La Cina di Xi ricorre ai metodi di Mao

28/02/2024

(sintesi di un saggio di Victoria Herczegh per Geopolitical Futures del 28 febbraio 2024)

Il governo cinese sta tornando alle politiche dell’era maoista per sostenere l’economia e rafforzare il controllo sociale. Lo stato sta riprendendo il controllo del mercato immobiliare e ha chiesto alle grandi aziende statali (che controllano il settore energetico, quello minerario e quello high-tech) di arruolare milizie volontarie, comuni ai tempi di Mao Zedong (la più famosa fu quella delle Guardie Rosse), ma sciolte dopo la sua morte. Entrambe le azioni evidenziano una forte spinta a consolidare il controllo sull’economia e sulla società cinese.

La strategia recentemente annunciata chiede al Partito Comunista Cinese di conquistare il controllo di un terzo del patrimonio immobiliare del paese, tramite l’acquisto di proprietà dalle aziende private attualmente in gravi difficoltà finanziarie, per convertirle in alloggi pubblici o per realizzare progetti di edilizia sovvenzionata per famiglie a basso e medio reddito. L'obiettivo è aumentare la quota di alloggi a prezzi popolari dall’attuale 5% ad almeno il 30% dell’intero patrimonio immobiliare.

La riaffermazione del potere statale sul mercato immobiliare è parte degli sforzi più ampi di Xi per rafforzare il controllo economico centralizzato, frenare il settore privato e incanalare gli investimenti verso le imprese statali in settori chiave come i semiconduttori e le batterie. Per finanziare questi programmi il governo dovrà reindirizzare i fondi da altri settori, il che potrebbe portare a nuovi problemi finanziari, ma il pieno controllo della moneta e dei cambi agevolerà l’attuazione delle nuove politiche.

Inoltre il governo cinese sta spingendo le aziende statali a creare proprie milizie volontarie, note come Dipartimenti delle Forze Armate Popolari, che in epoca maoista erano ovunque. Si tratta di forze composte da civili con posti di lavoro regolari, che hanno lo scopo di fondere la crescita economica con la sicurezza nazionale. Gli ayatollah iraniani ne hanno copiato il modello in Iran, dopo la presa del potere, con le ’Guardie della Rivoluzione’. Le milizie aziendali cinesi di epoca maoista erano in grado di reprimere rapidamente ed efficacemente i disordini sociali, comprese le proteste dei consumatori e gli scioperi dei lavoratori.

Rapporti recenti mostrano che sono già state formate milizie da almeno 16 imprese statali. I dati del China Labour Bulletin, con sede a Hong Kong, indicano che gli scioperi e le manifestazioni nella Cina continentale sono saliti a 1.794 nel 2023, un aumento significativo rispetto alle 830 del 2022. Più della metà di queste proteste ha coinvolto lavoratori migranti e minoranze etniche, i gruppi più vulnerabili in Cina. Oltre 1.000 manifestazioni si sono svolte nelle province occidentali più povere, le aree più soggette al dissenso. La maggior parte delle proteste dello scorso anno hanno riguardato controversie salariali e sicurezza sul lavoro, ma le richieste dei manifestanti sono rimaste in gran parte insoddisfatte.

Xi sembra riporre fiducia esclusivamente in sé stesso e nei principi fondamentali del socialismo cinese stabiliti da Mao Zedong. Spera di integrare gli aspetti positivi del socialismo degli anni ’70 nelle politiche attuali, coniugandole anche con la reviviscenza del culto della personalità per affermare la sua posizione di leader supremo.  Ma alla fine del regno di Mao l’economia cinese era a pezzi. Furono necessarie le “riforme e aperture” di Deng Xiaoping per dare il via al miracolo economico cinese. A che cosa porterà la via intrapresa da Xi, se sarà percorsa fino in fondo e per un tempo prolungato?

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