L'amara eredità della colonizzazione francese d'Algeria

21/08/2023

I rapporti franco-algerini non sono mai stati normalizzati. A più di 60 anni dalla fine della guerra d'Algeria, le ferite sono ancora aperte da entrambe le parti. La coscienza collettiva degli Algerini è traumatizzata dalla memoria storica dell'occupazione. Il presidente francese Emmanuel Macron ha irritato l'Algeria due anni fa accusando l’establishment politico-militare algerino di scrivere una storia ufficiale del periodo coloniale basata su falsità e di incitare all'odio verso la Francia. Ma le dichiarazioni scritte di alti ufficiali militari francesi che hanno combattuto in Algeria non gli danno ragione.

Già Napoleone Bonaparte nel 1808 incaricò l'ingegnere Vincent-Yves Boutin di preparare uno studio sulla costa algerina e di elaborare una mappa dettagliata del miglior sito di sbarco per l'esercito francese. Ma non fece in tempo ad attuare i suoi piani di invasione. Fu a seguito di un incidente diplomatico che i Francesi bloccarono il porto di Algeri nel 1927. Nel 1830 re Carlo X ordinò l’invasione e l’occupazione dell'Algeria, che durò ininterrottamente fino al 1962.

Durante la sua colonizzazione d'Algeria la Francia ha cercato di cancellare la cultura del paese e smantellare le istituzioni della sua società. Ha scoraggiato l'uso dell'arabo e ha costretto gli Algerini a usare il francese. Li ha impoveriti impossessandosi di terre coltivabili a favore dei coloni francesi ed estraendo risorse naturali come petrolio e gas. Ha attuato politiche draconiane nei confronti della popolazione indigena. Gli ufficiali francesi spesso davano ai contadini la scelta tra fornire cibo o subire lo sterminio. Puntavano i fucili contro i villaggi mentre gli abitanti del villaggio camminavano verso di loro portando uova, pecore, galline e miele.

Il primo insediamento europeo organizzato dai Francesi risale al 1836; alla fine del XIX secolo c'erano un milione di coloni in Algeria, per lo più Francesi ma anche italiani e spagnoli. La Francia desiderava rafforzare la presenza europea in Algeria e sradicarne l’identità araba e islamica. La Francia ha poi utilizzato l'Algeria come trampolino di lancio per il resto del Nord Africa, il Sahel e i territori atlantici.

Gli Algerini opposero una feroce resistenza, spingendo l'esercito francese a usare un'insolita crudeltà. Nel novembre 1830 la guarnigione francese di Blida, a sud-ovest di Algeri, massacrò la popolazione civile per vendicare un attacco dei ribelli, uccidendo un numero imprecisato di abitanti. Non risparmiarono i bambini, tagliandogli la gola. Le truppe del generale Eugene Cavaignac commisero alcune delle più raccapriccianti atrocità durante il dispiegamento in Algeria negli anni '30 dell'Ottocento. Credeva che l'eccessiva violenza contro gli Algerini fosse inevitabile per civilizzarli.

Nel 1844 i Francesi trasformarono la Moschea Ketchaoua, una delle più famose moschee storiche dell'Algeria, in un'armeria e una residenza per i vescovi. Nel 1845, un comandante dell'esercito francese ordinò di fumigare più di 750 Algerini che cercarono rifugio in una grotta e si rifiutarono di arrendersi, poi li massacrò tutti.

Francois Canrobert, celebrato per il suo spettacolare coraggio come comandante di battaglione di fanteria leggera, scrisse nelle sue memorie come la sua unità bruciò i villaggi della tribù Amazigh Beni Snous dopo averne ucciso brutalmente tutti gli abitanti. I generali dell'Armata d'Africa francese, realisti, repubblicani o bonapartisti, consideravano gloriose le loro gesta di sterminio.

Durante la Seconda guerra mondiale i Francesi promisero agli Algerini l'autogoverno se avessero combattuto al loro fianco. 175000 soldati algerini combatterono con le forze francesi libere, 26000 morirono. Quando la guerra finì, gli Algerini manifestarono pacificamente perché la Francia mantenesse le promesse. Invece i militari e pied-noir francesi uccisero almeno 45000 Algerini nelle manifestazioni di Setif e Guelma l'8 maggio 1945. La Francia rinnegò le sue promesse, aprendo la strada alla guerra d'indipendenza algerina del 1954.

In Vietnam gli Algerini della Legione Straniera parteciparono alla battaglia di Dien Bien Phu e videro una forza militare irregolare del Terzo Mondo sconfiggere il decantato esercito francese. Decisero di ricorrere alle armi per ottenere l'indipendenza dell'Algeria, e lo fecero sei mesi dopo.

Nel 1960 la Francia condusse i suoi primi test nucleari nel sud dell'Algeria.

Il 17 ottobre 1961 la polizia francese commise un massacro per ordine del capo della polizia di Parigi, Maurice Papon, contro gli Algerini che partecipavano a una manifestazione pacifica, uccidendo circa 200 manifestanti. Altri 800 scomparvero e i rapporti affermano che gli agenti di polizia li avevano gettati nelle fogne e nella Senna. Sebbene Charles de Gaulle sapesse che cosa era successo, mantenne al loro posto gli ufficiali responsabili del massacro.

Nel 1870 il decreto Cremieux aveva concesso la cittadinanza francese alla comunità ebraica algerina, negandola ai musulmani. L’esclusione degli Arabi dalla legge sulla naturalizzazione fu un preludio alla legge sui popoli indigeni del 1881, che richiedeva loro di obbedire agli europei e basta. Un elenco di 41 atti punibili includeva l'apertura di una scuola senza permesso, il rifiuto di lavorare nelle fattorie europee, il ritardo nel pagamento delle tasse, l'assemblea di più di cinque persone e il pronunciare frasi antifrancesi. La legge conferiva al governatore generale il potere illimitato di imporre punizioni senza processo nell'interesse della pubblica sicurezza. Lo autorizzava anche ad adottare il principio della responsabilità collettiva in risposta ai reati personali e autorizzava amministratori e sindaci a incarcerare persone e confiscare i loro beni senza una decisione giudiziaria. Charles de Gaulle abrogò finalmente la legge nel 1944, conferendo ai musulmani algerini i diritti francesi.

La Francia non riuscì a cancellare l'identità islamica del popolo algerino nonostante l'intensità dell'attività missionaria e la lotta contro l’uso della lingua araba, spingendo i legislatori francesi esasperati ad accusare gli Algerini di voler vivere ai margini della storia.

Al momento dell’indipendenza il governo francese non si attivò per consentire ai suoi collaboratori algerini, noti come Harkis, di immigrare in Francia, ma gli ufficiali francesi che li comandavano aiutarono circa il 10% di loro a raggiungere la Francia in violazione delle istruzioni ufficiali. In Francia vissero in campi squallidi, con cure mediche insufficienti. I superstiti subirono rappresaglie e diffamazione.

L'attuale presidente dell'Algeria, Abdelmadjid Tebboune, ha detto che qualche buona parola non può cancellare 132 anni di colonizzazione francese. È sorto un movimento che vuole espellere la Francia e la lingua francese dall'Algeria. Il Ministero della Cultura ha chiesto ai suoi dipartimenti e alle istituzioni di tornare all'uso della lingua araba, in conformità con le disposizioni della Costituzione.

Le relazioni tra Algeria e Francia stanno toccando il punto più basso. A giugno Tebboune ha emesso un decreto che impone la piena esecuzione dell'inno nazionale algerino nelle occasioni ufficiali. L'inno contiene le parole: "Oh, Francia, il giorno della resa dei conti sta arrivando, quindi preparati e prendi la nostra risposta". Anche una nuova banconota emessa lo scorso anno e con testo sia in inglese che in arabo ha suscitato indignazione in Francia. L'Algeria ha iniziato a insegnare l'inglese invece del francese a livello di scuola primaria.

Il conflitto è tornato nel contesto di interessi divergenti tra Macron e la nuova Algeria guidata da Tebboune. L'Algeria vuole che la Francia prenda provvedimenti politici e legali per rendere giustizia alla memoria e alla storia. La Francia respinge le richieste algerine, sostenendo che la memoria appartiene agli storici, non alla politica. 

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