Iran
la lotta continua

08/07/2009

8 luglio 2009   Domani, 9 luglio 2009, dovrebbe iniziare uno sciopero generale di tre giorni contro il regime. Il governo ha deciso di chiudere la maggior parte delle fabbriche e degli uffici, evidentemente temendo la prova di forza.   Sabato scorso Ali Khamenei ha chiesto al governo di porre fine alle proteste entro l’11 luglio, e di togliere tutte le antenne satellitari dai tetti e dai balconi delle case (sono milioni...). La repressione  è in corso a pieno ritmo con arresti continui. Ma i chierici della influente scuola di Qom  si sono apertamente  ribellati a Khamenei considerando illegittimi i risultati delle elezioni.  È la prima volta che i chierici si oppongono ufficialmente al Grande Ayatollah. Si tratta di una  frattura profonda ed evidente nella classe dirigente del regime, che non potrà sanarsi.    Corre voce che Khamenei, ammalato di cancro e spesso sotto oppiacei per calmare il dolore, non sia più lucido e che gli ordini al posto suo li dia il figlio: può darsi non sia vero, ma il fatto che Teheran brulichi di queste voci è significativo di per sé della perdita di prestigio del Grande Ayatollah.    La scorsa settimana c'è stato un atto di sabotaggio dell'oleodotto nel Lurestan. Non si sa chi lo abbia compiuto, ma il fatto che i giornali di Teheran  ne abbiano dato notizia è significativo di un indebolimento della capacità di controllo dell’informazione, nonostante l'ordine di repressione del dissenso.    Inoltre i servizi di intelligence (per primi quelli italiani) hanno notato un grande flusso di esportazione di denaro dall'Iran da parte  delle grandi famiglie appartenenti all’elite economica, a malloppi di decine di milioni di dollari per singola operazione.   È un segno evidente di timore che la situazione degeneri.   Laura Camis de Fonseca    

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