Buone notizie dall’Uzbekistan, per ora

25/09/2023

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La nazione più popolosa dell’Asia Centrale, l’Uzbekistan, ha intrapreso un percorso di trasformazione politica ed economica. Il presidente Shavkat Mirziyoyev ha vinto un terzo mandato alle elezioni di luglio 2023, dopo che un referendum nazionale ha approvato modifiche incisive a quasi due terzi della costituzione. L’Uzbekistan ha appena celebrato il suo 32esimo anno di indipendenza dopo 115 anni di dominio coloniale russo. Nei primi 25 anni di indipendenza è stato sottoposto a un ordine repressivo autocratico guidato dal suo primo presidente, Islam Karimov, rimasto in carica fino alla morte nel 2016.

La rielezione di Mirziyoyev a luglio era quasi scontata, perché nel paese c’è un ampio sostegno pubblico alle riforme guidate dall’élite e la maggior parte della popolazione è ottimista riguardo al futuro.

Perché Mirziyoyev ha avviato cambiamenti sociali, economici e politici su larga scala? L’autoritarismo di Karimov non era più possibile in una regione in rapido cambiamento: il vicino Kazakistan si stava rapidamente integrando nel mondo e il Kirghizistan era in preda a frequenti rivolte contro il suo autocrate. Con una popolazione numerosa e molte meno risorse rispetto ai kazaki, l’Uzbekistan era più incline ai disordini dei vicini. Ma garantire il cambiamento evitando il collasso del sistema è sempre impresa ardua e pericolosa, soprattutto se il cambiamento si spinge troppo oltre e troppo rapidamente. Il processo di trasformazione di un sistema autocratico in uno democratico avrà sempre difetti. Oggi l’Uzbekistan sta cercando di adattare l’esperienza occidentale alle sue circostanze uniche.

 

Nelle democrazie consolidate le istituzioni contano più delle personalità e hanno orizzonti temporali più lunghi. Ma in un paese giovane come l’Uzbekistan la stabilità è ancora legata alla salute politica dei singoli leader, soprattutto perché la democratizzazione avviene all’interno di un contesto strategico influenzato da forti correnti geopolitiche contrastanti. L’ambiente geopolitico attorno all’Uzbekistan è in continuo cambiamento. Il futuro della Russia a nord è impantanato nell’incertezza, con enormi implicazioni per gli Uzbeki e per tutta la regione. A sud c’è l’Afghanistan governato dai Talebani, il cui islamismo probabilmente influenzerà la maggioranza musulmana dell’Uzbekistan, anche se Mirziyoyev cerca di bilanciare istituzioni laiche con l’aumento della religiosità nella società civile. A est c'è la Cina, che cerca di attirare Tashkent e le altre capitali regionali nella sua orbita geoeconomica e per questo non vorrebbe vedere gli Uzbeki attuare riforme di tipo occidentale. E a ovest c’è la Turchia, il cui governo autocratico sta cercando di trascinare la regione verso l’Unione pan-turca.

Mirziyoyev dovrà affrontare attentamente queste dinamiche mentre guida il paese verso lo sviluppo politico ed economico. Ancora più importante, dovrà gestire le grandi aspettative della popolazione, consapevole del pericolo che le libertà generino richieste di maggiori cambiamenti che potrebbero destabilizzare il paese.

 

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