Honduras: braccio di ferro
sulla costituzione

01/07/2009

Il 28 giugno 2009 il presidente dell’Honduras Manuel Zelaya è stato prelevato dal proprio appartamento dalle truppe honduregne ed è stato trasportato in Costa Rica in aereo. In un’intervista rilasciata appena giunto in Costa Rica ha accusato i militari di “rapimento” ed ha invitato i suoi sostenitori a resistere al colpo di stato in maniera pacifica.   Una folla di sostenitori di Zelaya si è radunata di fronte al palazzo presidenziale ed ha incendiato copertoni per protestare contro la mossa dei militari, ma le forze di sicurezza hanno risposto con gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti.   La Corte Suprema dell’Honduras ha rilasciato un breve messaggio in cui ha dichiarato di aver ordinato ai militari di rimuovere dal potere il presidente Zelaya per difendere “il ruolo della legge”. Il congresso honduregno con ogni probabilità affiderà a Roberto Micheletti (attuale presidente del congresso) la carica di presidente ad interim e il prossimo 29 novembre si terranno le elezioni – come fissato in precedenza.     Il 24 giugno scorso il presidente Zelaya aveva obbligato il capo delle forze armate, il generale Romeo Vasquez Velasquez, e il ministro della difesa Edmundo Orellana a dare le dimissioni. A seguito di questo evento numerosi comandanti in diversi reparti dell’esercito avevano rassegnato le dimissioni in segno di solidarietà. Il braccio di ferro fra il Presidente (che gode dell’appoggio delle classi popolari povere),  e l'esercito e la Corte Suprema nasce dalla richiesta di Zelaya - che avrebbe dovuto essere messa ai voti proprio  il 28 giugno in parlamento - di indire un referendum popolare sulla nomina di una nuova assemblea costituente per modificare l’attuale costituzione del paese, che è praticamente impossibile modificare in altro modo.  

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