Operazione Opel
un modello di espansione russa?

05/06/2009

Il 30 maggio 2009 il governo tedesco ha accettato l’offerta russo-canadese per la Opel. L’operazione dovrebbe salvare la casa automobilistica, che fa parte del gruppo General Motors, dalla bancarotta. GM manterrà comunque il 35% delle azioni, la Sberbank (banca di stato russa) avrà il 35%, Magna International (produttrice canadese di componenti per auto) il 20% e gli impiegati della Opel il restante 10%.    Con questo patto i legami fra Berlino e Mosca - già consolidati da tempo a causa della dipendenza della Germania dall’energia e dai metalli russi - si fanno più solidi. Secondo gli accordi una parte della produzione – circa 180.000 veicoli all’anno - sarà spostata in Russia, presso l’azienda automobilistica GAZ di Nizhny Novgorod - appartenente all’oligarca russo Oleg Deripaska – e verrà presumibilmente venduta sul mercato russo.   La banca statale russa ha deciso di investire in quest’operazione per ragioni prettamente politiche. Nei primi quattro mesi del 2009 la produzione industriale russa è crollata  vertiginosamente, il PIL è diminuito del 9,5% e le stime del deficit si aggirano intorno al 10% del PIL. L’investimento in un’industria fallimentare non sembra quindi essere un affare dal punto di vista economico. Ma Mosca ha in mente altro. La crisi finanziaria ha infierito un duro colpo agli oligarchi russi, che sono stati costretti a rivolgersi al Cremlino per saldare i propri debiti. La fortuna di Deripaska si è dileguata velocemente: la sua azienda automobilistica, la GAZ - che dovrebbe svolgere un ruolo importante nella ristrutturazione della Opel - ha accumulato un debito pari a un miliardo di dollari ed ha chiesto aiuto allo stato - che finora le ha concesso un prestito da 129 milioni di dollari. In cambio degli aiuti di stato, Mosca ha deciso di servirsi di Deriparska – industriale dotato di una certa esperienza – per penetrare nel mercato europeo.   Questa prima mossa inaugura un nuovo corso: Mosca potrebbe infatti aver deciso di servirsi dell’esperienza degli oligarchi, la cui sopravvivenza ormai dipende dalla volontà del governo russo, per espandersi economicamente in Europa.

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