Il corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC) rimarrà un sogno?

19/09/2023

Viviamo in un’epoca di grandi iniziative per connessioni interregionali. L’iniziativa cinese Belt and Road ne è l’esempio più importante. I tentativi di sviluppare la rotta transcaspica, nota come corridoio centrale, hanno acquisito slancio da quando la Russia ha invaso l’Ucraina. Al vertice del G20 di settembre 2023 Stati Uniti, India, Arabia Saudita e altri partner minori hanno firmato un memorandum d’intesa per creare rotte marittime e ferroviarie che colleghino il subcontinente indiano con l’Europa attraverso il Medio Oriente.

Il corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC) sarà costituito da linee ferroviarie e porti marittimi che collegheranno l’India e l’Europa attraverso gli Emirati Arabi Uniti, l’Arabia Saudita, la Giordania e Israele. Il progetto IMEC dovrebbe includere infrastrutture per la produzione e il trasporto di idrogeno verde e un cavo sottomarino per migliorare le telecomunicazioni e il trasferimento di dati. La dichiarazione più interessante è stata fatta dal vice consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, che ha affermato che non si tratta soltanto di un progetto infrastrutturale, ma fa parte della strategia statunitense per “abbassare la temperatura” in Medio Oriente, che storicamente è stato “esportatore netto di turbolenza e insicurezza”.

L’allineamento degli Stati Uniti con l’India potrebbe portare ad unire Europa, Medio Oriente, Asia meridionale e Asia orientale dall’Atlantico al Pacifico, ricalcando la strategia dell’impero britannico, che vedeva il Medio Oriente come un nodo cruciale tra Europa e India.

Il corridoio previsto dovrebbe aggirare Yemen, Iraq, Siria e Libano, i punti caldi della regione, travagliati da costanti guerre civili, che costituiscono la sfera di influenza dell’Iran. La Turchia, ponte terrestre tra il Medio Oriente e l’Europa, non farebbe parte del corridoio. L’Egitto è l’altro grande escluso, probabilmente a causa dei suoi enormi problemi economici.

La componente principale dell’IMEC è l’Arabia Saudita, che sotto Mohammed bin Salman sta vivendo una rivoluzione sociale ed economica. L’ambiziosa tabella di marcia Vision 2030 del principe ereditario mira a trasformare il paese da un regno religiosamente ultraconservatore fortemente dipendente dalle esportazioni di petrolio greggio in un paese moderno con un’economia diversificata e profondamente integrata con il resto del mondo. L’Arabia Saudita (insieme agli Emirati Arabi Uniti) ha già forti legami geoeconomici con l’India.

Il punto di strozzatura del corridoio IMEC è la Giordania. Confinante con Iraq, Siria e territorio palestinese, il piccolo regno hashemita è in un ambiente strategico altamente instabile. Le infrastrutture della Giordania avranno bisogno di un serio ammodernamento, soprattutto considerando la debole economia del paese, gravata dall’ospitare più di un milione di rifugiati siriani. Ma forse il fattore di maggiore instabilità è la vicinanza della Giordania alla Cisgiordania, dove il crollo dell’Autorità Palestinese ha creato una situazione precaria.

In previsione del progetto IMEC l’amministrazione Biden sta spingendo l’Arabia Saudita e Israele a stabilire legami formali. È nell’interesse dei Sauditi normalizzare le relazioni con gli Israeliani, ma i Sauditi non possono ignorare la questione palestinese. Integrare la Cisgiordania nel progetto permetterebbe ai Sauditi di forgiare relazioni con Israele e nel contempo riuscire a sviluppare il corridoio. Il territorio palestinese si trova tra la capitale giordana Amman e la città portuale israeliana di Haifa, dove inizia il secondo segmento marittimo del corridoio che attraversa il Mediterraneo verso l’Europa orientale. Connettere Amman e Haifa attraverso i territori palestinesi sarebbe un’impresa enorme, che richiederebbe buoni accordi tra israeliani e palestinesi in Cisgiordania.

La destinazione europea più vicina da Israele è la Grecia, poi il gasdotto dovrebbe attraversare i Balcani, altra area di conflitti, per raggiungere il cuore d’Europa. Considerando tutte queste difficoltà, il progetto IMEC farà fatica a decollare, ma è una grande scommessa che l’Occidente potrebbe vincere. 

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