ricco e popolato, Israele si trovava a cavallo delle principali vie di comunicazioni internazionali ed era dunque più aperto agli influssi culturali e religiosi stranieri.

Tutte le migrazioni e tutte le battaglie che segnarono la vittoria o sconfitta di lungo termine fra diversi imperi e civiltà del Medio Oriente si svolsero in Galilea, nella valle di Jazreel, che collega la costa all’interno, permettendo di raggiungere Damasco (si veda la mappa a lato). A Megiddo, là dove sbocca la valle di Jazreel, si svolsero più battaglie campali, perciò Megiddo (o Armageddon) è divenuto nell’Apocalisse il luogo in cui è prevista la battaglia finale fra le schiere del Bene e quelle del Male. A Hattin, poco più a nord, si svolse la battaglia in cui l’Islam fermò definitivamente l’avanzata crociata nel 1187. Oggi quello è uno dei due percorsi di cui Israele non può perdere il controllo militare (l’altro è quello che da Gerusalemme scende al Mar Morto e poi risale a nord lungo la valle del Giordano), perché altrimenti non sarà più in grado di respingere potenziali invasori. Lungo quei percorsi l’Impero romano pose fortezze contro l’avanzata di assalitori dall’interno dell’Asia. La valle di Jazreel era il crocevia degli antichi sentieri che collegavano tra loro le superpotenze dell’antichità: Mesopotamia a oriente, Egitto a meridione e Anatolia a settentrione. Megiddo vide passare le armate di tutti gli eserciti, dalle truppe romane di Vespasiano (67 d.C.) all’ondata irresistibile degli Arabi (946), dai Bizantini (975) ai crociati (1187), dai mamelucchi (1270) a Napoleone (1799), per finire con gli Inglesi del generale Allenby (1918) e gli Israeliani della base aerea di Ramat David (1973) (cfr. ERIC H. CLINE, Armageddon. La valle di tutte le battaglie, Torino, Bollati Boringhieri, 2016). Duemila anni di passaggi e gli scontri fra imperi hanno totalmente cancellato la sovranità e le culture di tutte le popolazioni locali dell’epoca di Gesù, eccetto quella ebraica.

Data la sua posizione, il regno di Israele fu caratterizzato da una forte instabilità: i 19 re finirono spesso assassinati o deposti con colpi di stato militari. Numerosi furono gli scontri con gli Aramei. Nel 733 gli Assiri attaccarono il regno di Israele, lo distrussero e ne sottomisero la popolazione, deportandone la classe dirigente. I sopravvissuti si assimilarono. Le 10 tribù che ci vivevano scomparvero così dalla storia.

Il piccolo Regno di Giuda, stretto attorno a Gerusalemme e al tempio, in posizione marginale e isolata rispetto alle grandi vie di comunicazione, fu più coeso e durò più a lungo, accettando di diventare vassallo ora dell’impero assiro, ora dell’impero egiziano, pur di non subire assedio, deportazione e distruzione definitiva, come era successo al regno di Israele. I re di Giuda furono tutti della dinastia di Davide.

 

2 - Cattività babilonese (ca 587-518 a.C); dominazioni peraiana ed ellenistica (332-134 a.C.)

Non è che il Regno di Giuda non combattesse guerre: si scontrò ripetutamente ora con gli Egiziani ora con i Babilonesi e fu spesso sconfitto da forze sovrastanti, ma si assoggettò tempestivamente al vincitore del momento a patto di non essere distrutto, per riprendere ad armarsi e tornare a combattere per liberarsi. L’episodio più celebre e più pericoloso fu la sconfitta subita per mano del re assiro Nabuccodonosor nel 587 a.C. La classe dirigente fu deportata da Gerusalemme a Babilonia, il Tempio costruito cinque secoli prima da e Saul sul monte Moriah a Gerusalemme fu devastato. Tredici secoli più tardi il pianto degli esiliati sarà messo in musica da Giuseppe Verdi nel coro ‘va pensiero’ nell’opera ‘Nabucco’. Ma nel 539 a.C. Babilonia fu conquista dai Persiani e il loro imperatore Ciro il Grande permise agli Ebrei di ritornare a Gerusalemme. Una parte ritornò e ricostruì il Tempio. Si sviluppò allora il movimento apocalittico.

Ma la maggioranza restò a Babilonia (che sorgeva a poca distanza dall’odierna Bagdad in Iraq), che divenne il fulcro dell’Ebraismo per più di mille anni, assorbendo dopo qualche secolo anche gran parte della Diaspora ebraica dopo la caduta e distruzione di Gerusalemme per mano dei Romani. Si stima che a Babilonia nel IV secolo dopo Cristo ci fossero circa 2 milioni di Ebrei. Vi fiorirono accademie, chiamate ‘Geoniche’ ciòè splendide, non soltanto a Babilonia ma in altri centri della regione. Da Babilonia la cultura ebraica influenzò anche diverse altre culture dell’Asia centrale (tant’è vero che anche altre popolazioni si convertirono per qualche tempo all’ebraismo, ad esempio i Cazari), e divenne il fondamento di tutta la successiva cultura ebraica. La distruzione finale della millenaria comunità ebraica della regione di Babilonia avvenne nel 1941 con il Farhud, pogrom condotto dai sostenitori dell’alleanza con Hitler contro gli Inglesi durante la Seconda guerra mondiale.

Nel 516 a.C fu terminata la ricostruzione del Tempio di Gerusalemme e ripristinato il Regno di Giuda. L'egemonia nella parte orientale del mondo mediterraneo si stava a quell'epoca spostando verso le civiltà occidentali. Alcuni Cananei erano già diventati Fenici e colonizzavano diverse aree del Mediterraneo meridionale, sviluppandosi fino a creare l'Impero Cartaginese. I Greci nel frattempo stavano cominciando a espandersi verso est.

Alessandro Magno di Macedonia sconfisse i Persiani nel 332 a.C. e si impossessò di un vasto impero, ma ai popoli conquistati lasciò libertà di culto. Alla morte di Alessandro la Giudea passò sotto il dominio dei re Tolomei d'Egitto, fortemente ellenizzati, i quali proseguirono la politica di tolleranza. L’Ebraismo fu grandemente influenzato dalla filosofia ellenistica sviluppatasi a partire dal III secolo a.C., in particolare tra la diaspora ebraica ad Alessandria, che da allora divenne la terza grande sede di studi ebraici dopo Babilonia e Gerusalemme. La millenaria presenza ebraica ad Alessandria di Egitto ebbe fine fra il 1949 e il 1953, quando gli Ebrei egiziani furono oggetto di ripetuti pogrom che li costrinsero a fuggire.

È importante comprendere come l’Ebraismo si stato capace, anche e soprattutto durante le diverse sottomissioni, di penetrare e permanere nella cultura del popolo al quale era assoggettato. Nonostante la presenza di testi rivelati, la cultura ebraica ritiene che la rivelazione sia illimitata e infinita, dunque rifiuta ogni dogmatismo. I testi rivelati debbono essere scavati e interpretati per trovarvi infiniti significati attraverso uno studio costante. I testi rivelati rimangono sempre intatti, mai modificati né tradotti, costituendo il cardine della Legge e della nazione, anche attraverso la diaspora, ma l’interpretazione varia costantemente; l’autonomia di pensiero e l’originalità dell’interpretazione sono considerati apporti preziosi. Si veda La capacità di sopravvivenza del mondo ebraico: https://www.fondazionecdf.it/index.php?module=site&method=article&id=4167

I rapporti tra Ebrei e re ellenistici cominciarono a incrinarsi nel secondo secolo avanti Cristo quando i nuovi re Seleucidi, in difficoltà finanziarie, saccheggiarono ripetutamente il Tempio di Gerusalemme e iniziarono a proibire la circoncisione, il rispetto del sabato e delle altre feste ebraiche. La classe sacerdotale si adeguò alle richieste del potere, temendo un trattamento peggiore in caso di ribellione. Fra la popolazione ebraica sorsero invece movimenti di opposizione: i Chassidim (pii) ed i Farisei. Scoppiarono rivolte, guidate dalla famiglia dei Maccabei, che riuscirono a riconquistare e riconsacrare il Tempio di Gerusalemme nel 164 avanti Cristo (evento ricordato nella festa ebraica di Hanukkah).

La rivolta dei Maccabei portò alla restaurazione di un regno ebraico indipendente in Giudea, sotto la dinastia Asmonea, che durò fino al 63 a.C., quando fu sconfitto da Pompeo e sottomesso all’Impero Romano come stato cliente.

Questa era la situazione ai tempi di Gesù, quando i re d’Egitto, pur sottomessi a Roma, contendevano l’egemonia sul Levante ai Greci, mentre da oriente premevano i Parti (cioè i Persiani). Una situazione poco diversa da quella di oggi, in cui l’egemonia sul Levante è contesa fra Occidente, mondo arabo e Iran. La geografia è sempre la stessa, dunque i nodi geopolitici rimangono sempre gli stessi, anche se cambiano i nomi degli attori.

 

La terra di Canaan che per secoli noi chiamammo semplicemente il Levante, fu sempre, ed ancora è, un luogo di incontro e scontro fra civiltà appartenenti a tre continenti. Le unità statali o amministrative che vi si costituirono furono sempre, e ancora sono, dapprima travagliate e poi travolte dalla necessaria – eppur tragica – scelta di schieramento con l’uno o l’altro dei diversi imperi (formali o informali) che sempre si contendono la regione e che sono portatori di diversi valori socio-culturali, hanno diverse istituzioni politiche. Ha perciò sempre avuto una storia travagliata, che ha sempre travolto e cancellato i piccoli popoli locali

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