Periodo cruciale in Iraq
mentre muore una figura chiave

01/07/2009

01 luglio 2009   Le condizioni del leader iracheno sciita Abdel Aziz al-Hakim sono peggiorate e le autorità statunitensi si stanno preparando per il suo decesso. Al-Hakim, malato di cancro da lungo tempo, è il leader del più grande partito iracheno sciita, il Consiglio Islamico Supremo dell’Iraq (ISCI).   Dal punto di vista iraniano la morte di al-Hakim complicherà la situazione, in quanto con il suo decesso l’Iran rischia di perdere il potere conquistato in Iraq negli ultimi anni. Al momento la Repubblica Islamica deve affrontare la lotta interna di potere innescatasi all’indomani delle elezioni presidenziali – che hanno visto l’affermazione del presidente Mahmoud Ahmadinejad. La perdita di una pedina chiave in un momento di instabilità interna rischia di intaccare la strategia della Repubblica Islamica, specialmente ora che gli Stati Uniti hanno siglato con Baghdad l’accordo sulla sicurezza (SOFA), per cui le truppe statunitensi si stanno ritirando dalle città irachene.   In base ai termini dell’accordo Washington manterrà una presenza consistente di truppe a Baghdad e a Mosul, dove la violenza jihadista non è cessata del tutto. Non è ancora chiaro se la forze di sicurezza irachene saranno in grado di mantenere il controllo della situazione.   Il livello di violenza in Iraq si è stabilizzato negli ultimi mesi, nonostante di tanto in tanto si verifichino ancora attacchi in diverse zone del paese. Negli ultimi giorni ci sono stati due attentati degni di nota, a Kirkuk e a Baghdad, contro obiettivi del movimento sciita radicale di Moqtada al-Sadr.   Per ora il problema più delicato riguarda l’ingresso della milizia tribale sunnita degli Awakening Councils nell’apparato di sicurezza iracheno, a maggioranza sciita. Il primo ministro Nouri al-Maliki, nonostante abbia fatto notevoli passi verso un approccio più secolarizzato alla politica – il che gli ha permesso di guadagnare terreno nelle recenti elezioni provinciali – non vuole che le forze di sicurezza assorbano più del 20% dei sunniti. Il rischio che gli Awakening Councils possano imbracciare nuovamente le armi non è ancora del tutto spento e quindi il governo iracheno non può permettersi di inimicarseli.   Dopo la morte di al-Hakim il suo successore – con ogni probabilità il figlio Ammar al-Hakim – dovrà consolidare la presa sul movimento sciita senza farsi usurpare il posto dai rivali che potrebbero approfittare del vuoto di potere per rubargli la piazza. L’Iran, che finora ha aizzato le fazioni sciite l’una contro l’altra, potrebbe cercare di promuovere la pace in Iraq in modo da porsi in  posizione migliore di fronte agli Stati Uniti all’indomani della crisi post-elettorale.   Anche l’equilibrio di potere fra i Curdi è instabile.   Fra pochi mesi si terranno le elezioni regionali in Kurdistan. Il presidente Jalal Talabani – leader di uno dei due principali partiti al potere in Kurdistan e capace di garantire stabilità politica – ha già annunciato di volersi ritirare dalla politica a causa delle sue condizioni di salute. La situazione rischia quindi di complicarsi ulteriormente.    A cura di Davide Meinero

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